Pisa: Mc Donald’s

Tutto comincia con la vendita dei locali dell’ex ristorante “Il Giardino” in Piazza Manin, a ridosso delle mura storiche che chiudono Piazza dei Miracoli. Uno spazio di circa 300 metri quadrati che entra quasi da subito nel mirino della multinazionale dell’hamburger McDonald’s. Ben 150 posti a sedere, un contesto fin troppo ghiotto, a soli due passi dalla Torre più famosa del mondo.

Dopo la Stazione e Madonna dell’Acqua il colosso statunitense tenterebbe così il grande colpo, attestandosi in una postazione a dir poco strategica. Cgil e Opera Primaziale si esprimono da subito, per ragioni diverse, in senso favorevole. Pdl e Confesercenti criticano aspramente l’eventualità. E’ di sabato (3 ottobre, ndr.) la notizia che per il Comune non ci sarebbero problemi di autorizzazione all’apertura del McDonald’s in quel punto, così come per la Sovrintendenza.

Scende sul piede di guerra, invece, la Confesercenti, che addirittura diffida ufficialmente l’amministrazione comunale. In un preciso capitolo del regolamento urbanistico, infatti, sono indicati come ammissibili nel centro storico i soli “esercizi di somministrazione alimenti e bevande, (pizzerie – gelaterie – bar – trattorie – ristoranti)”, escludendo così, da tale zona, le attività di fast-food. Ma la questione travalica le ragioni “di bottega” e sfiora in più parti una dimensione etica, forse troppo spesso dimenticata nel dibattito sorto sulla questione. Pisanotizie riceve e volentieri pubblica il contributo di Francuccio Gesualdi in merito alla vicenda, tra analisi “micoscopica” del contesto e condanna del sistema “multinazionale”.

McDonald’s alla porta d’ingresso di Piazza dei Miracoli ci mancava. Se l’amministrazione comunale darà il permesso per un simile obbrobrio, mostrerà di aver perso non solo la bussola, ma addirittura la testa. Dimostrerà non solo di essere totalmente votata agli interessi delle multinazionali contro la gente e l’ambiente, ma anche di voler portare il cosìddetto centrosinistra al suicidio, come del resto sta succedendo in tutta Europa.

Le elezioni appena concluse in Germania sono un’ulteriore conferma che, se il centrosinistra scimmiotta la destra, la gente le gira le spalle, preferendo l’originale alla brutta copia. Per ironia della sorte è più facile che si schieri contro le multinazionali la destra della sinistra. Peccato che lo faccia per nazionalismo, un sentimento anacronistico che la destra ha rispolverato per deviare il conflitto di classe. Ancor più anacronistico se usato contro le multinazionali, poiché sono strutture senza passaporto.

La stessa Fiat, pur essendo di origine italiana, ormai ha filiali dislocate in tutto il mondo e un azionariato che va dalla Cina agli Stati Uniti. Parlando di imprese, il problema non è la nazionalità: il problema è lo strapotere, il ricorso ai paradisi fiscali per sottrarre risorse agli stati, l’attacco ai lavarotori, la manzanza di rispetto dei consumatori. Sono esattamente queste le ragiorni per cui McDonald’s è sotto attacco con particolare riferimento a tre temi: ambiente, lavoro, salute.

La strategia di McDonald’s ruota attorno a tre assi: velocità, quantità, bassi prezzi. Le vie di attuazione sono l’organizzazione a catena, un menù limitato ma appariscente, il basso costo del lavoro. Già nel 1993 George Ritzer, sociologo americano, scriveva: “Non si va da McDonald’s per godersi un pasto gradevole, ma piuttosto per fare il pieno. Ci si va quando si ha bisogno di riempirsi lo stomaco con gran quantità di calorie e carboidrati, in grado di farci arrivare sino alla successiva attività razionalmente organizzata“. L’affermazione di Ritzer lascia poco spazio al concetto di qualità, su cui invece McDonald’s insiste, presentando i suoi alimenti come sicuri, nutritivi, gustosi.

Sul gusto, ovviamente, ci asterremo dal commentare, consapevoli che anche un hamburger alla piastra possa avere i suoi affezionati. Sul valore nutritivo e sulla sicurezza, invece, qualcosa va detto. Secondo un’inchiesta condotta nel 2007 dal quotidiano inglese “The Indipendent”, negli hamburger e nelle bevande servite da McDonald’s sono presenti ben settantotto additivi fra cui vari indicati con prefisso E, ingredienti notoriamente poco raccomandabili per la salute.

Per capire se si trattava solo di dicerie o di accuse fondate, nel 2004 il regista Morgan Spurlock si è trasformato in una cavia nutrendosi solo con cibo McDonlad’s, il tutto davanti ad una telecamera 24 ore al giorno. Dopo 30 giorni ha dovuto smettere perchè ci stava rimettendo la salute. Si legge su Wikipedia: “Giovane di 33 anni, prima dell’esperimento era in salute e magro, 188 centimetri di altezza e 84 kg di peso. Dopo 30 giorni ha guadagnato 11 kg ed ha aumentato la massa corporea del 13%. Ha anche provato improvvisi e repentini cambi di umore, disfunzioni sessuali, e danni irreversibili al fegato, che lo hanno portato in condizioni gravi alla fine dell’esperimento.”

In Italia il fornitore di carne di McDonald’s è Cremonini, un’impresa che è stata al centro di un inquietante indagine di Report, trasmissione di Rai 3. L’azienda ha respinto ogni addebito, ma “Amazzonia che macello”, un rapporto fresco di stampa di Greenpeace, riporta che la divisione carni di Cremonini è partecipata al 50% dalla brasiliana JBS che alleva bestiame su appezzamenti di Amazzonia rasi al suolo ben oltre i limiti consentiti dalla legge. Del resto da decenni McDonald’s è sotto accusa per l’utilizzo di carne ottenuta da animali allevati su terreni deforestati dell’America Latina. Evidentemente la tradizione continua, a riprova che la sensibilità di McDonald’s per l’ambiente è tutta di facciata, non foss’altro per la quantità di rifiuti che produce a causa della scelta di servire i pasti in materiale rigorosamente usa e getta.

Nel 2008 McDonald’s ha fatturato quasi 24 miliardi di dollari e ha realizzato profitti per 4 miliardi di dollari, il classico esempio di come trattenere i guadagni per sé e rovesciare i costi sulla collettività, sui clienti e naturalmente sui lavoratori. Nel 2006 la Corte d’appello di Catanzaro ha confermato la condanna a McDonald’s per un incidente causato da un’organizzazione troppo di corsa, dove se fai parte della categoria crew, equipaggio, devi fare di tutto senza tener conto delle capacità fisiche: dagli scontrini alla preparazione dei cibi, dal filtraggio dell’olio alle pulizie. E come i contenitori sono usa e getta, anche il personale è sempre a rischio licenziamento. Da una ricerca condotta nel 2007 dalla Filcams, sindacato del commercio della CGIL, risulta che il 60% del personale lavora con contratto a termine anche dopo due anni di lavoro.

Se questo è il modello di responsabilità sociale d’impresa che l’amministrazione comunale di Pisa vuole premiare, non c’è da stare allegri. Non ci rimane che sperare nei pisani o meglio nei turisti che non vengono certo in Italia per mangiare lo stesso hamburger che si serve a Tokio come a New York, ma per assaggiare i panini imbottiti con finocchiona del Mugello e pecorino di Pienza. Fortunatamente abbiamo già un precedente felice: nel 2003 ad Altamura, provincia di Bari, McDonald’s ha dovuto chiudere perchè la gente ha preferito la focaccia appena uscita dal forno del compaesano Luca Di Gesù. In conclusione il panino fresco ha battuto quello surgelato, una piccola scelta alimentare dal sapore profondo di cambiamento.

Francuccio Gesualdi per pisanotizie

Pisa: Mc Donald’sultima modifica: 2009-10-06T12:49:07+02:00da minobezzi1
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