Ricordi, intuizioni, inaspettate associazioni popolano l’universo creativo di Novello Finotti, l’artista veronese che, da anni, vive e lavora tra Sommacampagna e Pietrasanta. Ogni sua scultura è un complesso incontro di sogno e realtà, un gioco di specchi, circolare, senza uscita. Una concatenazione di visioni che si sviluppa in questa occasione su un elemento comune: il colore nero della materia che subito rimanda alle misteriose profondità dell’inconscio. Da sabato 26 giugno (inaugurazione alle 19) al 1 agosto, l’artista presenta, nello spazio espositivo della Galleria d’arte Barbara Paci, in piazza del Centauro, una significativa retrospettiva dal titolo “Profondità e proiezioni del nero”.
Dieci opere, sculture e bassorilievi, che ne ripercorrono il cammino artistico, dagli anni Settantaad oggi. Epoche diverse per diverse stagioni creative legate dalla scelta del colore: il nero. Che sia ebano, basalto, granito, marmo nero del Belgio o bronzo patinato, è dall’assenza di luce che Finotti dà voce alla sua interiorità, traendola fuori dalla materia, dopo un lungo scavo. Una ricerca di assoluto. Qualsiasi cifra cromatica sarebbe fuorviante, un’insensata intrusione, laddove l’opera è già di per sé un racconto pieno di particolari, di curiosità, di richiami.
“Finotti, come un magico funambolo senza rete – scrive Antonio Paolucci nel saggio critico in catalogo – cammina sugli abissi. Vede il Sogno e il Mito, contempla con classico distacco gli orrori e gli splendori dell’umana condizione”.
Ogni volta è una sfida, quasi un corpo a corpo per esprimere quanto di più duttile, fluido e mutevole possa esserci nella materia.
Finotti, già presente alla Biennale di Venezia nel 1966 e di nuovo nel 1984 con una personale, ha esposto dagli Stati Uniti al Giappone. Sue opere fanno parte di prestigiose collezioni, pubbliche e private, italiane ed estere.
loschermo