È stato il paese che più tempo ci abbia messo a raggiungere. La statale del Cerreto si fa lunga e monotona dopo Fivizzano e la Verrucola. Qualche anno fa eravamo arrivati fino a Mommio, ma strada da fare ce n’è ancora fino al paese. Tra l’altro entriamo anche in riserva e dobbiamo salire fino al Passo per rifornirci.
Stranamente le macchina ci vengono tutte incontro, orde di gitanti emiliani verso la Lunigiana? Insomma, il viaggio è comunque ameno nonostante Claudio mugugni continuamente, ma Paolo fa da controparte.
Dall’alto si capisce il perchè del nome, Sasso Albo, con i gessi bianchi che riflettono il sole sopra il borgo. Racconta la leggenda che Sassalbo non avesse camini, perchè fondata da un gruppo di pirati in fuga, che in questo modo non sarebbero stati scoperti per il fumo delle case.
Sassalbo è un paesone, molto più grande rispetto ad altri abitati aggrappati sui monti.
Continuiamo il giro, in fondo al paese, vediamo anche un piccolo oratorio che sembra una casa privata. È dedicato a Sant’Ugo ed appartiene ai cavalieri dell’ordine di Malta. Fin qui nella Lunigiana orientale sono arrivati!
Però questo era un importante punto di passaggio verso il Passo dell’Ospedalaccio nel Medioevo. Scendiamo anche fino al Rosaro, dove lo vediamo noi un rigagnolo, ma più è balneabile in alcuni punti. Finiamo il giro parlando degli Ufo, che qui si dice siano stati avvistati nell’estate del 2001 e di uno scultore sassalbino emigrato in Australia, di cui non ricordo il nome, che ha creato il portale della foto.
Tornando verso Fivizzano, ci fermiamo alla pieve di Vendaso, con caravan incorporato (viva le foto con le macchine). I capitelli dell’interno valgono la pena, mi ricordano quelli della pieve di Codiponte.
Fivizzano è proprio il comune delle cento frazioni, ma poco a poco arriviamo ovunque…
terredilunigiana