Arezzo: Karemaski Multi Art Lab

Karemaski Multi Art Lab è un’associazione culturale attiva dal settembre del 2008. Fondata da sette operatori culturali con un’età media attorno ai trent’anni, aventi già alle spalle esperienze in organizzazione di festival come Italia Wave e Copyleft Festival o gestione di locali ed eventi culturali, l’associazione è diventata fin da subito un circolo affiliato all’Arci, una realtà associativa che in quel periodo cercava idee e spunti per ripartire.

Presidente di questa bella realtà è Marco Gallorini, che si occupa della direzione artistica e della comunicazione del Karemaski.
A chi si rivolge principalmente l’attività del Karemaski Multi Art Lab?
“Abbiamo già circa 6000 tesserati in un anno e mezzo di attività, a questi si aggiungono coloro che posseggono tessere arci di altri circoli. Quindi un pubblico stimato di circa 15000 ingressi a stagione, ampio, trasversale, sia per idee politiche e provenienze sociali che per età. Anche se la media dei soci è ovviamente su un target di 20-35 anni, in alcune occasioni come presentazioni di libri o vernissage, il circolo è stato frequentato da signori e signore più che sessantenni”
Quali sono le iniziative che vi caratterizzano?
L’attività principale è l’organizzazione di concerti. In poco tempo siamo diventati uno dei club di  riferimento nel centro Italia per quanto riguarda la scena indipendente italiana e il panorama reggae. Lavoriamo molto sulla differenziazione della proposta musicale, spaziando nei generi dall’indie rock al reggae, dall’elettronica al funky, dal dub al folk e via dicendo. In un anno e mezzo abbiamo ospitato nomi importanti come Marta Sui Tubi, Paolo Benvegnù, Don Letts, Stereo Total, Ulan Bator, Zu, Sud Sound System, ecc. Oltre alla musica abbiamo organizzato nel tempo presentazioni di libri con nomi del calibro di Gianni Mura e Massimo Carlotto, spettacoli teatrali, cabaret, ogni mese abbiamo una mostra di arti visive. Il circolo nasce infatti come “multi art lab”, un aspetto che dobbiamo ancora appieno sviluppare ma che è nel nostro dna, anche grazie all’insegnamento di  Arezzo Wave, che faceva dell’approccio multi arte uno dei suoi punti di forza.
Chi può partecipare alle vostre iniziative?
Come fruitore chiunque si riconosca nei valori del circolo, che sono poi in generale i valori della laicità, della legalità, della tolleranza, dell’accettazione delle diverse culture, dell’antifascismo; in generale i valori propri di tutti i circoli Arci d’Italia.
Come organizzatori partecipano alla vita del circolo davvero molte delle più interessanti realtà attive in città: con molti soggetti provenienti dallo Skate Park organizziamo serate reggae (2 King Family), elettroniche (Kriminal Hertz) e rap (Strani Crani), con Nausica abbiamo organizzato proposte di taglio teatrale, con la crew Deep sono da poco partite serate funky, con i ragazzi di Metal Arezzo Festival abbiamo ideato una versione invernale del festival, con la nascente Arcigay di Arezzo stiamo preparando una serie di serate lesbo gay, le serate letterarie vengono organizzate con la Libreria Leggere, con Mengo Fest stiamo lavorando in questi mesi ad un progetto comune. Abbiamo avuto anche collaborazioni occasionali con Ucodep, Le Officine della Cultura, Concerto per un amico, Libera Arezzo, Insanamente di Cortona. Infine l’Arci, con la quale il rapporto è molto stretto e lo scambio continuo. Se la proposta è valida e c’è voglia di rimboccarsi le maniche e lavorare seriamente difficilmente non si trova uno spazio all’interno del nostro circolo.
Come e perché è nata l’esigenza di creare questo spazio?
La nostra idea era quella di colmare un vuoto culturale nella città che aveva perduto da poco Arezzo Wave e che non vedeva la presenza di club che proponessero musica indipendente, animati prima che dal profitto dalla volontà di offrire una proposta culturale il più possibile aperta e varia, un multi art lab che avesse come perno la musica ma attorno al quale ruotassero come satelliti molte altre attività. Volevamo uno spazio fortemente “politico”, dove per politica si intende una direzione artistica che guardi alla qualità delle proposte, alla loro eterogeneità, un rapporto con i soci non verticale, ma orizzontale e dialettico.
Qual è secondo te l’orizzonte culturale che si presenta davanti a un giovane della tua generazione?
Arezzo ha perso parte di un patrimonio economico e culturale con la perdita del suo festival principale. Dico parte, perché molta gente come me che lavorava (e ancora lavora) al festival adesso si occupa di cultura in città con buoni risultati; operatori che senza Arezzo Wave adesso probabilmente  sarebbero ad occuparsi di tutt’altro.
Una pecca enorme delle amministrazioni passate e presenti è sempre stata quella di non saper fare sistema, di studiare una progettualità di lungo periodo. Di questo stato delle cose paghiamo in parte le colpe, manca un’educazione diffusa attorno a molti settori artistici e culturali. E nulla nasce dal nulla, da buon ateo non credo nei miracoli: se vai in certi comuni della bassa padana scopri che esistono centinaia di migliaia di musicisti giovanissimi, è da quella zona che esce il più alto numero di scrittori di fama nazionale, e via dicendo. Lì si investe, è lì che ci si inventa il festival della letteratura di Mantova o il Buskers Festival di Ferrara. Guardando al presente, va notato che la nascita di Neoon, alla quale abbiamo contribuito fin dagli inizi, ha rappresentato un bello scossone anche nei rapporti tra associazioni. Non è certo la bacchetta magica che può risolvere ogni problema, ma sono convinto che il percorso di dialogo tra operatori e degli operatori con le istituzioni darà buoni frutti. La cultura in questo può essere uno strumento meraviglioso, è sia stimolo sia mezzo di confronto e dialogo.

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Arezzo: Karemaski Multi Art Labultima modifica: 2010-01-23T15:41:34+01:00da minobezzi1
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