Lucca: Park a Day

Un momento del 'Park Art Day' di Lucca

Stefano Giuntini

Mentre il dibattito sulla chiusura del “LookAtFestival” infiamma la comunità di lettori sulle pagine de LoSchermo.it, coinvolgendo persone da tutta Italia e facendo nascere movimenti di solidarietà alla manifestazione, a Lucca si affaccia – timidamente – una nuova espressione creativa.

Stiamo parlando del “Park Art Day”, che ha debuttato sabato nel parcheggio di viale Luporini in contemporanea con tante altre città europee, unendo tutta una comunità internazionale di “street artist”, che hanno “occupato” (in realtà a Lucca i posti auto erano pagati) con le loro opere e performance il freddo asfalto dei parcheggi blu.

Certo, ancora nella nostra città il fenomeno non è diffuso, in quanto neonato, ma la scintilla accesa da quei 18 performer, tra cui il videoartist di fama nazionale Giacomo Verde, ha gettato un seme che vale la pena coltivare.

Va coltivato in questo particolare momento, in cui attraverso i tanti appelli a salvare il “LookAt”, si respira nell’aria la voglia di spazi dedicati alla libertà d’espressione e – più in generale – all’arte.

A tal proposito ci sentiamo di lanciare agli amministratori e ai cittadini la proposta di adoperarsi ad allestire uno spazio pubblico, scegliendo una location fra le tante aree dimesse presenti sul territorio (recentemente catalogate da una mostra fotografica), e metterlo a disposizione – calendarizzandolo – agli artisti locali e di altre città per le loro libere performance.

Il tutto cavalcando – sulla lezione del “LookAt” – quel prototipo di “modello d’intervento culturale nella città”, diffuso in tutta Europa e negli Stati Uniti, che si basa sul riutilizzo, anche temporaneo, di spazi vuoti, “ricaricando” di energia creativa edifici che hanno esaurito la propria funzione originaria.

Un po’ come ci ha insegnato il “LookAtFestival” alla ex Manifattura Tabacchi.

Si potrebbe iniziare creando uno spazio estremamente flessibile, da mettere a disposizione degli artisti per portare avanti interventi creativi, capaci di alimentare un micro-sistema economico nel settore della cultura.

Costruire il prototipo di una nuova struttura culturale flessibile, infatti, potrebbe essere simile a progettare un software open source estremamente leggero e versatile, che possa girare nel “sistema operativo” della città per proporre soluzioni più avanzate a problemi atavici.

In un momento in cui la vicenda del “LookAt” fa emergere – senza retorica – le difficoltà nell’investimento economico sulla cultura, la riflessione in corso fra i lettori, unita ad esperienze come quella del “Park Art Day”, deve produrre la volontà di realizzare prototipi a basso budget, basati su un sistema di partnership tecniche che – pur avendo bassi costi reali – siano capaci di rendere possibile l’iniziativa.

Il tutto usando sul campo le stesse maestranze delle associazioni impegnate già a produrre cultura – e adesso messe in ginocchio dalla crisi – che avranno poi uno spazio loro nel nuovo contenitore dove, oltre a realizzare eventi ciclici, si potrebbe puntare su una sperimentazione artistica dedicata – per esempio – alle arti visive e alle contaminazioni con l’architettura e la performance.

E’ solo una proposta, insomma, magari un po’ utopica. Ma gli spazi ci sono, le persone e le competenze specifiche pure.

D’altronde, in tutti i casi, si tratterebbe comunque di un passo avanti per la cultura cittadina. Il meccanismo del movimento, dell’azione – al contrario dell’immobilismo – porta infatti sempre a una qualche forma di evoluzione.

Parliamone. Mettiamoci delle idee. In poche parole, facciamo cultura.

(Foto di Flavia Costantino per LoSchermo.it)

Leggi anche: “LookAtFestival: la cultura gratuita non paga” e “Look at Lucca”.

Vedi la galleria: “Le immagini del ‘Park Art Day'”

loschermo

Lucca: Park a Dayultima modifica: 2011-04-18T09:49:58+02:00da minobezzi1
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