Scoppia il caso “Pontone”all’interno del porto di Livorno. Di una piattaforma cioe’, noleggiata dall’Autorita’ portuale per una cifra che si aggira attorno ai 700.000 euro, e mai utilizzata.
Almeno queste sono le dure accuse lanciate dal centrodestra tramite un’interrogazione parlamentare, firmata dall’onorevole Riccardo Migliori, e ripresa dal consiglio provinciale a firma di Benito Gragnoli. Una raffica di fuoco, che raggiunge Roberto Piccini proprio alla vigilia della scadenza del suo mandato.
Piccini non va riconfermato, attacca ancora il centrodestra , perche’ questa e’ una vicenda grave, dal momento che l’operazione Pontone sarebbe stata portata avanti, spiegano dal centrodestra,non per effettivo bisogno, ma soltanto per sottrarre la piattaforma alla Sintermar, di fatto la concorrente piu’ stretta della Compagnia Lavoratori Portuali.
Accuse pesantissime, che tirano in ballo un presunto conflitto di interessi dello stesso Piccini, cavallo di battaglia del centrodestra, a lungo alla guida della Compagnia lavoratori portuali, prima di diventare presidente della Autorita’ Portuale. Accuse che ovviamente Piccini respinge con forza e determinazione.
L’acquisto di un secondo bacino galleggiante, affermano da palazzo Rosciano, era deciso da almeno 5 anni, tanto che e’ in corso una gara per l’acquisto di due pontoni, da inserire nel porto, per favorire le scarico delle merci. Il pontone in questione, spiegano ancora dalla Port Autorithy, e’ stato invece noleggiato per cambiare la morfologia della Calata Tripoli, che presentava problemi per l’attracco delle navi. Vero e’, confermano da palazzo Rosciano, che con il passare del tempo il lavoro sulle banchine e’ diminuito e di conseguenza anche l’utilizzo del pontone e’ scemato. Spiegazioni che pero’ non sono ritenute sufficienti né dall’on Migliori né dal consigliere provinciale Gragnoli, che sollecitano un’inchiesta sulla vicenda con l’invio degli ispettori del ministero della corte dei conti e dell’autorita’ garante della concorrenza.
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