………e ancora Firenze: Mario Luzi

 

Nino A. Petreni di Toscanaoggi ha scritto questo breve saggio:

Il 28 febbraio ricorre il quinto anniversario della morte di Mario Luzi (nella foto), il grande poeta e senatore a vita, che ha cantato con tanto amore Firenze e l’intera Toscana: Siena, Pienza in particolare, ma anche tante altre città e paesi.

Mario Luzi, nato a Castello il 20 ottobre 1914, nel corso della sua lunga vita, ha sempre avuto un vigilante ed appassionato sguardo su Firenze, la sua città, che seguiva non tanto sotto l’aspetto puramente paesistico, quanto per  il suo insieme e la sua comunità: Civitas più che Urbs.

La città, scriveva Luzi, è un corpo percorso da diverse pulsioni dell’agire umano e storico, ma è anche realtà illuminata dalla natura.

Su Firenze e sulla «Fiorentinità» Luzi ha sempre scritto sia in versi che in prose con un amore ed un sentimento che lo portavano a cogliere con intelligenza gli aspetti più caratteristici:

 – La pietra – la presenza della pietra a Firenze è trionfale.
 – L’acqua – L’acqua piovana illumina la pietra serena. L’acqua ingentilisce o dilava la città, la esalta nella sua vivezza cangiante o l’annulla, la spoglia della sua storia.
 – La luce – La luce di Firenze più che il sole la da il discrimine tra il sole e l’ombra straordinariamente rilucente. Effetto o causa, questo del genio geometrico fiorentino?
 – Il genio fiorentino – Che cosa c’è di più grande e di più fiorentino di certi prodigi puntigliosamente perseguiti da una logica che trascende se stessa, allucinata da un’interna visione? Voglio dire la Commedia, la Cupola, lo Stato del Machiavelli.

Ma erano gli avvenimenti storici, anche tragici, che la città ha vissuto e subito nel corso degli anni a suscitare nel poeta allarme e denuncia.

Ecco quindi Mario Luzi che nel 1942, durante la seconda guerra mondiale, fortemente preoccupato per la grande ferita inferta a Firenze, contemplando la sua città nobile e sofferente dall’alto della Consuma, scrive parole accorate con la poesia «In memoria di Firenze»:

E quando resistono
sulla conca bruna
le tue eccelse pareti sofferenti
nella luce del fiume
tra i monti della Consuma,
più distinto era il soffio della vita
intanto che fuggiva….

E quando nel 1966 l’acqua ed il fango del diluvio, rovesciano sulla città, una pellicola di morte e distruzione,  Luzi di fronte al rischio di vederla cancellata dalla furia dell’inondazione, con speranza scrive la lirica «Nel corpo oscuro della metamorfosi»:

«Prega», dice, «per la città sommersa»
venendomi incontro dal passato
o dal futuro un’anima nascosta
dietro un lume di pila che mi cerca
nel liquame della strada deserta…

«Non c’è morte che non sia anche nascita
soltanto per questo pregherò»
lo dico sciaguattando ferito nella melma
mentre il suo lume lampeggia e si eclissa in un vicolo.
Passano gli anni e sempre Luzi continua ad osservare e vigilare sulla città.

La notte del 27 maggio del 1993, un potentissimo ordigno, lasciato da mano mafiosa, sconvolge il cuore della Firenze medioevale. L’antica sede dell’Accademia dei Georgofili, subito a ridosso della Galleria degli Uffizi, viene squassata dalla violentissima esplosione che uccide l’intera famiglia del custode e uno studente universitario. Firenze toccata mortalmente nella sua fragilità ed eccellenza, torna ad essere ferita e bagnata di sangue. I monaci di San Miniato al Monte chiedono a Mario Luzi di unire alla preghiera, la sua voce poetica, per intonare sulla città intera, una sofferta speranzosa salmodia, capace di annodare, una celeste invocazione:

Sia detto per te, Firenze,
questa nuda implorazione
si levi sui tuoi morti,
sulle tue molte macerie,
sui tuoi molti
visibili e invisibili tesori
lesi nella materia…   

E pochi giorni dopo il vile attentato la lirica fu letta per la prima volta nel corso di una veglia di preghiera celebrata nella basilica di San Miniato «vera porta di speranza». Poesia e preghiera sommamente unite attraverso i tre grandi portali spalancati della basilica, interpretando il cuore ferito della Civitas, invocavano il cielo con la parola «pace», che per tre volte chiude la lirica luziana.

Qualche tempo dopo, esattamente nel 1996 in occasione del settimo centenario della fondazione della cattedrale di Santa Maria del Fiore, e nell’imminenza del Giubileo, Luzi compone l’opera «Fiore nostro fiorisci ancora» che viene rappresentata nella stessa cattedrale con la regia di Giancarlo Cauteruccio. Un vero memorabile evento artistico e religioso. Il testo verrà ripreso ed ampliato successivamente e pubblicato con il titolo definitivo di «Opus Florentinum». Luzi partendo dal dialogo tra due operai del cantiere sotto la cupola del Brunelleschi «Parlata operaia», arriva a dare voce alla stessa cattedrale, «la madre di tutte le chiese fiorentine, la sede eletta dell’anima e della coscienza della irrequieta città, nonché della confusa umanità che cerca la sua vita»:

…Io chiesa madre di tutte le altre
li guardo entrare e uscire dalle mie porte i figli dei figli
di coloro che mi fecero visite e preghiere,
padri di altri che saranno nei secoli, lo spero,
i miei fedeli: vorrei che gli ultimi fossero dell’anima i più esperti…

…Abbiamo noi, chiesa cristiana,
nei secoli, negli sconvolgimenti
custodito il Verbo, trasmesso
integro il Vangelo,…

Parole di alta ed ispirata poesia, del tutto degne di Firenze e della sua inimitabile storia. Ma sarebbe certamente riduttivo parlare solo della «fiorentinità» e della «toscanità» di Mario Luzi. Nei settanta anni della sua produzione poetica, Luzi, ha guardato il mondo intero, ha scritto poesie indimenticabili sulla donna, sulla lingua italiana, sulla nostra bandiera; ha scritto contro la pena di morte, ha scritto sulle vicende tragiche della nostra Repubblica (la morte di Aldo Moro, Muore ignominiosamente la repubblica), ha scritto sul conflitto in Medio Oriente, sulle Torri gemelle, ha lanciato appelli contro la guerre, contro tutte le guerre, ha parlato della Fede, ha parlato come pochi altri dei sentimenti umani. Per questo ci sentiamo di rivolgere alle istituzioni: fiorentine, regionali, nazionali, alle scuole di ogni ordine e grado, un invito a ricordare, celebrare questo nostro grande poeta, questo uomo dai grandi principi civili. È notizia di questi ultimi giorni che la sua opera, tradotta in molti paesi sta per essere tradotta anche in Giappone, e a Mendrisio in Svizzera a cura del bibliofilo Paolo Andrea Mettel, è stata fondata l’Associazione Mario Luzi – poesia del mondo.

A San Miniato le principali celebrazioni

Mumerose le iniziative in Toscana per ricordare Mario Luzi a cinque anni dalla morte avvenuta il 28 febbraio 2005.

Si parte sabato 27 da San Miniato, di cui il poeta fiorentino era cittadino onorario. Sarà il Comune della città in provincia di Pisa a rendere un primo omaggio con una iniziativa nella nella Sala del Consiglio Comunale, a partire dalle 10, che evidenzierà il legame, culturale e umano di Luzi con San Miniato. Chiara Rossi, Vicesindaco e Assessore alla cultura, parlerà del rapporto duraturo e speciale con le sue istituzioni e direttamente con alcuni dei suoi cittadini a partire dal 1941 quando Luzi ottenne l’incarico di insegnare latino all’Istituto magistrale di San Miniato, dove ebbe una ventina di allievi tra cui Mario Caponi, fino all’incontro con Dilvo Lotti e don Luciano Marrucci, allora direttore dell’Istituto Dramma Popolare. Proprio da quell’incontro scaturì nel luglio del 1979 la messa in scena del testo teatrale «Ipazia – il Messaggero» con la regia di Orazio Costa.

Nel 1994 l’Amministrazione comunale decise di concedergli la cittadinanza onoraria.

Dagli anni ’90 in poi Luzi intrattenne un dialogo interessante con un artista sanminiatese, Luca Macchi, di cui commentò e illustrò, a più riprese, l’opera pittorica con interventi su piccoli cataloghi e inserimenti di sue poesie, rinnovando un antico sodalizio.

Il programma di sabato prevede una riflessione sulla figura di Luzi grazie alla presenza di giornalisti, poeti, amministratori pubblici ed insegnanti. Seguirà anche la lettura della conversazione tra Mario Luzi e don Divo Barsotti (originario di Palaia in diocesi di San Miniato), realizzata dal direttore di Toscana Oggi, Andrea Fagioli, nel 2004. Le letture saranno effettuate da attori dell’Associazione culturale Capannese. Concluderanno testimonianze e ricordi. Tra gli altri saranno presenti Silvia Pagnin Assessore alla Cultura della Provincia di Pisa, il poeta Valerio Vallini, lo scrittore e giornalista Riccardo Cardellicchio. L’iniziativa si avvale della collaborazione dell’Associazione Fiera del Libro Toscano, del nostro settimanale e dell’Associazione Culturale Capannese.

Sempre sabato 27 è prevista a Firenze, dalle 20,30 alla Biblioteca delle Oblate, una serata con letture di testi di Luzi. Mentre il giorno successivo il Comune di Firenze e la Regione Toscana renderanno omaggio, alle 11,30, alla tomba del poeta a Castello. A mezzogiorno, sempre a Firenze e sempre domenica 28, sarà celebrata una Messa di suffragio nella Basilica di San Miniato.

La domenica successiva, il 7 marzo, sarà ancora la città di San Miniato ad ospitare in Palazzo Migliorati un’iniziativa a cura dell’Accademia degli Euteleti, di cui Luzi era socio onorario, in collaborazione con il Centro studi «La barca» di Pienza. Sono previsti i saluti di Saverio Mecca, presidente dell’Accademia degli Euteleti, Chiara Rossi e Beatrice Andrei, assessori alla cultura rispettivamente di San Miniato e di Pienza. Nell’occasione sarà presentato il volume di poesie, uscito postumo, «Lasciani, non trattenermi», con gli interventi di Marco Marchi dell’Università di Firenze, di Alfiero Petreni (Centro studi «La barca»), di Paolo Andrea Mettel (presidente Associazione Mendrisio Mario Luzi Poesia nel mondo) e Luca Macchi dell’Accademia degli Euteleti. Sarà presente il figlio del poeta, Gianni Luzi.

In giapponese le liriche migliori

L’editore giapponese Sicho-sha sta per pubblicare una raccolta di poesie scelte di Mario Luzi che andranno a far parte di un’antologia, «Vola alta, parola», che comprende anche testi di Attilio Bertolucci. La traduzione in giapponese è opera di Yasuko Matsumoto. L’antologia conterrà anche una prefazione del ministro per i Beni e le attività culturali, Sandro Bondi. Di Luzi saranno proposte in giapponese ben 27 poesie tratte da una dozzina di raccolte: da «La barca» a «Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini».

L’appunto dimenticato
Quello che pubblichiamo qui di seguito è l’ultimo appunto di Mario Luzi su Dante, apparso in un volume che pochi hanno visto. Ci sembra particolarmente bello e significativo.

Perché cominciare dall’ultimo canto? Dal culmine?
Per ricordare che il poema di Dante è prima di tutto un poema salvifico e proprio da questa finalità prende senso e valore. Non gliene mancano per nulla gli altri, ma questo lo distingue da ogni altra opera letteraria e dell’ingegno.
Perché Dante non stanca mai e sembra sempre di leggerlo la prima volta?
Perché Dante è attuale, non evocativo o celebrativo ma in atto. Ciò che accade, accade mentre trova le sue parole. Non guardiamo al tempo dei verbi, che non sono passati ma aoristi.
Noi siamo coinvolti in quell’azione. Facciamo la nostra esperienza di peccatori insieme a Dante. Anche quella di avvisati e salvati. Dante non vuole sottrarre a Beatrice la sua alta intercessione, non vuole venire meno alla promessa di dire di lei quello che non fu detto di alcuna (Vita nova), ma nel suo esempio di eletto, quasi nuovo S.Paolo, c’è una lezione e una rivelazione per tutti.

La poesia inedita
Le celebrazioni per Mario Luzi, nel quinto anniversario della morte, superano i confini nazionali per fare tappa a Mendrisio, in Svizzera, dove questa domenica 28 febbraio, è previsto un convegno organizzato dall’Associazione Mendrisio Mario Luzi Poesia nel mondo. Vi partecipano, a partire dalle 10,30 presso il Museo d’arte:

Carlo Croci (sindaco di Mendrisio), Armando Torno (editorialista del Corriere della Sera), Annamaria Murdocca e Nino Petreni (Comitato Centro Mario Luzi «La Barca» Pienza), Flavio Medici (storico), Marco Nereo Rotelli (artista) e Paolo Andrea Mettel, presidente dell’associazione di Mendrisio dedicata a Luzi, che farà omaggio nell’occasione di una plaquette con la poesia inedita Chi sa, forse c’è un luogo. A conclusione del convegno di Mendrisio è prevista la proiezione del filmato: Mario Luzi «Nel giusto della vita» di Davide De Nigris, prodotto da RSI Lugano.

 

………e ancora Firenze: Mario Luziultima modifica: 2010-02-25T18:33:00+01:00da minobezzi1
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