Andrea Gori per dissapore
Varie annate in degustazione per il Chianti Classico e bella la separazione delle aziende per territorio piuttosto che per ordine alfabetico: potrebbe essere una buona base per la suddivisione in macrozone, utile per differenziare il marchio. Tra le annate in assaggio, grandi entusiasmi per una 2009 che promette meraviglie e già si è materializzata in vini piacevoli, croccanti e molto adatti alla tavola. Le Riserva 2008, invece, mostrano un po’ gli spigoli anche se come spesso succede in annate non fortunatissime, il “manico” si sente e non mancano piacevoli eccezioni. In ogni caso, moltissimi campioni da riassaggiare tra queste Riserve 2008, magari passata l’estate.
Produttori sempre meno sedotti dal legno e terroir che fanno capolino, soprattuttto Radda e Castellina, presentando caratteri ricorrenti. E anche Marco Pallanti parla di sottozone e della loro valorizzazione, oltrechè degli incoraggianti segnali dai mercati con segno + alle vendite.
Ottime le confeme dell’annata 2007 (e 2006) con campioni quasi tutti eccellenti e ricchi di personalità. In genere, un vino che si conferma al top per la destinazione da tavola e che si lascia apprezzare come espressione di Sangiovese sempre più autentico e raffinato. Ascoltiamo anche due commenti autorevoli: Armando Castagno (Bibenda) e Giampaolo Gravina (L’Espresso).