………e ri-Viareggio (LU): Quelli che le guide…..

Di Riccardo Farchioni 

 

 Eccoli, schierati dietro le loro Guide ordinatamente disposte sul tavolo. Chiamati a raccolta qui, all’Hotel Plaza e de Russie di Viareggio da Guido Ricciarelli, fine scrittore di vino (vedi Spirito DiVino) e superbo aggregatore quando si tratta di cose enogastronomiche, ci sono Eleonora Guerini, curatrice assieme a Marco Sabellico e Gianni Fabrizio dei Vini d’Italia del Gambero Rosso, Stefano Ferrari, Slow Food, la cui guida, ma non per molto ancora, è solo quella al vino quotidiano. Poi Mario Busso, a capo assieme a Luigi Cremona de I Vini Buoni d’Italia del Touring Club dedicata alle uve autoctone, e Daniel Thomases, storico curatore assieme a Gigi Brozzoni de I Vini di Veronelli. Mancano solo quelli de L’espresso, ma per il resto il panorama è al completo. E sono qui per discutere status e prospettive delle pubblicazioni che ogni anno ragguagliano i loro lettori sulla qualità dei vini immessi sul mercato, quando ormai sono tutte sugli scaffali delle librerie. Con un interlocutore non ufficiale ma presente: internet con i suoi contenuti che si vanno affiancando a quelli della carta stampata, perché citati e ripresi, e perché compaiono sempre più spesso prima degli altri anche se forse proprio per questo vanno vagliati con attenzione perché se il supporto è veloce e flessibile la tentazione della approssimazione, per non dire di peggio, è forte.

Eleonora Guerini appare subito molto diretta e franca nella comunicazione (”comunicazione femminile”?) quando racconta dello sgomento alla telefonata di Cernilli che la informava del divorzio voluto da Slow Food e la redarguiva per i suoi timori di non farcela, quando si pone con angoscia l’annoso problema degli assaggi in momenti sbagliati per i vini, o quando tiene botta gagliarda alla critiche di un Piero Palmucci alias Poggio di Sotto, eccelso produttore di Montalcino (”i critici devono ascoltare di più i produttori”, “ma i produttori devono rispettare di più i critici”). Ma tutto è bene quel che finisce bene: la “nuova” guida del Gambero Rosso è meno ingessata e ha beneficiato dell’ingresso di nuove leve che sanno anche scrivere piacevolmente.

Ferrari ammette che era la base del movimento braidese che da tempo chiedeva la separazione dagli storici collaboratori romani per evidenti differenze di visioni e filosofie, e regala qualche indiscrezione sulla nuova guida Slow Food, che, grazie alla capillare organizzazione sul territorio che va dai soci ai fiduciari, ascolterà i produttori e non solo i loro vini, e sarà quindi basata non sul semplice assaggio dei campioni, ma sulle visite sistematiche alle aziende.

Mario Busso rileva come la Guida Vini Buoni d’Italia si sia inserita in un doppio snodo nella nostra cultura vitivinicola: il nuovo interesse per le uve autoctone e un maggiore apprezzamento nei vini della eleganza e della bevibilità piuttosto che della potenza e della “materia”.

Fin qui, tanto fair play. Quando poi si passa a parlare di internet, apriti cielo. Ad Eleonora Guerini vengono in mente immediatamente i forum, rissosi e senza senso nei quali spesso si gioca “a chi ce l’ha più lungo” (e tutti i torti non le si possono dare, a dire il vero), e dove lei non si sogna neanche di intervenire, e anzi rimprovera il grande capo Daniele Cernilli che invece ama farlo. Aggiunge però, per completezza, che “i blog sono un’altra cosa”.

Mario Busso non ha tempo di andare in rete, e non si ha motivo di non credergli, anche perché guardandolo ci si fa l’idea, magari erronea, di un distinto signore che intinge la  stilografica d’oro nel vasetto d’inchiostro mentre si chiede cosa diavolo stiano facendo tutti quelli che scrivono su una tastiera e guardano uno schermo luminoso.

Ma è Thomases, poi, che ci mette il carico da novanta: potrebbe parlare della sua guida, del fatto che è l’unica sopravvissuta di una gloriosa casa editrice che porta il nome di un certo Veronelli, e di questo si potrebbe andare anche orgogliosi. Ma niente. Dice di non voler polemizzare con gli assenti (che sono poi Andrea Gori, sommelier e blogger per antonomasia su Vino da Burde, che ha aperto il dibattito ma poi è dovuto andare a lavorare) però lo fa. E si chiede: ma chi questi “blogger” che scrivono di vino su internet, che titolo hanno per farlo? “Io mi occupo professionalmente di vino dal 1987 e lo faccio a tempo pieno tutto l’anno.”

Ci si potrebbe chiedere che titoli avesse Thomases nel 1987 per scrivere di vino, o che titoli hanno la miriade di collaboratori “part time” delle guide, ma lasciamo andare. Insomma, chi non è “qualificato” non solo non deve ergersi a giudice, stilare improbabili classifiche (e su questo ci si può tranquillamente stare), ma non si deve azzardare a descrivere neanche l’ombra di un vino o roba simile, dire magari se gli è piaciuto o meno e farlo sapere in giro.

I produttori presenti, non intervengono sull’argomento, ad eccezione di Federico Curtaz, agronomo ed enologo di indiscutibile intelligenza, che rinuncia ad ogni diplomazia e si rivolge ai relatori con un ammiccante sorriso: “questi blogger sono i vostri figli indesiderati. Sono l’effetto dello scoppio del preservativo!” E giù risate soddisfatte, e giù applausi.

Ma insomma, c’è da chiedersi, cosa ha fatto di male internet, o meglio l’informazione via internet, per avere dei feedback così ostili? Si potrebbe liquidare la questione con una inadeguatezza cultural-anagrafica di chi esprime certi giudizi, di chi vuole esorcizzare qualcosa che non capisce, con cui non ha, o non ha più l’elasticità mentale di interfacciarsi, che vede nebuloso e oscuro, e quindi pericoloso? Si potrebbe fare così e lasciarli indietro con le loro stilografiche in mano.

Potrebbe essere che i produttori (così come altre categorie di “giudicati” o recensiti, non solo nel settore enogastronomia), spesso innervositi o infastiditi dai pareri stampati sulla carta, vedono aprirsi un altro fronte di discussione, per di più diffuso e impalpabile.

Urgono sicuramente ulteriori spunti di riflessione, nei quali trovare magari qualche colpa dall’altra parte visto che ci sarà di sicuro, in un avvitamento autoreferenziale, nella quantità di soggetti che appena mettono le mani su una tastiera si convertono subito in mâitre-à-penser, che si sentono immediatamente depositari di ogni verità ed in grado di dare lezioni, per non parlare di casi di vera e propria mitomania che si affacciano in post e commenti, ego ipertrofici i cui unici piaceri sono il sentirsi offesi da qualsiasi obiezione e scatenare risse furibonde su temi assolutamente marginali.

Tenendo anche conto che non sarebbe così difficile il far parlare semplicemente le cose, il dare voce a chi non l’avrà o l’avrà in ritardo sugli altri più classici supporti. Forse sarebbe semplice, o forse non lo è così tanto, ma vale la pena di provarci. Si dimostrerà forse che i supporti sono solo un dettaglio rispetto alle idee e ai contenuti, e magari potranno anche integrarsi secondo le proprie vocazioni realizzando un “ordine superiore”.

E di quelli con la stilografica in mano, o di quelli che si sentono gli unici titolati, rimarrà poca memoria.

Nelle immagini: Guido Ricciarelli con il rappresentante dell’Hotel Plaza e de Russie di Viareggio, Eleonora Guerini e Maurizio Ferrari, Daniel Thomases e Mario Busso, Eleonora Guerini, il produttore Costantino Charrère, alcuni fra i vini in degustazione dopo il dibattito.

acquabona

………e ri-Viareggio (LU): Quelli che le guide…..ultima modifica: 2009-12-17T11:38:21+01:00da minobezzi1
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