……….e ancora Firenze: Mark Lewis

Il Museo Marino Marini ospita a partire da martedi’ 28 ottobre un’ampia rassegna delle piu’ importanti produzioni di Mark Lewis (Hamilton, Canada, 1958), protagonista del Padiglione Canada alla 53° Biennale di Venezia. Nata dalla collaborazione con il MAN di Nuoro, dove ha inaugurato nel maggio del 2009, la mostra e’ a cura di Cristiana Collu e Saretto Cincinelli, con il coordinamento di Alberto Salvadori.

La rassegna e’ la piu’ completa introduzione alla ricerca di Mark Lewis e raccoglie principalmente una selezione di film del periodo 1998-2008. Un’antologica, dunque anche se non in senso tradizionale, che focalizza l’attenzione su un linguaggio cinematografico maggiormente rivolto verso l’arte che, privo di montaggio e sonoro e realizzato direttamente in un’unica ripresa di pochi minuti, mantiene un’unità spazio-temporale, reale o apparente, e rappresenta ad oggi, come testimoniano anche i lavori proposti in Biennale, il nucleo centrale della sua ricerca.

In occasione del finissage della mostra, il Museo Marino Marini presenta due eventi in collaborazione con la seconda edizione de LO SCHERMO DELL’ARTE, Festival internazionale di film sulle arti contemporanee, curato da Silvia Lucchesi. Per il ciclo CINEMA D’ARTISTA, martedi’ 24 novembre alle ore 21.30, al Cinema Odeon, sarà proiettato, alla presenza dell’autore, Backstory (2009, 35mm e 4K trasferito in 2K, 39′) documentario in cui Mark Lewis racconta la storia degli Hansard, famiglia di tecnici esperti nelle retroproiezioni, artefici di memorabili scene del cinema hollywoodiano. Sullo sfondo delle loro stesse creazioni, i protagonisti ripercorrono, per aneddoti, vicende ed evoluzioni di questa tecnica utilizzata da Lewis nei suoi ultimi lavori. Il giorno successivo, mercoledi’ 25 novembre, alle ore 15.00 al Museo Marino Marini, Mark Lewis terrà una lecture, nell’ambito di FESTIVAL TALKS.

Mark Lewis
Dopo aver praticato la fotografia e realizzato diverse installazioni in spazi pubblici, Lewis rivolge la sua attenzione all’immagine in movimento e, a partire dalla metà degli anni 90, inizia ad esplorare linguaggi e forme del cinema con il fine di interrogarne la storia e le convenzioni. Le sue opere spesso realizzate in cinemascope e, piu’ recentemente, con tecnologie digitali in 2 e 4 K sono state proposte in tutte le grandi mostre internazionali che, nel corso degli anni, hanno tematizzato il crescente interesse dell’arte contemporanea per il medium cinematografico e, in breve, Lewis e’ divenuto uno degli artisti maggiormente rappresentativi fra quanti utilizzano il film in ambito artistico.

Nello spirito dei primi film Lumie’re, le sue opere, spesso caratterizzate da una ripresa continua e priva di montaggio, che restituisce un momento unitario di spazio e tempo, sono proiettate sotto la forma di piani-sequenza, direttamente sulle pareti dello spazio espositivo. Ogni opera, realizzata con i mezzi tecnici del cinema professionale(troupe, attori spesso professionali, pellicola da 35 mm.), eccede di gran lunga la produzione necessaria alla realizzazione di un video, ma il risultato non e’ mai un film nel senso tradizionale del termine: nessuna di esse infatti racconta esplicitamente una storia e raramente la loro durata supera i 5 minuti.

Attraverso sottili movimenti della macchina da presa (zoom, travelling) e gusto del dettaglio, l’artista gioca con differenti strati di informazione e di codici visivi stabiliti, mettendo cosi’ alla prova la capacità d’attenzione dello spettatore, inducendolo a rivedere il film piu’ volte per apprenderne tutti i risvolti e la misteriosa complessità. Mirabili operazioni di decostruzione del linguaggio filmico tradizionale, le opere di Mark Lewis, proiettate a ciclo continuo, reclamano di essere apprese alla maniera di opere plastiche e contribuiscono a far saltare le frontiere, che per troppo tempo hanno mantenuto separati cinema e arte contemporanea.
Veri intrighi visivi, i suoi film brevi e silenziosi non si limitano ad esplorare le convenzioni formali della settima arte, ma si interessano agli aspetti -cinematografici- del mondo in cui viviamo, nel quale le tecnologie dell’immagine in movimento hanno radicalmente trasformato la percezione spaziale e temporale. L’artista parla a questo proposito di -cinema permanente-.

Nelle sue opere cinematografiche, frequentemente incentrate su luoghi dimessi e abbandonati, rovine dell’utopia modernista o paesaggi intemporali marcati dal passaggio della luce, modalità di ripresa, taglio delle inquadrature, movimenti di macchina donano all’immagine una intensità e una dimensione d’estraneità che fa oscillare senza posa il rapporto tra l’identità e di cio’ che vediamo e la percezione che ne abbiamo, rinviando alla tradizione del pittorico e del fotografico che ha forgiato la sensibilità dello sguardo occidentale.

Che utilizzi l’immagine fissa o in movimento, Mark Lewis e’ sempre interessato a -cio’ che resta dietro di noi allorche’ il mondo si sposta, o sembra spostarsi, in un’altra direzione-, un -dopo- che gli consente la piu’ ampia libertà di indagine, senza alcuna costrizione di tempo.
Oggetto della ricerca di Lewis non sono pero’ solo i paesaggi sublimi o gli ambienti in rovina, ma gli stessi spazi della quotidianità che l’artista mostra con l’intento di evidenziarne la forza, la potenza e la straordinarietà, caratteristiche che sono, a saperle vedere, anche dei luoghi piu’ apparentemente abituali o -banali-. Dietro l’apparenza – sembra dirci Mark Lewis – non c’e’ la cosa in se’ ma lo sguardo. È dunque a quest’ultimo che le sue opere si rivolgono. Esse non -rappresentano- ma -rendono presente qualcosa-, spesso, tramite l’interdizione della loro stessa -eloquenza- e della loro stessa -trasparenza-.

D’origine canadese (Hamilton, 1957), Mark Lewis vive e lavora a Londra. E’ professore di Belle Arti al Central Saint Martins College of Art and Design, Universityof the Arts, Londra. E’ inoltre co-fondatore e direttore del periodico Afterall. A journal of Art Context and Enquiry (Londra, Los Angeles e Anversa) e curatore di Afterall Books. Dopo una formazione artistica con Victor Burgin, maestro della fotografia concettuale, inizia, a partire dalla metà degli anni 90, ad esplorare il linguaggio del cinema. Le sue opere spesso realizzate in cinemascope e trasferite in dvd prendono la forma di grandi proiezioni su vasti spazi. La sua ricerca, riconosciuta sia America che in Europa, e’ stato oggetto di numerose esposizioni personali (La Biennale di Venezia, 2009; Jeu de Pomme, Maison d’art Art Bernard Anthonioz, Nogent sur Marne, 2009 France; Museo Man, Nuoro, Italia; Gallery of Ontario, Toronto, Canada, 2008; Le Grand Cafe’ Centre for Contemporary Art, Saint Nazaire, France, 2008; l’Akademie der Bildenden Künste à Vienne, 2008; PS1 International Projet, Long Island City, New York; Centro Andaluz de Arte Contemporaneo, Sevilla, Spain, 2007; Musee d’Art Contemporain, Montreal Quebec, Canada 2007, Musee d’art Moderne du Grand Duc, Jean, Luxembourg 2006-) e i suoi film sono stati egualmente proposti in tutte le grandi mostre internazionali che, negli ultimi anni, hanno tematizzato l’interesse degli artisti contemporanei per il linguaggio del cinema: Re-makes al CAPC Muse’e d’Art Contemporain di Bordeaux, (Based upon) True Stories al Witte de With di Rotterdam, Liverpool Biennal alla Tate Liverpool, Intelligence: New British Art 2000 alla Tate Britain di Londres, Cinema! Cinema! The Cinematic Experience allo Stedelijk Van Abbemuseum d’Eindhoven e L’effet cine’ma, al Muse’e d’art contemporain de Montre’al.

Catalogo: Silvana Editoriale
con testi di: Cristiana Collu, Saretto Cincinelli, Mark Lewis, Philippe-Alain Michaud, Craig Burnett, biografia, filmografia e bibliografia dell’artista
English – Italian 240 pages . 24×28 cm. hardcover – 35

Museo Marino Marini
Firenze, Piazza San Pancrazio
Orario: dalle 10 alle 17, chiuso la domenica e il martedi’
ingresso libero

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……….e ancora Firenze: Mark Lewisultima modifica: 2009-10-28T08:52:00+01:00da minobezzi1
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