Siena: Capitale Europea della Cultura?

L’allargamento dell’Europa ha reso più lontano nel tempo il momento in cui a un paese spetti l’onore di scegliere una propria città come capitale europea della cultura. L’Italia ebbe Firenze nel 1986, Bologna nel 2000 (quando le capitali europee furono ben nove in omaggio al nuovo millennio), Genova nel 2004.
Il nostro prossimo turno è il 2019, insieme alla Bulgaria; e il successivo, probabilmente sarà oltre dieci anni più tardi. È forse opportuno riassumere il meccanismo stabilito nel 2006 dal Parlamento europeo per giungere all’identificazione delle capitali europee della cultura. Ogni Stato istituisce una giuria per valutare le candidature, formata da tredici membri (sette designati dalle istituzioni europee e sei dallo Stato). La giuria valuta i programmi e predispone una relazione sui diversi programmo con una propria raccomandazione per la designazione di una città, al più tardi quattro anni prima dell’inizio della manifestazione. È il Consiglio europeo a decidere per ultimo, sulla base dei pareri e delle raccomandazioni giunte dallo Stato, dalla Commissione e dal Parlamento europeo. L’atto di candidatura delle città deve contenere un progetto culturale di dimensione europea della durata di un anno. Il progetto deve rispondere ai criteri della “dimensione europea” (promuovere la cooperazione tra operatori degli stati e di altri stati, valorizzare la ricchezza della diversità culturale europea, evidenziare gli aspetti comuni delle culture europee) e della “città e cittadini” (promuovere la partecipazione dei cittadini e del circondario, costituire parte integrante e sostenibile dello sviluppo culturale e sociale a lungo termine della città). Siena, come emerge con chiarezza proprio nelle discussioni che stanno accompagnando le celebrazioni del Costituto, può vantare una storia che risponde pienamente ai criteri della “dimensione europea”: e un progetto che ponga al centro le tante e diverse “radici europee” dell’Europa che Siena ha ospitato e fatto sviluppare (le virtù civiche e la religiosità più sentita, l’arte gotica e una costruzione urbana modello, i commerci e la banca, gli artigiani e i prodotti del contado, la via Francigena e l’attenzione per i pellegrini che trova nel Santa Maria della Scala un momento fondamentale, la lingua poetica e il contributo alla lingua volgare italiana e via dicendo) può coinvolgere, come suggerisce la stessa Europa, “le regioni circostanti”, che insieme a Siena sommano il massimo numero di siti Unisco nel medesimo territorio. Creare un progetto adeguato, capace di concorrere con quelli che presenteranno Venezia o Agrigento, Matera o Ravenna (per dire alcune città che hanno già formalizzato la loro candidatura), sarà certamente difficile ma non impossibile: e costituirà anzi una sfida importante che potrà servire a ripensare le linee strategiche di sviluppo culturale (e non solo, considerato il ruolo che la cultura svolge in una città d’arte come Siena) dei prossimi dieci anni. Per far questo, tuttavia, è necessario che la partecipazione della città sia convinta, piena, continua; e che le tante istituzioni che dovrebbero necessariamente essere coinvolte in questo progetto mostrino con altrettanta determinazione di credere alla sua importanza. Nessuno può sapere, non solo nell’amministrazione comunale ma in tutte le altre istituzioni, chi le guiderà tra dieci anni. Questa è un’occasione per poter discutere di contenuti e di progettualità senza i vincoli e i limiti che spesso la pur necessaria contingenza politica e battaglia tra schieramenti impone. Per poter ascoltare il contributo di tutti, fare emergere le idee più innovative, sollecitare le forze più giovani in una collaborazione che abbracci tutta la città ma che sia anche pronta – perché sarà altrettanto decisivo – a misurarsi con il fuori, con il territorio della provincia e della regione e con le città europee con cui si stabilirà un network necessario a rafforzare la dimensione europea del progetto. È un’occasione, questa, che non sembra avere – una volta tanto – delle controindicazioni negative. Se anche Siena non dovesse riuscire, infatti, a diventare nel 2019 capitale europea della cultura, la progettualità che potrà essere capace di sviluppare nei prossimi anni non sarebbe sprecata ma potrebbe essere utilizzata comunque per lo sviluppo che la città dovrà pur sempre prevedere e incoraggiare con consapevolezza e determinazione. Ps: Vorrei aggiungere, per precisione della cronaca (e della storia se Siena riuscirà in questo intento), che io ho semplicemente sottoposto al Sindaco l’esistenza della scadenza del 2019 e che abbiamo discusso a lungo, una mattina, del senso che avrebbe potuto avere candidare Siena e dei modi per farlo. La sua scelta di farlo pubblicamente, in un’occasione come quella dell’inaugurazione delle celebrazioni del Costituto e senza mettere la città di fronte a un fatto compiuto (un atto di Giunta e una Lettera ufficiale al Ministero dei Beni Culturali come fatto da altre città), credo vada nella giusta direzione di coinvolgere il più possibile – nel momento stesso della decisione – quella partecipazione dei cittadini che è espressamente prevista come parte integrante del progetto

Marcello Flores per corrieredimaremma

Siena: Capitale Europea della Cultura?ultima modifica: 2009-09-15T16:26:00+02:00da minobezzi1
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