Castellina in Chianti (SI): Riconciliarsi col Sangiovese


Il sangiovese è tra le uve più gettonate e taroccate d’Italia. Non è una varietà univoca, tant’è che azzardandoci a pensarne una versione definitiva andremmo a guadagnare sul campo un feroce mal di testa e nulla più. Diciamolo chiaramente, parlare in termini vaghi di sangiovese non significa nulla: è un’uva che può avere sfumature genetiche differenti, è piantata in mezza penisola e solo in Toscana è nel disciplinare di un numero enne di denominazioni.
Quindi non ci resta che mettere qualche paletto e stringere  il campo: oggi non usciamo dal seminato delle zone storicamente più vocate e parliamo di Chianti Classico.

Tenuta Villa Rosa è nel comune di Castellina e non è una piccola realtà: ha 37 ettari vitati, 15 impiantati a uliveto e un centinaio coperti da bosco. I vini prodotti in azienda hanno un impatto tradizionale e ci sentiamo di sopravvolare sulla bassa percentuale di merlot che partecipa alla cuvée “base”, visto che dietro il progetto c’è lo zampino di Giulio Gambelli, vera e propria garanzia di qualità e rispetto del territorio.
Figura inossidabile quella di “Bicchierino” Gambelli e basta nominarlo per immaginarsi vini longevi, complessi e bevibili. Caratteristiche che ritroviamo in questa riserva 2001, selezione resa ancora più interessante dal prezzo a dir poco competitivo.
L’impatto visivo è da amarcord (granato netto che va a diluirsi sull’esterno del bicchiere) e non è da meno la sequenza dei riconoscimenti olfattivi. Non aspettatevi esplosioni di frutta o piroette estetiche: l’andamento al naso è lineare, classico ma coinvolgente. E’ un vino stilisticamente essenziale e portando il bicchiere al naso andiamo incontro a quello che vorremmo trovare e nulla più: note di fiori appassiti, arancia, prugna matura, visciola. Inoltre ricordi speziati e sensazioni eteree ne ampliano la complessità, parlando di evoluzione con tocchi leggeri. L’assaggio è sorprendente, elegante e fresco. Torna l’agrume, il frutto in bocca è quasi in confettura e il finale è dinamico, sapido. La retro-olfazione, puntigliosa e millimetrica, si sviluppa sfaccettata e invoglia a berne ancora.

Ecco. La bottiglia è finita e ne berremmo ancora. Questo è il punto.
Guardandoci intorno, immersi fino al collo nella parola “bevibilità”, quasi non ci accorgiamo di essere in Toscana, avvezzi – nostro malgrado – ad altre intensità da queste parti. E torneremmo ancora a berne, oggi e domani, per ricordare che  il sangiovese è varietà immensa eppure troppo spesso travisata, maltrattata, incompresa.

Castellina in Chianti (SI): Riconciliarsi col Sangioveseultima modifica: 2010-06-29T11:48:37+02:00da minobezzi1
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