Filattiera (MS): Parco Regionale dell’Apppennino Tosco-Emiliano

parco appennino

Riccardo Mostardini per greenreport

Dopo anni di suddivisione territoriale in due zone distinte, il parco nazionale dell’appennino Tosco-emiliano avrà finalmente un assestamento che prevede una continuità di estensione sul territorio. Ne dà notizia l’edizione massese del “Tirreno”, spiegando come il ministero dell’Ambiente abbia «accolto la richiesta degli enti locali di includere all’interno del parco le aree dei comuni di Filattiera e Bagnone».

Con la nuova perimetrazione, il nucleo centrale del parco si riunirà, senza più soluzione di continuità con le due «aree di grande interesse naturalistico poste a nord-est e comprese tra i “Gessi triassici della valle del Secchia” e la “Pietra di Bismantova” nei comuni di Castelnuovo ne’ monti, Busana e Villa Minozzo e, a nord-ovest fra i comuni di Filattiera e Corniglio, includendo quindi nell’area del parco il territorio del comune di Bagnone e di Monchio delle Corti, in provincia di Parma».

Accolto il parere positivo del Minambiente, il successivo dPR sancisce che l’estensione dell’area protetta dopo le modifiche adottate è salita a «oltre 26mila ettari».

La questione può sembrare apparentemente marginale, anche perchè le zone finora rimaste fuori dal perimetro del parco, e che ne costituiscono ora elemento di continuità territoriale, sono in gran parte aree di crinale, dove la possibilità di collegamento ecologico era quindi relativamente garantita anche in assenza della nuova misura.

Ciò non toglie che la mancanza di soluzioni di continuità (cioè di discontinuità territoriali) in un’area protetta costituisce non solo elemento di migliore gestibilità dell’area stessa dal punto di vista logistico e politico, ma soprattutto essa garantisce il mantenimento della continuità dei corridoi ecologici che attraversano l’area protetta stessa. Quanto detto vale in particolar modo per il parco dell’Appennino, la cui distribuzione “lineare” dal punto di vista territoriale rende la funzione di collegamento ecologico potenzialmente molto significativa rispetto ad altri ambiti analoghi: e anche la peculiare localizzazione geografica del parco (che è adiacente alla zona di passaggio tra Appennini e Alpi, e costituisce quindi un insostituibile “passaggio obbligato” per quelle popolazioni biologiche – si pensi ad esempio al lupo – che stanno ri-diffondendo il loro areale in direzione delle Alpi e quindi verso una reale integrazione genetica con le popolazioni europee) ne aumenta l’importanza di vero e proprio “stepping stone” nel collegamento ecologico tra le montagne italiane e l’Europa.

Come sostenne anche il responsabile Aree protette di Legambiente Toscana e membro del direttivo del parco, Matteo Tollini, nell’intervista a greenreport del 16 settembre 2008 in cui commentò la notizia, che ora si è tramutata in una decisione effettiva, i risvolti della vicenda sono quindi «sia funzionali, sia inerenti alla continuità ecologica».

Sussiste però un altro ambito di analisi, su cui Tollini si soffermò, spiegando che «la formazione del parco dell’Appennino Tosco-emiliano è stata ed è particolare, poichè per legge occorre il consenso delle comunità locali per inserire i rispettivi territori nel parco. Questa procedura di condivisione e decisione “dal basso”, con i suoi evidenti vantaggi e svantaggi, è adottata, in Italia, nel solo parco dell’Appennino Tosco-emiliano».

Tollini estese questa considerazione, spiegando poi che «il primo borgo abitato ad entrare nel parco fu Sassalbo (Ms). Fu la stessa popolazione locale a chiederlo, inviando una lettera al ministero che era firmata, primo fra tutti, dal presidente della locale cooperativa di cacciatori. Poi partì un meccanismo di emulazione da parte di altri comuni adiacenti».

Ed è, questa impostazione che prevede una adesione volontaria e “dal basso” da parte dei comuni coinvolti, una strategia su cui sussistevano numerosi dubbi, ma che al momento si sta rivelando vincente, in direzione di una concezione non ostile al parco da parte delle comunità locali, come dimostra l’avvenuta adesione delle nuove aree.

Il passo successivo appare ora quello indicato dallo stesso Tollini riprendendo prospettive espresse precedentemente su greenreport dal presidente del parco, Fausto Giovanelli: e cioè la prospettiva di dare corpo all’«idea originale» per la quale è stato creato il parco stesso: idea che prevede «un assestamento del parco che comprenda tutte le zone di crinale da Pistoia a La Spezia».

Ed è chiaro che, se il peculiare meccanismo “partecipativo” e sperimentale con cui è stata organizzata l’inclusione delle varie comunità locali all’interno dell’area protetta può creare delle difficoltà di non poco conto (ad esempio: cosa succede se un’area protetta viene proposta su motivazioni scientifiche e/o economiche valide, ma le comunità locali non accettano di entrarvi: non si fa il parco?), comunque da un altro punto di vista esso potrebbe rappresentare un veicolo di accettazione delle politiche integrate di salvaguardia e sostenibilità dello sviluppo territoriale, che caratterizzano l’attività di un parco nazionale, da parte di popolazioni locali. Questo discorso può valere per tutti gli ambiti in cui siano presenti parchi nazionali e/o aree protette, ma esso assume particolare valore per un migliore rapporto tra essi e le popolazioni dell’appennino lucchese e di quello pistoiese, tipicamente tra le più ostili per vari motivi storici, culturali e territoriali, alla politica delle aree protette.

Filattiera (MS): Parco Regionale dell’Apppennino Tosco-Emilianoultima modifica: 2009-12-11T17:54:21+01:00da minobezzi1
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