Arezzo: Il futuro secondo il Censis

Questo il titolo della manifestazione promossa da Confartigianato che si è tenuta ieri pomeriggio alla Borsa Merci di Arezzo. L’iniziativa, voluta da Confartigianato Arezzo, si è svolta nell’ambito del Festival della Persona promosso da Confartigianato nazionale. Il clou della serata, che ha visto la presenza di Giovan Battista Donati, presidente di Confartigianato Arezzo, Carmelo Rigobello, responsabile nazionale di Confartigianato persona, del professor Giuseppe de Rita, presidente del Censis e del ricercatore Censis Francesco Majetta, è stata l’occasione per la presentazione alla cittadinanza ed ai candidati sindaco della ricerca del Censis condotta su Arezzo che ha permesso di delineare 7 “snodi” per lo sviluppo futuro della città. Presenti, oltre i candidati Lucio Bianchi, Armando Cherici, Giuseppe Fanfani, Luigi Lucherini, Francesco Macrì, Luigi Scatizzi e Grazia Sestini, anche il vescovo Riccardo Fontana, il presidente della provincia Roberto Vasai, il consigliere regionale Vincenzo Ceccarelli, la deputata Donella Mattesini e rappresentanti di enti e associazioni della società civile.
Dopo l’introduzione di Rigobello, che ha contestualizzato la manifestazione nell’ambito del festival della Persona, è stato il presidente Giovan Battista Donati a  illustrare il senso dell’iniziativa voluta da Confartigianato.

Giovanni Donati: “Arezzo emblema dello sviluppo nel dopoguerra. Ognuno faccia la sua parte per costruire un nuovo futuro”
“Arezzo – ha ricordato Donati – è il prototipo della città italiana, che si è intensamente sviluppata nell’ultimo dopoguerra, che ha alle spalle una lunga storia con grandi periodi di splendore ma anche con lunghi periodi di crisi.  Non è facile – ha sottolineato Donati – interpretare il futuro, pur con questa lunga storia alle spalle, perchè oggi il ritmo del cambiamento è straordinariamente veloce. Quando si parla di costruire il futuro -ha ribadito il presidente di Confartigianato – non dobbiamo limitarci ad un esercizio retorico, dobbiamo impegnarci tutti e ciascuno deve fare bene la sua parte, per valorizzare una società che è riuscita a costruire la ricchezza anche economica di questa provincia. Dobbiamo ricordarci che questa ricchezza è il polmone finanziario che serve anche per gli investimento sociali. Ecco perchè abbiamo chiesto al Censis  di individuare quali sono gli snodi ineludibili sui quali riflettere e sui quali tutti dobbiamo impegnarci per costruire il futuro della città.”

Donati ha anche ricordato come Arezzo abbia avuto in passato momenti nei quali ha saputo introdurre innovazioni assolute per l’Italia e il resto del mondo. “Lo scorso anno – ha ricordato – come Confartigianato abbiamo edito un libro su Fossombroni. Fu quella un’epoca nella quale furono fatti grandi investimenti sulle infrastrutture e fu introdotta la mezzadria. É stato il primo caso al mondo, pure in un ambito agricolo e di economia povera, nel quale il lavoro si è unito al capitale con la successiva divisione degli utili. Oggi – ha concluso Donati – dopo che negli ultimi 60 anni, dopo uno sviluppo economico intensissimo, che ha modificato e migliorato radicalmente il nostro modo di vita, i cambiamenti  sono così veloci che tutto diventa più difficile.”

Giuseppe De Rita: “Arezzo ha vinto la crisi per 7 buone caratteristiche. Ora serve un nuovo impegno”
Al termine della presentazione della ricerca del Censis a cura di Francesco Majetta ha espresso alcune considerazioni il presidente del Censis, Giuseppe de Rita. Infine i candidati a sindaco hanno espresso le loro valutazioni.
De Rita ha messo l’accento, tra l’altro, sul ruolo d’impulso svolto dall’associazionismo e sulla necessità della coesione sociale e della coesione politica di un territorio. Secondo il presidente del Censis Arezzo interpreta bene le caratteristiche che portano l’Italia ad avere una “good reputation” all’estero e che sono servite a fronteggiare e superare la crisi. Ed eccole in sintesi: 1) la presenza del settore manifatturiero; 2) la presenza di piccola e media impresa articolata; 3) l’elasticità del mercato del lavoro; 4) la presenza di un solido tessuto bancario locale; 5) la cultura della famiglia, del risparmio, della casa; 6) il welfare; 7) una forte coesione sociale localistica. “Grazie a questi fattori – ha concluso De Rita – avete fronteggiato e superato la crisi. Ora è necessario non sentirsi appagati, ma avere voglia di mettersi in gioco e di leggere in una visione unitaria i 7 snodi che la ricerca Censis pone all’attenzione.”

Ed ecco una sintesi della ricerca elaborata dal Censis.

Arezzo: una città dove si vive bene, ma per costruire il futuro bisogna tornare a correre. 7 snodi cruciali per il futuro
Benessere e qualità della vita soddisfacenti, ma fragili e con molte incertezze sul futuro. Manifattura, imprenditorialità diffusa e relazioni più strette con l’area vasta della Bassa Toscana sono i pilastri per un nuovo sviluppo della città
Ritmi di vita non concitati e per niente stressanti (secondo l’opinione del 63,2% degli aretini), vissuti in una città dove è facile intrattenere relazioni con gli altri (70,8%) e dove più della metà della popolazione ritiene adeguata l’offerta per il tempo libero, per il divertimento e per sviluppare i propri interessi culturali.
È questa l’immagine della città di Arezzo che emerge dall’indagine su un campione di residenti aretini realizzata dal Censis su incarico della Confartigianato nell’ambito della ricerca «La città di Arezzo: dalla storia al futuro», presentata da Giuseppe De Rita lunedì 2 maggio alle ore 18.00 ad Arezzo presso la Sala Borsa Merci in Piazza Risorgimento.
Arezzo è percepita anche come una città sicura. Più del 60% degli intervistati dichiara di sentirsi sempre tranquillo quando circola a piedi per le vie della città, in qualsiasi ora della giornata, e un ulteriore 31,3% si sente al sicuro nelle ore diurne.
L’appagante benessere degli aretini convive però con un senso di fragilità rispetto alla posizione raggiunta e con l’incertezza per il futuro. Più del 45% dei cittadini ritiene che i propri figli siano destinati a vivere in una condizione peggiore rispetto alla propria, a fronte di un dato medio rilevato a livello nazionale pari al 34,4%.
Per lo sviluppo futuro della città, in termini di nuove imprese, nuova occupazione e nuova ricchezza, occorre investire di più nelle attività manifatturiere, secondo il parere di oltre il 35% dei cittadini intervistati, nella sanità per il 27,3%, nell’istruzione per il 27%, nell’agricoltura per il 26,2%, nei servizi alle imprese per il 25%.
Soprattutto occorre rendere Arezzo un luogo fertile per fare impresa, visto che il 73% dei cittadini ritiene che oggi nel territorio sia difficile realizzare le aspirazioni relativamente all’iniziativa imprenditoriale (il dato sale a quasi l’87% tra i più giovani) e più dell’84% pensa che sia difficile realizzare le proprie aspirazioni occupazionali. Ecco perché per rendere la città più competitiva le risorse a livello locale vanno orientate, secondo oltre il 44% degli intervistati, verso l’incentivazione alla creazione di impresa, dalla manifattura ai servizi, al sociale, al web.
È forte tra gli aretini la voglia di fare, di intraprendere, tanto che è possibile stimare in oltre 6mila i residenti che sarebbero pronti ad impegnarsi nei prossimi anni in almeno una delle tante attività imprenditoriali in proprio, dalla piccola impresa all’artigianato, all’attività professionale.
Il rischio per il futuro è che si arrivi a una solidarietà selettiva, visto che per il 53,2% degli aretini è facile realizzare le proprie aspirazioni alla partecipazione sociale e politica, ma la comunità non riesce ancora a valutare adeguatamente il contributo che viene dagli immigrati all’economia e alla società. L’immigrazione è considerata come un costo dal 61,3% degli aretini intervistati, percentuale che cresce tra gli anziani, tra le persone con una bassa scolarità e tra quelle con uno status socio-economico inferiore.
Per il futuro la città deve puntare sulla valorizzazione dei longevi, visto che oggi sono circa 23mila gli ultrasessantacinquenni residenti nel comune di Arezzo, che aumenteranno del 25% entro il 2030. E la città deve aprirsi ai territori vicini, a cominciare all’area vasta della Bassa Toscana, visto che quasi il 72% degli aretini intervistati ritiene che occorre scommettere sullo sviluppo integrato tra Siena, Grosseto e Arezzo, convinti che saranno le relazioni con gli altri territori a rendere la città più forte e a creare nuove opportunità di sviluppo.

 

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Arezzo: Il futuro secondo il Censisultima modifica: 2011-05-04T11:26:29+02:00da minobezzi1
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