Montalcino (SI): Benvenuto Brunello!

Fernando Pardini per lacquabona 

 Del Benvenuto Brunello vi racconto il bicchiere mezzo pieno. Perché non ho voglia di vuoti. Così vi dico che il mio cervello ha riservato alla memoria almeno due circostanze positive (che contribuiscono da par loro a riempire il bicchiere). La prima lì per lì potrebbe sembrare poco interessante, stante la sua natura tecnico-operativa (anche se per un lettore sapere che un giornalista abbia davvero assaggiato il vino di cui va scrivendo, e non un altro, può destare un certo interesse), perciò me la gioco subito: finalmente a BB (ossia Benvenuto Brunello) hanno cambiato il metodo di servizio! Stavolta, infatti, i sommelier ti portavano le bottiglie che avevi ordinato direttamente al tavolo, dove tu potevi decidere se farti servire alla cieca o meno, e comunque potevi ben verificare la corrispondenza vino-bicchiere, cosa impossibile nelle edizioni precedenti. Quindi, ben oltre i risaputi limiti (ai quali sinceramente mi sono affezionato) legati alla location, all’affollamento e al vociare non propriamente assorto tipici dell’appuntamento ilcinese, questa piccola, fondamentale miglioria mi ha regalato la rilassatezza che cercavo, e con essa il buonumore.

La seconda circostanza positiva riguarda l’essenza delle cose, ovvero le intimità dei vini. E se lo sguardo gettato sui Brunello 2005 (contrariamente a quello destinato ai Riserva 2004, di cui fornirò una panoramica pressoché completa) non è stato uno sguardo a 360 gradi (“solo” una novantina i vini assaggiati, senza contare l’endemica assenza di nomi importanti come Biondi Santi, Cerbaiona, Salvioni, Salicutti, Costanti, Poggio di Sotto, Soldera, Pieve Santa Restituta o di altri da tenere sott’occhio come Stella di Campalto, Collosorbo, Pian dell’Orino, Campi di Fonterenza), un’idea me la son fatta, e posso dire che non ci troviamo di fronte a una grande annata. Siamo di fronte a una buona annata. Picchi da cercare con il lanternino, ma confortante qualità media. I “finali” di bocca non fanno la differenza, questo no, e la qualità tannica non è magari eccelsa, ma di contro non possiamo non accorgerci di una salvifica sterzata sulle ali del buon senso, per la verità già subodorata lo scorso anno quando mi trovai a parlare dei Brunello 2004. Accorgersi che la strada intrapresa dalla stragrande maggioranza delle cantine è ormai quella della “trasparenza” espressiva, poco incline al camuffamento e al belletto (se escludiamo il ricorso alla “storica” tecnica del ringiovanimento, sulla quale ho già avuto modo di esprimermi – leggi qui ), “attributi” che fino a ieri avevano trovato interpreti furbescamente ispirati, è un bel vedere! E se per i vini costituzionalmente più deboli ancor più chiara apparirà la loro “fragilità”, ben venga la loro sincerità (e anche qui del fatto se meritino o non meritino la menzione Brunello, con relativo prezzo, non ne parlo, sennò che bicchiere mezzo pieno sarebbe!); se avremo sacrificato certe repentine rivisitazioni stilistiche sull’altare della coerenza, ben venga l’incoerenza quando l’approdo nuovo “sprigiona” sangiovese da tutti i pori. Una cosa è certa: questa ritrovata unità d’intenti gioverà all’immagine tutta di Montalcino. Montalcino aveva ed ha bisogno di questo. Finalmente pochi i bicchieri dai colori saturi, finalmente rare le svisate esotiche nel registro dei profumi, finalmente propositive e non omologanti le declinazioni in odor di territorio, a raccontare con maggiore puntualità le potenzialità dei vari versanti. Non resta che confidare sulla continuità, affinché il futuro possa essere all’insegna della tipicità e della caratterizzazione, ciò che imporrà sempre e comunque produttori “pensanti e consapevoli”. Senza testa, senza consapevolezza, nascono le scorciatoie e le scorciatoie -in campagna come in cantina-accorciano la strada sì, ma verso la decadenza e la perdita di credibilità. I segni, più che le avvisaglie, hanno parlato chiaro. Non ci sarà un altro appello. Non più.

Quindi, a ben cercare, ci si potrà divertire con Brunello freschi e spigliati, dove la cappa dell’alcol, vero e proprio freno anche per annate potenzialmente più ricche, non appesantisce la beva e dove la precoce armonizzazione delle parti contribuirà a rendere i vini molto piacevoli fin da subito. Le interpretazioni secondo tradizione o secondo modernità, nel frattempo, vanno facendosi più sfumate nei bicchieri. E iniziano a contare di meno che non nel passato di fronte alla sostanza stessa di quei bicchieri, capaci come sono di suggerirti qualcosa che abbia a che fare con la terra indipendentemente dalla bontà della vendemmia, indipendentemente dagli estri cantinieri. E pure questo è un bel viatico.

Così, tanto per proseguire nell’ottica del bicchiere mezzo pieno, mi permetto di segnalarvi una ventina di Brunello che mi sono parsi interessanti (alcuni moooolto interessanti), affidando come sempre alle parole (poche stavolta) il compito arduo di suggerire il mio grado di immedesimazione, confidando che queste impressioni (spero con qualche sorpresa in più, anzi ne son certo) vengano confermate dagli assaggi estivi, che effettuerò seri e rigorosi su tutto lo scibile di Montalcino e di cui vi renderò edotti, benedicendo una volta ancora la vostra pazienza di lettori.

Ah dimenticavo, con la speranza che il bicchiere resti pieno!

Montalcino (SI): Benvenuto Brunello!ultima modifica: 2010-04-22T12:50:18+02:00da minobezzi1
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