Dopo l’introduzione di Rigobello, che ha contestualizzato la manifestazione nell’ambito del festival della Persona, è stato il presidente Giovan Battista Donati a illustrare il senso dell’iniziativa voluta da Confartigianato.
Giovanni Donati: “Arezzo emblema dello sviluppo nel dopoguerra. Ognuno faccia la sua parte per costruire un nuovo futuro”
“Arezzo – ha ricordato Donati – è il prototipo della città italiana, che si è intensamente sviluppata nell’ultimo dopoguerra, che ha alle spalle una lunga storia con grandi periodi di splendore ma anche con lunghi periodi di crisi. Non è facile – ha sottolineato Donati – interpretare il futuro, pur con questa lunga storia alle spalle, perchè oggi il ritmo del cambiamento è straordinariamente veloce. Quando si parla di costruire il futuro -ha ribadito il presidente di Confartigianato – non dobbiamo limitarci ad un esercizio retorico, dobbiamo impegnarci tutti e ciascuno deve fare bene la sua parte, per valorizzare una società che è riuscita a costruire la ricchezza anche economica di questa provincia. Dobbiamo ricordarci che questa ricchezza è il polmone finanziario che serve anche per gli investimento sociali. Ecco perchè abbiamo chiesto al Censis di individuare quali sono gli snodi ineludibili sui quali riflettere e sui quali tutti dobbiamo impegnarci per costruire il futuro della città.”
Giuseppe De Rita: “Arezzo ha vinto la crisi per 7 buone caratteristiche. Ora serve un nuovo impegno”
Al termine della presentazione della ricerca del Censis a cura di Francesco Majetta ha espresso alcune considerazioni il presidente del Censis, Giuseppe de Rita. Infine i candidati a sindaco hanno espresso le loro valutazioni.
De Rita ha messo l’accento, tra l’altro, sul ruolo d’impulso svolto dall’associazionismo e sulla necessità della coesione sociale e della coesione politica di un territorio. Secondo il presidente del Censis Arezzo interpreta bene le caratteristiche che portano l’Italia ad avere una “good reputation” all’estero e che sono servite a fronteggiare e superare la crisi. Ed eccole in sintesi: 1) la presenza del settore manifatturiero; 2) la presenza di piccola e media impresa articolata; 3) l’elasticità del mercato del lavoro; 4) la presenza di un solido tessuto bancario locale; 5) la cultura della famiglia, del risparmio, della casa; 6) il welfare; 7) una forte coesione sociale localistica. “Grazie a questi fattori – ha concluso De Rita – avete fronteggiato e superato la crisi. Ora è necessario non sentirsi appagati, ma avere voglia di mettersi in gioco e di leggere in una visione unitaria i 7 snodi che la ricerca Censis pone all’attenzione.”
Ed ecco una sintesi della ricerca elaborata dal Censis.
Arezzo: una città dove si vive bene, ma per costruire il futuro bisogna tornare a correre. 7 snodi cruciali per il futuro
Benessere e qualità della vita soddisfacenti, ma fragili e con molte incertezze sul futuro. Manifattura, imprenditorialità diffusa e relazioni più strette con l’area vasta della Bassa Toscana sono i pilastri per un nuovo sviluppo della città
Ritmi di vita non concitati e per niente stressanti (secondo l’opinione del 63,2% degli aretini), vissuti in una città dove è facile intrattenere relazioni con gli altri (70,8%) e dove più della metà della popolazione ritiene adeguata l’offerta per il tempo libero, per il divertimento e per sviluppare i propri interessi culturali.
È questa l’immagine della città di Arezzo che emerge dall’indagine su un campione di residenti aretini realizzata dal Censis su incarico della Confartigianato nell’ambito della ricerca «La città di Arezzo: dalla storia al futuro», presentata da Giuseppe De Rita lunedì 2 maggio alle ore 18.00 ad Arezzo presso la Sala Borsa Merci in Piazza Risorgimento.
Arezzo è percepita anche come una città sicura. Più del 60% degli intervistati dichiara di sentirsi sempre tranquillo quando circola a piedi per le vie della città, in qualsiasi ora della giornata, e un ulteriore 31,3% si sente al sicuro nelle ore diurne.
L’appagante benessere degli aretini convive però con un senso di fragilità rispetto alla posizione raggiunta e con l’incertezza per il futuro. Più del 45% dei cittadini ritiene che i propri figli siano destinati a vivere in una condizione peggiore rispetto alla propria, a fronte di un dato medio rilevato a livello nazionale pari al 34,4%.
Per lo sviluppo futuro della città, in termini di nuove imprese, nuova occupazione e nuova ricchezza, occorre investire di più nelle attività manifatturiere, secondo il parere di oltre il 35% dei cittadini intervistati, nella sanità per il 27,3%, nell’istruzione per il 27%, nell’agricoltura per il 26,2%, nei servizi alle imprese per il 25%.
Soprattutto occorre rendere Arezzo un luogo fertile per fare impresa, visto che il 73% dei cittadini ritiene che oggi nel territorio sia difficile realizzare le aspirazioni relativamente all’iniziativa imprenditoriale (il dato sale a quasi l’87% tra i più giovani) e più dell’84% pensa che sia difficile realizzare le proprie aspirazioni occupazionali. Ecco perché per rendere la città più competitiva le risorse a livello locale vanno orientate, secondo oltre il 44% degli intervistati, verso l’incentivazione alla creazione di impresa, dalla manifattura ai servizi, al sociale, al web.
È forte tra gli aretini la voglia di fare, di intraprendere, tanto che è possibile stimare in oltre 6mila i residenti che sarebbero pronti ad impegnarsi nei prossimi anni in almeno una delle tante attività imprenditoriali in proprio, dalla piccola impresa all’artigianato, all’attività professionale.
Il rischio per il futuro è che si arrivi a una solidarietà selettiva, visto che per il 53,2% degli aretini è facile realizzare le proprie aspirazioni alla partecipazione sociale e politica, ma la comunità non riesce ancora a valutare adeguatamente il contributo che viene dagli immigrati all’economia e alla società. L’immigrazione è considerata come un costo dal 61,3% degli aretini intervistati, percentuale che cresce tra gli anziani, tra le persone con una bassa scolarità e tra quelle con uno status socio-economico inferiore.
Per il futuro la città deve puntare sulla valorizzazione dei longevi, visto che oggi sono circa 23mila gli ultrasessantacinquenni residenti nel comune di Arezzo, che aumenteranno del 25% entro il 2030. E la città deve aprirsi ai territori vicini, a cominciare all’area vasta della Bassa Toscana, visto che quasi il 72% degli aretini intervistati ritiene che occorre scommettere sullo sviluppo integrato tra Siena, Grosseto e Arezzo, convinti che saranno le relazioni con gli altri territori a rendere la città più forte e a creare nuove opportunità di sviluppo.