Pisa: Il Galileo di Liliana Cavani

 

Il “Galileo” di Liliana Cavani compie 41 anni. Certo non li dimostra, soprattutto adesso che il restauro gli ha ridato quel nitore dell’origine, esaltando la semplicità della posa pittorica, congiunta all’estrema sintesi del gesto, e allo studio della luce, che sviluppa un processo quasi cavaraggesco, di scoperta e “rivelazione”.

Era ed è un Galileo che conduceva su di sé i rigori di un’Est Europa ancora vivo e profondamente segnato. Girato quasi interamente in Bulgaria, e con molti attori bulgari (una delle eccezioni importanti è rappresentata proprio dal personaggio di Galileo interpretato dal sudafricano Cyril Cusack, ovvero il Katzmann del “Sacco e Vanzetti” di Giuliano Montaldo), riusciva a riflettere la spartana ed essenziale maniera di molta cinematografia d’ispirazione non hollywoodiana.

Sono molte le eccezioni rappresentate dal film della Cavani sulla vita, e sulla abiura, di Galielo Galilei. E’ l’unico film biografico italiano dedicato alla vita dello scienziato, a lungo vietato ai minori di 18 anni, probabilmente per il suo impianto così fittamente anticlericale. E’ uno dei pochi film con un evidente interesse storico (e anche con molte rigidità dididattiche) che non è mai stato trasmesso in televisione, e forse l’unico film scritto da Tullio Pinelli (in collaborazione con la regista) a non contattare da subito il grandissimo pubblico. Presentato alla Mostra del cinema di Venezia nel 1968, non fu accolto con l’attenzione che meritava, pur suscitando per la sua unicità più di una curiosità critica.

Film di eccezioni, ma anche di grande impatto ideologico, fermo e sicuro nella stesura del suo teorema. Atto di accusa contro l’essenza coercitiva del potere che, nell’espressione di questa istanza, è carico di una sua contemporaneità, proprio in questo inizio millennio che vede le problematiche scientifiche profondamente connesse ai fattori sociali e, quindi, a quelli politici. Il Galileo della Cavani è, dunque, ancora l’emblema del “grande scontro tra la libertà della ricerca scientifica ed il diktat imposto dalla Chiesa”.

L’attualizzazione della parabola galileiana è la cifra che ne sorregge la narrazione. Parabola imperniata interamente sul conflitto, sulla dialettica irrisolta tra lo scienziato e l’autorità, secondo un parametro di costruzione della storia dedotto dal “prodromo” rappresentato da Brecht (un modello evidente per la Cavani); poi, tra il credente Galileo e i rappresentanti della Chiesa cattolica; infine, tra l’universo complesso della Curia, fatta di interlocuzioni e di derive autoritarie autorizzate dalla parabola conciliare, e la Chiesa Conciliare stessa, intesa come organismo istituzionale, macchina autonoma che tutto ingloba e di sé tutto investe, anche il progresso scientifico e i suoi fautori.

Sono nodi che il presente ancora non ha sciolto e che per questo si impongono ancora come attuali. Dietro il personaggio di Galileo e le sue caratteristiche peculiari si cela il dramma che è ed è stato di molti: essere solo “in anticipo sui tempi”, oppure contraddire con la diversità del proprio pensiero, della propria indagine intellettuale, la gabbia di conoscenza imposta dal potere?

Oggi, 7 ottobre, Liliana Cavani presenta in città il suo “Galileo”, nella sua versione restaurata e presentata in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia. Presso il cinema Arsenale, a introdurre l’appuntamento saranno insieme all’Assessora alla Cultura dott.ssa Silvia Panichi, Alfonso Maurizio Iacono (Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia) e Pier Marco De Santi (CMT, Università di Pisa). L’iniziativa fa parte della rassegna cinematografica che accompagna le celebrazioni dell’anno galileiano, ed è organizzata in collaborazione con il Comune di Pisa e l’Università degli Studi di Pisa.

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Pisa: Il Galileo di Liliana Cavaniultima modifica: 2009-10-07T13:02:51+02:00da minobezzi1
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