Siena: Il pianoforte del Conte

Tanti anni fa – erano gli Ottanta – qualcuno si chiese all’improvviso quale fine avessero fatto le maestose porte di Camollia, assenti da tempo dalla loro collocazione originale. Si disse genericamente che erano in restauro, ma la risposta imbarazzata fece subito capire che sotto sotto covava qualcosa di strano.
Un giornale locale sollevò l’insinuazione che le storiche porte fossero andate distrutte. E, potere della stampa, qualche settimana più tardi un falegname di Chiusdino telefonò in redazione per rivelare che quei battenti erano stati bruciati perché troppo vecchi e malconci. A testimonianza mostrò una fotografia dell’antico portale finito fra gli scarti del suo magazzino. Un errore? Una decisione superficiale? Se ne dissero e scrissero di tutti i colori, ma quelle porte finite in cenere non ci sono più. Passano gli anni e la storia si ripete, a quanto pare. Stavolta però il fine può essere più lieto.
Veniamo a conoscenza solo in questi giorni che lo storico pianoforte del conte Guido Chigi Saracini, la prima gran coda acquistata dal nobiluomo negli anni Venti e destinata per decenni ai concerti, è stato venduto una decina di anni fa dall’Accademia Chigiana come vecchio strumento, neanche come pezzo di antiquariato, proprio come strumento dismesso.
Insomma, lo storico gran coda del conte ha subito lo stesso trattamento di quegli strumenti, ben più anonimi, che periodicamente vengono sostituiti all’interno dell’Accademia. Qualcuno sosterrà che d’altra parte non era ormai più funzionale e dunque inutile. Ma quello era il pianoforte del conte, mitico strumento che ha accompagnato la storia della Chigiana, al servizio di migliaia di concerti mitici. Ha entusiasmato le folle, acceso la passione che Guido Chigi ci ha tramandato e lasciato in eredità con slancio e magnanimità. Forse il vecchio gran coda non meritava questo trattamento, bensì di finire nel museo di quei pezzi storici conservati all’interno di palazzo Chigi Saracini. Se non altro perché grondante di storia e di talento. Per quante spiegazioni logiche si possano trovare, prima fra tutte l’organizzazione logistica di una istituzione, la sbrigativa dismissione del vecchio pianoforte a coda suona come affrettata e poco saggia.
Basti pensare che sulla sua tastiera hanno posato i loro polpastrelli pianisti di fama mondiale, geni della musica classica, nomi altisonanti che hanno lasciato la loro impronta su quei tasti bianchi e neri. Per fortuna non tutto il male vien per nuocere. Infatti esiste un senese, dalla spiccata sensibilità musicale, che ha raccolto questo reperto e si è riproposto di custodirlo con amore. Si tratta di Giangastone Checcacci, a Siena da tutti conosciuto non solo per il suo negozio di strumenti musicali ma come unico accordatore di pianoforte. E’ stato lui ad acquistare questo vecchio pezzo grondante di fascino e di passione una decina di anni fa quando, già allontanato dal salone dei concerti, era stato massacrato dagli studenti dei corsi in una delle aule dell’Accademia.
“Accordo pianoforti della Chigiana dagli anni Cinquanta – racconta – quando ancora ragazzo, ero allievo del Ciaccherini, grande accordatore fiorentino. Frequentavo quelle sale e ne ero affascinato. Ma soprattutto sono rimasto sempre affezionato a questo gran coda che ho accordato, riparato, amorevolmente curato, per tanti tanti anni. Su questa tastiera ci suonava il conte, pensi un po’”. “Così – prosegue – quando l’Accademia ha deciso di vendere il piano io, che gli attribuivo un grande valore, ho fatto di tutto per acquistarlo e custodirlo nel mio negozio. Ho impiegato diversi anni per accordarlo e ripararlo con tutti i pezzi originali.
Ora lo strumento è perfetto, è rinato, ed è in grado di suonare. L’ho messo in mostra corredato dei biglietti che ricordano tutti i grandi pianisti che lo hanno suonato. Un vero motivo di vanto per me. In tanti mi hanno chiesto se avevo intenzione di vendere questo pezzo, ma non lo venderò mai. Anzi ho intenzione di valorizzarlo con dei concerti e magari proprio dei maestri chigiani. Loro hanno pieno diritto di tornare a suonarlo. Ho intenzione di scrivere anche un libro su questo pianoforte e comunque di valorizzare la sua storia”. Dunque, Checcacci ha salvato il pianoforte del conte. Il suo amore per questo strumento ha fatto sì che un pezzo tanto raro non finisse in chissà quale angolo del mondo oppure, peggio ancora, in un rogo, come le porte di Camollia.
Non tutto è perduto. Il piano se non altro può tornare a palazzo Chigi, in quello stesso salone dei concerti che lo ha ospitato per tanto tempo. La sua storia e la sua fama restano intatte, non sono state compromesse grazie a Giangastone Checcacci che ha saputo salvare ciò che altri avrebbero sbrigativamente buttato al macero. Chiediamo all’accordatore se a suo giudizio questo strumento non fosse stato degno di una migliore conservazione piuttosto della dismissione. “Mah, sa – risponde – esiste un meccanismo per cui tanti strumenti, che non hanno certo il valore di questo pianoforte vengono dismessi, venduti e cambiati con pezzi nuovi. E questo piano ha subito lo stesso trattamento sottovalutando il grande fascino che lo avvolge per il suo glorioso passato”. Certo, tutto ha una fine

Sonia Maggi per corrieredisiena 

Siena: Il pianoforte del Conteultima modifica: 2009-12-31T11:46:21+01:00da minobezzi1
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