……..e ri-Livorno: Il Rigassificatore delle polemiche (e delle paure)

 Eleonora Santucci per greenreport

 Sarà modificato il tracciato del metanodotto connesso al terminale di rigassificazione Olt offshore localizzato a largo della costa livornese e il progetto di modifica non sarà sottoposto a Valutazione ambientale strategica (Via), ma a condizione del rispetto di determinate prescrizioni. Questo perché, secondo la commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale “le modifiche non sono sostanziali”, anzi “sono sostanzialmente migliorative (in termini ambientali, ndr) e in grado di minimizzare gli impatti e le interferenze con l’ambiente”. E comunque rimangono”in linea con le prescrizioni impartite” dal precedente decreto Via ottenuto dall’Olt.

Quindi la società Olt Offshore Lng Toscana Spa (che ha presentato l’istanza di verifica di assoggettabilità a Via poi pubblicata sulla Gazzetta ufficiale italiana il 28/5/09) dovrà rispettare le condizioni espresse nel provvedimento direttoriale (ossia il documento tramite il quale viene esclusa la procedura).

Condizioni che riguardano – oltre il rispetto di tutte le condizioni impartite con il decreto Via del 2004 – anche i rumori, i materiali di risulta e le acque.

Dunque nei cantieri a terra dovranno essere utilizzate le barriere anti rumore e il materiale di risulta dello scavo della sezione di tunnel sottostante il Sin (Sito di interesse nazionale) – e dei 100 m precedenti lato Scolmatore – dovrà essere gestito e stoccato separatamente da quello della restante sezione esterna del Sin.

Molto probabilmente in visione di un eventuale (e auspicabile) riutilizzo delle terre e rocce da scavo non contaminate e per evitare l’eventuale applicazione della disciplina sui rifiuti. Infatti – secondo le ultime modifiche in materia nello specifico apportate dalla legge (2/09) di conversione del Dl sulle “Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale” – se le terre e rocce da scavo non sono contaminate e sono riutilizzate in situ non sono rifiuti. Anzi sono esplicitamente escluse dalla disciplina.

La legge 2/09 Esclude dal campo di applicazione della disciplina “il suolo non contaminato e altro materiale allo stato naturale escavato nel corso dell’attività di costruzione, ove sia certo che il materiale sarà utilizzato a fini di costruzione allo stato naturale nello stesso sito in cui è stato scavato” (e quindi aggiunge un nuovo punto all’articolo 185 “Limiti al campo di applicazione” del Dlgs 152/06).

Comunque ritornando alle prescrizioni, si prevede che gli agglomerati leggeri che potranno essere impiegati per il riempimento della condotta dovranno essere costituiti da “materiali naturali”.

Inoltre, al fine di minimizzare l’impatto sulla falda acquifera dolce, generato dall’allagamento con acqua di mare del micro tunnel e dell’area di scavo a terra per l’approdo della condotta, dovrà essere impermeabilizzato anche l’area di scavo a terra e la connessione fra questa e il micro tunnel.

E proprio per evitare eventuali impatti sulla falda acquifera, prima dell’inizio dei lavori dovranno essere realizzati, in accordo con Arpat, almeno quattro “piezometri di monitoraggio” dei livelli e della qualità delle acque. E comunque i campionamenti dovranno continuare: non solo durante i lavori, ma anche per almeno i due anni successivi alla messa in esercizio dell’impianto.

 

……..e ri-Livorno: Il Rigassificatore delle polemiche (e delle paure)ultima modifica: 2009-10-01T12:47:00+02:00da minobezzi1
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