Il terroir è quello senese di Castelnuovo Berardenga, all’estremo sud della denominazione, dove le arenarie stratiformi e i sedimenti marini, incontrando l’aria calda e asciutta proveniente dal Tirreno, che garantisce la maturazione completa ed uniforme di un’uva, il Sangiovese, ostica sotto questo profilo, danno Chianti di buon corpo e dal bouquet penetrante e complesso.
Senza giungere all’eccellenza della Riserva Berardo della medesima azienda, la cui personalità decisa, peraltro, vuole l’amatore dei Chianti potenti e rustici, è un bell’esempio di come si possa solleticare il gusto internazionale senza eccedere col legno e banalizzare un vino che è pur sempre una bandiera dell’enologia nazionale.
È pacioso e corposo al punto giusto e non rinuncia, però ad una certa complessità: aromi intensi di tostatura, liquirizia, menta, fieno e sentori di frutti di bosco, di ciliegia e di viola, il tutto avvolto da una confortevole morbidezza e favorito dal corretto equilibrio tra i tannini e l’alcol.
In tavola vuole primi di qualche sostanza, in particolare le zuppe di fagioli e le variate paste e fagioli di cui abbonda l’Italia, e le carni arrostite, sicché è vino che può agevolmente accompagnare l’intero pasto.
La spesa è attorno ai 18 euro, poco meno o poco più in relazione all’annata.
FT
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