Firenze: I mai visti (al femminile)

Costanza Baldini

Come ogni anno torna il consueto appuntamento con “i mai visti” ‘regalo’ degli Uffizi alla città di Firenze. Dopo santi, poeti e navigatori gli Uffizi offrono al pubblico la possibilità di conoscere la straordinaria forza dell’arte al femminile.
Questa edizione, a cura di Giovanna Giusti, è dedicata infatti alla “sezione femminile” della Collezione di autoritratti della Galleria degli Uffizi. Le “Autoritratte” sono una parte minima (solo il 7%) della intera Collezione (1700 opere circa), unica per originalità e ricchezza. Attraverso la selezione di sessanta effigi di artiste note e meno note, si compone una miscellanea di tipologie, mirando alla notorietà, alla qualità, alla moda, all’originalità e al mistero delle ignote.
La mostra rende visibile da una parte la storica condizione di subalternità della donna artista – circoscritta troppo a lungo a campi riduttivi della propria espressività – e dall’altra le scelte dei collezionisti, mecenati e direttori, che hanno saputo includere nella Collezione opere di singolare interesse, anche di artiste donne, fin dal Seicento, quando il cardinal Leopoldo de’ Medici ne compose il primo nucleo.
80 i nomi delle artiste in mostra, 60 le “storiche” – dalla Tintoretta a Lavinia Fontana, Rosalba Carriera o Elisabeth Vigée Le Brun fino alle meno note Marianna Waldstein, Irene Parenti Duclos, Therese Schwartze Van Duyl, Elza Ransonnet Villez, Marie Collart Henrotin; ma anche Merret Oppenheim, Marie Laurencin, Kathe Kollowitz, Elisabeth Chaplin, Olga Carol Rama. Un particolare significato assumono tre ritratti di, come scritto sul retro di una delle tele, i cui nomi ci auguriamo possano tornare alla luce, come quello di una straordinaria giovane Maria Hadfield Cosway, riconosciuta recentemente ed esposta per la prima volta.

Ai ritratti delle artiste storiche si aggiungeranno le ultime recentissime acquisizioni: 20 nuove artiste che la Galleria degli Uffizi ha invitato – per l’aggiornamento e il futuro della Collezione – alla donazione di un autoritratto. La risposta è stata generosa e variata l’espressione, attraverso quei media, dall’olio, alla fotografia, al collage, all’arazzo, al video, alla scultura che si fanno strumenti della varietas creativa del secondo Novecento. Così oggi gli autoritratti di Carla Accardi, Jenny Holzer, Vanessa Beecroft, Niki De Saint Phalle, Patti Smith, Francesca Woodmann, Ketty La Rocca, Alison Watt, Lynne Curran, Berline de Bruyckere, Nadia Berkani, Antonella Bussanich, Yayoi Kusama, Marilù Eustachio, Lucia Marcucci, Mirella Bentivoglio, Elisa Montessori, Tinca Stegovec, Giosetta Fioroni, Esther Ferrer assumono un ruolo di simbolica ‘compensazione’, esemplificando quante mutazioni di pensiero e di stile abbiano fecondato il secolo appena trascorso; e ciò proprio ad opera di tante donne risolute, impegnate, capaci d’esprimere ingegno e creatività.

Ha dichiarato la Soprintendente Cristina Acidini: “Per le collezioni fiorentine era tempo che si raccogliessero i frutti di un ormai lungo lavoro d’indagine documentaria e di ricognizione critica, grazie al quale negli anni molte personalità artistiche femminili sono riemerse negli studi, in attesa d’esser presentate ad un più vasto pubblico”.

Ha aggiunto il Direttore della Galleria degli Uffizi Antonio Natali: “Quest’anno non si dirà ‘I mai visti’ ma ‘Le ami viste’, perchè l’esposizione di Natale degli Uffizi è tutta votata al femminile, a creazioni concepite da donne; anzi a effigi di donne che meditano sulla propria apparenza o sulla propria identità intellettuale e poetica. Nella mostra si potrà scoprire che a partire dalla metà del Novecento l’esercizio espressivo delle donne si arricchisce e nel contempo si apmlifica l’intensità della loro voce. La poesia – sia essa di parola, di figura o d’invenzione – non può prescindere dalla libertà. Libertà d’esprimersi senza sentire sul collo il vento o anche soltanto l’alito dei pregiudizi. Libertà di essere (e non solo di sentirsi) pari a qualsiasi altro compagno di viaggio”.

Alla conferenza stampa a cui erano presenti alcune artiste tra cui Vanessa Beecroft è intervenuto anche Philippe Daveriò che ha fatto i complimenti per la mostra dichiarando “Ho sempre pensato che la pittura fosse una prerogativa per la popolazione maschile adulta nelle aree stanziali del Mediterraneo e che alle donne fossero peculiari altri tipi di espressione come la poesia o la calligrafia, ma devo dire che questa mostra propone numerose e straordinarie eccezioni cromosomiche”.

La mostra sarà aperta al pubblico presso la Galleria degli Uffizi, Sala delle Reali Poste dal 17 dicembre 2010 al 30 gennaio 2011.

INFORMAZIONI:
Amici degli Uffizi
tel. 055 – 213560

www.amicidegliuffizi.it

Firenze: I mai visti (al femminile)ultima modifica: 2010-12-20T15:31:00+01:00da minobezzi1
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Un pensiero su “Firenze: I mai visti (al femminile)

  1. La condizione della donna è la diaspora che nell’attualità appare enunciata dal confronto con le culture migranti, sebbene da almeno due millenni le nuove religioni vi apposero dei marchi etici che al confronto con la moderna percezione del diritto e del giusto mostrano notevole obsolescenza. Dal Gennaio 2011 un nuovo testo disquisisce la tematica esponendo le basali induzioni che producono un approccio etico sminuente o subordinante nei confronti della femmina e adeguato anche alla stregua di manuale per prevenire i pericoli nascosti nei moti interpersonali, qualora le religioni vi aggreghino un influsso di rilievo. L’argomento primario è implementato con una scansione della vita di Gesù nella Galilea, osservata con uno scrupolo investigativo moderno e adeguato nell’evidenziare degli aspetti denotanti gli errori interpretativi, che i padri fondatori della Chiesa Cattolica potrebbero aver commesso, e gravato sulla figura femminile. L’occidente è sede della cultura emersa dominante nella storia e la questione “condizione della donna” come la conosciamo è anzitutto la deriva più eclatante delle impostazioni della Chiesa Cattolica ai suoi primordi. Aiuta inoltre a comprendere gli eventi del nostro tempo, quando le religioni appongono dominanti ruoli identificanti.
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