Lucca: I grandi crus della Costa Toscana

 


Roma, 03/06/2010

Si percepiva fin dai primi comunicati dell’Associazione Grandi Crus, dove si annunciava un’edizione dell’Anteprima Vini della Costa Toscana che avrebbe coinvolto in maniera massiccia i produttori, invitati al confronto diretto con gli operatori del settore e con i “preziosi” appassionati consumatori presso i tavoli di degustazione o durante i vari laboratori di approfondimento.
Il ricco programma della manifestazione presentava in effetti diverse novità rispetto alle passate edizioni, a cominciare dalla prestigiosa location individuata all’interno del Real Collegio, a ridosso delle pittoresche mura che circondano il centro storico di Lucca, ai laboratori di approfondimento gestiti direttamente dai produttori relativi ai Bianchi della Costa, ai Vini Bio della Costa Toscana, ai Piccoli gioielli della Costa Toscana ed ai Pionieri della Costa Toscana, che hanno registrato grande interesse e partecipazione tra gli appassionati e operatori del settore, ma soprattutto la presentazione della nuova IGT Costa Toscana.
Questa nuova denominazione ha mosso i primi passi nel 2007 su iniziativa di un’ottantina di produttori che coltivano vigneti in territori delle province di Lucca, Massa, Livorno, Pisa e Grosseto in prossimità del Mare Tirreno, per dare un’identità chiara e univoca ai loro prodotti sia per il consumatore italiano che soprattutto internazionale, utilizzabile nello stesso tempo come “traino” per uno sviluppo turistico e culturale di questo territorio. Di questo tema si è parlato nel talk show “La nascita della IGT Costa Toscana, una opportunità di crescita del mercato“, moderato da Stefano Righi, giornalista del Corriere della sera, a cui sono intervenuti Paolo Pacini, Assessore al Turismo e all’agricoltura della Provincia di Livorno, Filippo Mazzei, amministratore delegato della Marchesi Mazzei, Emilio Rotolo, produttore di vino del Friuli, Vincenzo Zappi, docente di economia all’Università di Firenze, ribadendo le potenzialità di rilancio del mercato e dell’intera costa toscana di questa nuova Igt, ad oggi ancora in stato di proposta di disciplinare con l’intenzione però di entrare in vigore a partire dalla vendemmia 2010.
Allontanandosi però per un attimo da discorsi augurali e simil-filosofici su prospettive e potenzialità in direzione di ciò che c’è di concreto dietro questa intenzione di rinnovamento e chiarezza, mi è venuto spontaneo domandarmi se esiste un autentico bisogno di un nuovo disciplinare in Toscana, regione in cui certo non mancano Docg e Doc, quanto invece l’assoluta e urgente necessità di ritrovare nel concreto credibilità e una propria identità territoriale, soprattutto in campo enologico. Purtroppo analizzando le varie voci di questa “proposta di nuova IGT” temo che sarà nulla di più che un doppione, più o meno uguale ma certamente non meno permissivo, della già esistente IGT Toscana: sono praticamente ammesse tutte le tipologie di vini, compreso il frizzante, l’abboccato, il dolce, il passito, la vendemmia tardiva e addirittura il novello, sia per i vini bianchi che per i rossi, così come per le uve, compreso nientemeno che “fino al 15% di uve e mosti di altra provenienza”, quindi anche extra-regione! Rilevanti anche le rese produttive di uva, 120-140 quintali a ettaro, in pressoché tutte le località delle cinque province interessate.

Al termine di questa rapida analisi dei fatti, i miei dubbi e interrogativi purtroppo rimangono: quella che sarebbe dovuto essere un’autentica occasione di rinnovamento, di riacquisto soprattutto di un’identità territoriale della Toscana, dando maggior peso e importanza a varietà autoctone, varando finalmente un disciplinare che garantisse veramente un controllo di “origine e qualità” del prodotto, temo che si risolva in una mera mossa economica per riappropriarsi della fetta di mercato persa in questi ultimi mesi a causa degli “scandali” del Brunello e del Chianti.
Una prima verifica se i vini attualmente in commercio rispecchiano il territorio costiero toscano era già effettuabile assaggiando l’ottantina di vini proposti in degustazione nell’ambito dell’Anteprima, volendo affiancandoli alle degustazioni “en primeur” dei campioni della vendemmia 2009 prelevati direttamente dalle botti dove si stanno affinando, per curiosità o valutazione dei mutamenti che questi vini subiranno prima di essere imbottigliati.
Passando dalla teoria alla pratica, un’ulteriore conferma delle le mie ipotesi di un rinnovamento solo teorico, prima di addentrarmi nella degustazione alla cieca impeccabilmente condotta dai sommelier della delegazione toscana AIS, apprendevo dalla esauriente documentazione fornita dall’organizzazione che per creare questi vini è stata utilizzata la pressoché completa gamma di vitigni nazionali ed internazionali, sapientemente dosati e amalgamati tra loro, di provenienza anche nettamente extra-regionale, come ad esempio nel caso di Tempranillo, Mourvedre, Marselan o Teroldego.

Personalmente ho riscontrato la maggior freschezza, frutto sia la naso che in bocca e legame al territorio nei vini della provincia di Lucca, in particolare nel Brania delle Ghiandaie 2007 di Colleverde (sangiovese 85%, syrah 15%), nel biodinamico Tenuta di Valgiano 2006 (sangiovese, merlot e syrah) e nel Sebastiano Merlot 2007 di Sardi-Giustiniani.
Tra i soli tre vini della provincia di Massa, ho trovato molto interessante il Massaretta 2007 in purezza, vitigno autoctono toscano pressoché scomparso riscoperto molto saggiamente e coraggiosamente dell’azienda Cima, dal colore rosso scarico, con note in bocca fruttate e speziate che richiamano il pinot nero. Lo stesso vitigno è utilizzato insieme al vermentino nero e ai più comuni merlot e sangiovese da Bertazzoli per produrre il Rossocybeo 2008, dal colore granato impenetrabile, netti sentori di prugna e ciliegie, buona beva e persistenza.
Pressoché tutti ricchi di materia, tenori alcolici mediamente elevati, evidenti sentori di spezie, cuoio, note vegetali, frutta rossa matura, i vini delle altre province della Costa Toscana, con alcuni campioni in cui si registravano ancora nette note di vaniglia, di tostato, forse dovute a un utilizzo di legno un po’ in eccesso che solo l’affinamento in bottiglia e un futuro riassaggio potranno rivelarne una migliore amalgama. Un primo passo verso un migliore equilibrio, frutta matura, tannino abbastanza morbido e buona beva l’ho riscontrato nella zona livornese nel Bolgheri Superiore Impronte 2007 (cabernet sauvignon 70%, cabernet franc 30%) di Giorgio Meletti Cavallari. Il mio palato, abituato ai decisi tannini dei vini piemontesi, mi ha spinto a privilegiare prodotti che forse qualcuno ha reputato troppo chiusi, un po’ austeri, ma che credo regalino le maggiori soddisfazioni qualche anno dopo l’uscita in commercio abbinati a uno dei gustosi e ricchi piatti che annovera la cucina toscana. Nella zona di Grosseto mi ha quindi colpito la complessità del Morellino di Scansano Riserva 2007 di Poggio Argentiera (sangiovese 90%, alicante 10%), il Montecucco Sangiovese Grotte Rosse 2007 di palustri Leonardo e il syrah Sodamagri 2006 di Fortediga, nella zona di Monteregio.

Infine nella provincia di Pisa ho apprezzato la buona avvolgenza e persistenza del biodinamico Duemani 2007 a base di cabernet franc dell’omonima azienda di Riparbella e la morbidezza e buona beva del Castello Ginori 2006 (merlot 70%, cabernet sauvignon 30%) di Marchesi Ginori Lisci nella zona di Montescudaio, per poi chiudere in bellezza con l’ottimo Vin Santo del Chianti Riserva 2003 a base di trebbiano, malvasia toscana e colombana delle Sorelle Palazzi, giocato molto sul sapore di albicocca, pesca, bassa ossidazione, quasi vellutato in bocca e buona persistenza.
Durante la tre giorni lucchese dedicata a questa Anteprima Vini della Costa Toscana, un concreto omaggio a tradizioni e cibo del territorio veniva da un circuito di enoteche e wine bar, proponendo dei Percorsi Enogastronomici alla ricerca del miglior abbinamento tra oltre 100 etichette e alcuni piatti tipici. Analogo discorso per la cena organizzata in collaborazione con Slow Food e Terra Madre sabato sera all’interno del suggestivo chiostro del Real Collegio, illuminato con la sola luce delle candele, con il diretto coinvolgimento dei vignaioli e dei produttori e ristoratori toscani, come Maria Soledad Cardenas e Stefano De Raineri del Ristorante Il Mecenate di Gattaiola, Alda Bosi del Ristorante I Diavoletti di Camigliano Capannori, Maria Teresa Baldassarri del Ristorante La Pecora Nera di Lucca ed Elena Pardini dell’Agriturismo Alle Camelie di Pieve di Compito a fianco di Elisabetta Marras, “cuoca a domicilio” della Sana Gastronomia Italiana o Giovanni Giovannoni, produttore della Comunità del Cibo dei Fagioli della Lucchesia.

lavinium

Lucca: I grandi crus della Costa Toscanaultima modifica: 2010-06-07T14:54:42+02:00da minobezzi1
Reposta per primo quest’articolo