Celle (PT): L’Arte Ambientale nella collezione Gori

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Arte ambientale
(gli ori 2008)

La straordinaria collezione Gori in un libro. Ritratta da fotografi di alta caratura e accompagnata da una messe di saggi critici. Lo strumento perfetto per arrivare preparati all’inaugurazione di questo finesettimana…

 


 

Variegati sono i soggetti coinvolti in questa iniziativa editoriale. L’oggetto d’interesse è la collezione Gori, che ha sede nell’ormai mitica Fattoria di Celle; lo sforzo economico per la realizzazione del tomo è della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia; la campagna fotografica è firmata Aurelio e Francesca Amendola (ma almeno un’altra fotografa non va dimenticata, Maria Mulas, autrice di alcuni scatti, uno per tutti quello che ritrae il Senza titolo di Claudio Parmiggiani realizzato per l’11esima Biennale di scultura di Carrara). E naturalmente non si possono non menzionare gli autori dei testi – non mere presentazioni, ma veri e propri saggi -, ossia innanzitutto Giuliano Gori, e poi Amnon Barzel, Bruno Corà, Tadayasu Sakai e Kosme de Barañano.
Ed è il padrone di casa a permettere di contestualizzare a dovere l’imponente lavoro che si è svolto negli ultimi 25 anni e più in quel della Toscana, patria “elettiva” dell’arte ambientale, e spesso pubblica. Tutto inizia nel 1982, quando vengono inaugurate le prime quindici installazioni a Celle, fra quelle allestite en plein air e le altre collocate all’interno degli edifici che compongono il complesso.
In realtà, però, citare l’anno del trionfo della Nazionale di calcio ai Mondiali non è del tutto corretto. Almeno, non per indicare l’esordio nell’arte della fattoria. Ed è lo stesso Gori a rammentarlo, quando scrive che le prime installazioni risalgono al XVII secolo, fra cappelle, casine, ponti, voliere e quant’altro. In quest’ottica, si potrebbe dire che non solo a Celle l’arte contemporanea convive con quella dei secoli scorsi; ancor più, l’arte in generale condivide gli spazi con quella straordinaria artefice inconsapevole ch’è la natura. E non è dunque un caso che Gori citi Carlo Belli, quando scriveva che “i diritti dell’arte iniziano dove terminano quelli della natura”.
Con gli anni, gli edifici e il parco non sono più stati sufficienti per continuare a realizzare gli interventi site specific. Gori non ha però desistito, anzi ha dapprima occupato una porzione della zona agricola confinante, e poi un’ulteriore fascia, questa dedicata a interventi temporanei, della durata d’un triennio, terminato il quale l’opera “avrebbe potuto essere ritirata dall’artista, oppure restare in permanenza alla collezione”. Inutile dire che lo spazio sarà presto nuovamente esaurito, e quindi sarà necessario prevedere altri ampliamenti.
Detto questo, con una sintesi che rende solo in minima parte giustizia alla straordinaria collezione Gori, è inevitabile trarre una conseguenza lapalissiana. Ossia che il libro, pur nell’estrema cura con la quale è stato realizzato, non può trasmettere affatto l’emozione d’una giornata trascorsa a Celle.

Lo si acquisti, ma che sia stimolo alla o ricordo della visita. Visita che permette di veder riflessa all’infinito quella natura sublime nella Cabane Eclatée aux 4 Salles di Daniel Buren, o incorniciata dal Grande ferro Celle di Burri. Natura ospitale grazie al My Sky Hole di Bukichi Inoue e allo Spazio Teatro Celle di Beverly Pepper, o disorientante per il Labyrinth di Robert Morris. Visita arricchita degli ultimi – finora – progetti site specific: quelli di Anselm Kiefer e Marco Tirelli che verranno inaugurati il prossimo weekend.

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Celle (PT): L’Arte Ambientale nella collezione Goriultima modifica: 2009-09-08T08:55:00+02:00da minobezzi1
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