Castiglione della Pescaia (GR): Intervista a Lee Konitz

                                            
David Franchi
                                                         
Lee Konitz, tra i più grandi musicisti nella storia del jazz, ha un po’ di gusto della Maremma, grazie al cognato che vive nelle vicinanze di Castiglione della Pescaia.
Konitz è nato a Chicago, il 13 ottobre 1927 è un sassofonista e compositore. Negli anni ’40 Konitz inizia a collaborare con il pianista Lennie Tristano suo concittadino.
Le prime incisioni sono con l’orchestra di Claude Thornhill dove conosce altri due importanti musicisti: Gil Evans e soprattutto Miles Davis. Quest’ultimo lo coinvolge nel suo gruppo “Tuba Band” di cui fecero parte, altri noti jazzisti quali Gerry Mulligan e Max Roach.
Nel frattempo Konitz continua la sua collaborazione con Tristano, nel 1952 entra come guest soloist nell’orchestra di Stan Kenton, e soprattutto inizia a lavorare con il suo alter-ego Warne Marsh.
Dagli anni ’60 Konitz ha scelto la carriera di solista, suonando spesso con gruppi locali, ma lavorando anche grandissimi musicisti, continuando ad avere un successo che si mantiene negli anni.
Una piccola intervista fatta a Castiglione della Pescaia dopo un concerto.
D. Una domanda sulla cosiddetta rivoluzione del jazz. Lei è stato uno dei protagonisti di questa rivoluzione con Miles Davis e altri. Come è successo che il jazz ha iniziato a cambiare?
R. Cambia continuamente. E’ il nome del gioco: continuare a cambiare. Io cerco di cambiare tutti giorni un po’ in quel modo per continuare a mantenerlo interessante.
D. Ho sentito che lei ha un metodo di improvvisazione, un Metodo Konitz, come funziona?
R. Si tratta di imparare la melodia, suonare le variazioni sulla melodia, fino a quando non si ottiene una nuova melodia. Invece di partire immediatamente con una nuova melodia e poi continuare a svilupparla che è davvero difficile. Cosi c’è una canzone di base, da suonare a lungo, fino a quando si ottiene un bel suono, che si possono toccare le note, ecc.
D. E’ un metodo a dieci livelli.
R. Esattamente. Si suona una nuova melodia, un poco di più di una nuova melodia e cosi via. Tanto per dare un quadro.
D. Dopo tutto questo tempo con la musica, lei ha suonato al top della musica, quali sono le nuove sensazioni da scoprire, per le quali suonare.
R. Ogni situazione nella quale vengo coinvolto, come questa stanotte, cerco di suonare nuova musica più che posso.
A New York suonerò con My Nanette, è sarà un arrangiamento speciale. E poi ho registrato con un quartetto d’archi. Ho registrato con una big band in Portogallo. Dunque ci sono molte situazioni e sono molto legate alla musica, mi pare.
D. Quali sono le sensazioni che la musica le da dopo tutto questo tempo?
R. Mi sento fortunato di essere in grado di poter continuare tutto questo. E’ ciò che posso fare meglio in questa vita e apprezzo di poterlo avere.
D. Tra jazz e musica pop. In Italia tutto ciò che viene dagli USA sembra essere questo.
R. Musica orrenda! Non sono un fan della musica pop. Ho molto tempo e ciò che ascolto è soprattutto musica classica e il mio jazz preferito.
D. Ai suoi concerti partecipa molte gente, questo significa che la buona musica funziona ancora.
R. C’è un pubblico ristretto per la musica acustica, mi piace pensare cosi. Mi piace suonare acusticamente e mi piace quando lo fa anche il resto del gruppo. A volte non possono: il piano non può essere udito in una situazione all’aperto, il basso è troppo alto. Cose cosi, ma proviamo a farlo nel modo più acustico possibile. Quasi sempre suono acusticamente e c’è un piccolo numero di persone che apprezza. Non è cosi grande: 100-200 persone, dunque è un pubblico ristretto.
D. Come è capitato qui in questo piccolo paese nel mezzo dell’Italia?
R. Il fratello di mia moglie vive qui. Ha fatto un vernissage con i suoi quadri e mi ha chiesto di suonare e dopo avermi invitato a farlo a organizzato il primo concerto, ha invitato la sezione ritmica che viene da Roma ed è stato molto bello in questi tre giorni.
D. Le piace questo posto?
R. Mi sono divertito, ma è bene partire domani: tre giorni sono abbastanza.
D. La musica jazz italiana. Abbiamo un gruppo di persone che sta crescendo, sono stati negli USA a suonare. Conosce qualcuno di loro?
R. Conosco Battista un po’ e Giuliani. Bollani mi piace molto. I sassofonisti sono bravi ma troppo esibizionisti per me. E poi c’è il grande meraviglioso Pierannunzi e, si, ci sono bravi musicisti.

 

Fonte www.maremmanews.it e teletirreno

Castiglione della Pescaia (GR): Intervista a Lee Konitzultima modifica: 2009-06-29T15:35:00+02:00da minobezzi1
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