Livorno: Beghe (e crisi globale) in porto e bacini

 

La guerra in porto continua, complice la crisi globale, con la sottrazione reciproca di traffici tra le grandi società terminaliste, che si sciolgono e si ricompongono per fare affari, che alla fin fine si riflettono negativamente sui lavoratori, che si trovano in balìa dei cambiamenti societari e sperano che tutto vada loro al meglio,  per potersi ricollocare, spostandosi da una banchina all’altra.

I traffici, nuovi e vecchi, si mantengono e si acquisiscono con una spietata concorrenza e dispendio di energie intellettuali e finanziarie. Ma tant’è ormai sulle banchine dello scalo marittimo livornese da tempo si vivono giornate incandescenti e la programmazione è sempre più difficile. L’importante, con questi chiari di luna, è mantenere traffici e guadagni, senza badar troppo al sottile, perché le parole, come suol dirsi, le porta via il vento.

E a proposito di vento ha cominciato a soffiar forte su capannoni, piazzali, scali, banchine dell’ex cantiere navale ora Azimut Benetti facendo rollar (si fa per dire) i candidi yachts alla fonda, in bella mostra in darsena, in attesa d’esser ritirati dai committenti, e ha preso d’infilata il primo lotto di appartamenti (belli a vedersi e già pronti per la vendita) dell’Immobiliare che li costruisce.

Ma ha investito anche i bacini di carenaggio, quello galleggiante e l’altro in muratura, in disuso da anni e situati sempre nell’area del cantiere. La burrasca recente ha interessato i riparatori navali, che da tempo reclamano il loro utilizzo per potervi lavorare. La tenzone si è fatta acuta perché riguarda il consorzio già esistente e la nuova società creatasi nelle ultime settimane e che finiranno, viste le premesse e la inevitabile concorrenza, per l’esser l’un contro l’altro armati. Ne sono protagonisti, guarda le stranezze del caso, due Pardini.

L’uno è Roberto, che da anni si sta battendo con il consorzio che raggruppa i riparatori da tempo in attività in un settore produttivo importante per Livorno e che più volte si è fatto sentire per la salvaguardia del settore, anche con parole che spesso sono suonate di critica alle orecchie dei personaggi influenti dell’establishment rappresentato dai potentati portuali.

L’altro è Franco Pardini, noto commercialista livornese, presidente dell’Aci di Livorno, nonché presidente della Banca di credito cooperativo della Costa Etrusca, nata da un’idea maturatasi nella convention dell’Aci del dicembre 2002 con tredici pionieri iniziali, costituitasi in comitato promotore il 22 marzo 2004, divenuta il 12 febbraio 2005, davanti al notaio Corrias, nella riunione nella sala mercato di Rosignano Solvay, “Banca di credito cooperativo della Costa Etrusca società cooperativa per azioni a responsabilità limitata”, con Franco Pardini presidente, un capitale sociale iniziale di 5.024.000 euro, ha nominato Diego Rizzato direttore generale, ottenendo l’ok della banca d’Italia a operare nel luglio 2006.

E’ lo stesso Franco Pardini che sta creando la nuova società per azioni, Gestione Bacini spa, ha già raccolto l’adesione di una trentina di imprenditori e riparatori navali, che hanno già versato 25mila euro ciascuno, la cui concessione all’Azimut Benetti sta per scadere. Grande interesse per l’intera operazione appena iniziata su cui si accentrano già notevoli appetiti. Anche perché la nuova costituenda società ha ottenuto l’ok delle istituzioni che più contano, avrebbe il sostegno bancario e ogni iniziativa imprenditoriale di questi tempi è sempre benvenuta.

Tra i due Pardini, se non interverranno fatti nuovi, si arriverà presumibilmente alle scintille. Franco Pardini infatti ha detto che la società, con preciso piano d’impresa, intende gestire le riparazioni navali anche in area diversa dall’attuale zona della Porta a Mare, è cosa diversa dal consorzio già esistente, che il suo è stato un lavoro di coordinamento tra operatori, che ha voluto concretizzare l’idea di un “mago” del settore, Nelli, profondo conoscitore del mercato, che tira ancora. Nel 2009, si sussurra sulle banchine, due tentativi per creare una cordata, da far concorrenza a Roberto Pardini erano andati a vuoto. Il commercialista- banchiere si è affrettato a riconoscere a Roberto Piccini, presidente dell’Autorità Portuale, il merito sulla validità del progetto. La tenzone pertanto sarà tutta da seguire, come un romanzo d’appendice.

Intanto i venti di guerra continuano a soffiare sulle banchine. Nieddu trasferisce le sue attività di Armamento Sardo, Logistica e Sarda Trasporti da Livorno alla più economica Marina di Carrara, trasferendovi i cinquanta dipendenti livornesi. Crea diminuzione di traffici al terminal Ltm, partecipato dalla Compagnia Portuali, che da parte sua annuncia una ventina di esuberi.

massimo masiero per costaovest 

Livorno: Beghe (e crisi globale) in porto e baciniultima modifica: 2009-09-30T16:56:45+02:00da minobezzi1
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