Livorno: Spazzatura da quattro province

Torna alla ribalta il problema del piano interprovinciale sui rifiuti. Questa volta a prendere la parola sono gli assessori all’ambiente della provincia di Pisa e Livorno, per annunciare come imminente la presentazione del piano che dovrà essere passato al vaglio dei comuni e delle province interessate.

Con la legge regionale del 2007 sul piano rifiuti, infatti,  che presentava in allegato un programma cronologico, bisognava intervenire su vari fronti: un’ipotesi di ricognizione del piano interprovinciale e l’individuazione dei vari soggetti capofila, ossia comuni e province, verso la costituzione dei nuovi Ato – Ambito territoriale ottimale – ridotti da 10 a 3.
Dopo questa prima ipotesi ‘ricognitiva’, chiamata “pianetto”, secondo la cronologia ogni Ato – nel nostro caso Pisa, Livorno, Lucca e Massa e Carrara – avrebbe dovuto valutare il piano interprovinciale e adeguarlo con un piano industriale. Tutto questo, secondo i tempi previsti, doveva essere fatto entro luglio del 2009. Il piano inoltre, dovrebbe riguardare la programmazione, non la gestione dei rifiuti che invece dovrà essere regionale; capofila del coordinamento delle province dell’area vasta costiera è Pisa, e in questa fase deve approvare la programmazione con il piano industriale, ossia con le esigenze impiantistiche della zona.
Le linee guida di azione per questo piano sono innanzitutto la raccolta differenziata, a seguire la riduzione del conferimento dei rifiuti in discarica, e terzo, un maggiore controllo sulla tipologia dei rifiuti finiti in discarica. Solo in un secondo tempo, e sotto vincoli ben precisi, è previsto il coincenerimento, ovvero la possibilità di bruciare rifiuti producendo energia.
 
Nel frattempo però, il cosidetto decreto milleproroghe va verso l’abolizione degli Ato, e prevede che i rifiuti tornino di competenza della Regione. Vista quindi l’attuale situazione di ritardo dell’Ato costiera, è probabile che la regione preferisca gestire una programmazione con un accordo interprovinciale concluso, piuttosto che affrontare un problema già ‘scaduto’; da qui, probabilmente, la necessità di un proclama inatteso.

A due giorni dal voto, per annunciare appunto il famigerato piano interprovinciale, gli assessori provinciali all’ambiente di Pisa e Livorno  Valter Picchi e Nicola Nista, dalle pagine del Tirreno di Pisa dichiarano la nascita a Livorno di un mega termovalorizzatore, dettato dalla necessità di “avere nell’area vasta un unico grande impianto di termovalorizzazione, da realizzarsi preferibilmente nella provincia di Livorno“.

L’inceneritore unico, secondo Picchi, dovrebbe avere una capacità tale da bruciare a regime dalle 350.000 alle 400.000 tonnellate all’anno di rifiuti, rivendendo poi l’energia prodotta.

Questo il primo grande dato, e le domande sono immediate: quanto può costare un impianto simile? E quanto può rendere?
Continuiamo la lettura del testo, che affronta subito il problema dell’effettiva necessità di tale impianto: “Nell’area vasta vengono prodotti annualmente circa 4 milioni di tonnellate di rifiuti: il 25% sono urbani, ma la massa è fatta dagli industriali (per i quali dovrà essere predisposto un piano specifico)”.
Quindi 1 milione di tonnellate di rifiuti urbani è la quota annua prospettata dalle province. “Serve un incremento sostanziale – si legge ancora sul Tirreno – per riuscire a seguire l’andamento crescente della produzione dei rifiuti e per consentire ai territori di mantenere l’autosufficienza. Al tempo stesso dovrà essere data un’accelerata alla differenziata, i cui flussi sono in provincia di Pisa sotto le quantità previste per legge: dovremmo essere al 45%, invece siamo al 36%”.

Ma è davvero in crescita la produzione di rifiuti? Solo per quel che riguarda Pisa, sono state prodotte 263.360 tonnellate di rifiuti urbani nel 2008, 269.015 nel 2007 e 269.973 nel 2006, secondo i dati forniti dall’Agenzia Regione per il recupero risorse.  Una tendenza alla diminuzione quindi, non all’aumento, contemporanea ad un incremento della raccolta differenziata.
Premesso che la quantità di rifiuti è in diminuzione, su un milione di tonnellate di rifiuti urbani prodotti annualmente nell’area vasta, raggiungendo livelli ottimali di raccolta differenziata – ossia il 65% – si arriverebbe alla necessità di smaltire una cifra pari a 350.000 tonnellate di indifferenziato. Secondo i tecnici però, un terzo dell’indifferenziato è costituito da rifiuti organici, che non vengono adeguatamente identificati e finiscono in forno. Quindi, togliendo un 35% dalle 350.000 tonnellate rimaste, abbiamo circa 230.000 tonnellate di indifferenziato. A fronte delle 400.000 preventivate nel mega termovalorizzatore, non appare forse una capacità sovradimensionata? Cosa si brucerà realmente e in che percentuale?

Passiamo ora ai costi e ai ricavi dell’incenerimento.
Com’è noto, l’incenerimento ha un costo più alto rispetto alla discarica. Il costo del ‘mandare a bruciare‘ è comprensivo di: ammortamento del costo dell’impianto, manutenzione, attività dell’impianto, personale e così via. Nel caso di costi di ammortamento proibitivi, i gestori sono obbligati, per non restare “con l’acqua alla gola”, ad aumentare le tariffe urbane sui rifiuti, oppure a chiedere deroghe per il trattamento di rifiuti speciali, assai più redditizi.

Il ricavo degli inceneritori è composto sia dall’introito ottenuto per lo smaltimento dei rifiuti, sia dalla vendita dell’energia. Fino a poco tempo fa, la legge considerava l’energia prodotta dai rifiuti solidi come “rinnovabile”, e quindi ne permetteva la vendita a prezzi vantaggiosi. Questo meccanismo non è più in atto, e la vendita di energia ha smesso di essere così remunerativa. E’ per recuperare questa perdita, infatti, che molti impianti decidono così di trattare rifiuti speciali, (venduti a chili non a tonnellate). Quindi, è davvero conveniente investire sugli inceneritori?

Tornando alle cifre del nostro Ato, dei restanti 3 milioni di rifiuti industriali non se ne parla. Come e da chi verranno smaltiti?

Tornando invece ai rifiuti urbani e alla questione di Ospedaletto, Picchi dichiara che “nel medio-lungo periodo, se il percorso che si va prefigurando sarà confermato, probabilmente l’impianto sarà dismesso per quanto riguarda i rifiuti urbani”. L’assessore non cita i rifiuti speciali, né dice che verrà totalmente chiuso. I rifiuti speciali verranno quindi bruciati in entrambi gli impianti? E in che percentuale?

L’iter per l’approvazione del piano interprovinciale è ancora molto lungo. Siamo in una fase di accordo fra province e realtà locali – e se pensiamo che nella nostra Ato sono 19 i soggetti diversi che gestiscono i rifiuti, è più facile comprendere come mai si sia deciso di preannunciare un’opera di questa grandezza a Livorno.
Abbiamo tralasciato l’aspetto ambientale del mega “termovalorizzatore”. Nel pomeriggio di ieri, Medicina Democratica ha emesso una nota in cui affronta senza mezzi termini questo annuncio: “Una città che ha appena manifestato in piazza contro il rigassificatore e per aprire una grande vertenza ambientale, una città che per il 40 % non ha votato tanto è schifata da tutto il teatrino della politica, una città che è seconda in Italia come inquinamento atmosferico, e tra le prime 15 come inquinamento marino, questa città dovrebbe accettare questo nuovo e insopportabile affronto?”
Infine, osserva Maurizio Marchi di Medicina Democratica, “è quantomeno curioso che notizie importantissime come questa per Livorno, escano in cronaca di Pisa, a rimarcare che la popolazione non conta nulla e non deve sapere”.

pisanotizie

Livorno: Spazzatura da quattro provinceultima modifica: 2010-04-05T16:18:17+02:00da minobezzi1
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