Arezzo: Sulle orme di Piero della Francesca

L’itinerario alla scoperta delle opere di Piero della Francesca, nella Provincia di Arezzo, si snoda tra la Valtiberina, toccando le località di Sansepolcro, Monterchi, borgo natio della madre Monna Romana, e la città di Arezzo.

Uno degli aspetti più interessanti delle opere di Piero della Francesca, sia che si tratti di affreschi che di dipinti su tavola, è il paesaggio al quale l’artista ha dedicato ampio spazio nelle sue opere. Chi, per un momento, fermandosi ad osservare non si è  lasciato attrarre da quei fondali naturalistici o architettonici che si trovano nella “Leggenda della Vera Croce” ad Arezzo o nella Resurrezione di Sansepolcro? Che il soggetto abbia attratto e fatto scrivere nobili versi a poeti, belle pagine a scrittori è cosa nota. Ancora oggi le descrizioni dei grandi viaggiatori potrebbero guidare il visitatore attraverso le opere di Piero della Francesca e permettergli di scoprire che quasi nulla è mutato. Le belle vedute, gli scorci arditi, le montagne brulle e sassose della Valtiberina sono quelle descritte in un viaggio da Sansepolcro ad Arezzo passando per il valico de La Scheggia, da Michel de Montaigne nel 1581, paesaggi immortalati nella parete di fondo della Resurrezione.

Piero della Francesca nacque a Sansepolcro tra il 1418 al 1420 circa e questa cittadina ospita nel Museo Civico, quattro opere dell’Artista:

1 – Il Polittico della Misericordia raffigurante la Madonna della Misericordia che accoglie sotto il suo manto la comunità dei devoti divisi tra uomini e donne;

2 – La Resurrezione dipinto sulla parete centrale della Sala dell’Udienza è considerata l’opera più rappresentativa dell’artista e rappresenta l’espressione umana e spirituale della rinascita di Cristo. Nello sfondo l’artista sceglie di rappresentare l’alba, l’inizio di un nuovo giorno, simbolo dell’alba della vita;

3 – L’Affresco di San Giuliano ritrovato nel 1954 nell’antica chiesa di Sant’Agostino denominata poi Santa Chiara. Il Santo, raffigurato con un volto giovanile è avvolto da un elegante mantello rosso.

4 – L’affresco staccato raffigurante San Ludovico, proveniente da Palazzo Pretorio rappresenta il Santo con un saio francescano ed un piviale vescovile riccamente decorato.

Dopo Sansepolcro l’itinerario prosegue a Monterchi, nella Val Cerfone. Per questo Borgo adagiato sulla collina ai confini dell’Umbria, Piero della Francesca realizzò lo straordinario affresco della “Madonna del Parto” per l’antica chiesa di Santa Maria a Momentana. Dal 1991 l’affresco è stato collocato in un piccolo museo. L’iconografia della Vergine in attesa dona all’immagine grande sacralità. La Madonna è espressione divina e umana, accanto a Lei due angeli che, sollevando con le loro mani le cortine della tenda, presentano la Vergine, vestita semplicemente con abito azzurro e camiciola bianca che mostra il suo ventre rigonfio.

L’itinerario della terra di Piero prosegue e termina ad Arezzo.

La Basilica di San Francesco ospita nella Cappella Bacci il ciclo affrescato della Leggenda della Vera Croce, il capolavoro che l’artista eseguì per la Chiesa Francescana tra il 1452 ed il 1466 circa. Il soggetto del ciclo è tratto dalla Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze, scritta nel XII secolo.

Tra paesaggi cari all’artista e architetture dipinte, la stessa Arezzo arroccata sulla collina e Sansepolcro con i suoi edifici disposti in prospettiva come fondali scenografici, figure eleganti e geometricamente perfette accompagnano con grazia, scena dopo scena l’osservazione nella storia del racconto.

Schema iconografico della Leggenda della Vera Croce di Piero della Francesca:

1 – Morte di Adamo;

2- Adorazione del Sacro legno – Incontro della Regina di Saba con Salomone;

3- Seppellimento del Sacro Legno ;

4- Sogno di Costantino;

5- Vittoria di Costantino su Massenzio;

6- Supplizio dell’ebreo;

7- Ritrovamento delle tre Croci – Verifica della Vera Croce;

8- Battaglia di Eraclio e Cosroe;

9- Esaltazione della Croce;

10- Annunciazione.

Infine, nella Cattedrale di Arezzo, in fondo alla navata sinistra, è collocato l’affresco raffigurante la Maddalena. La luce esalta i colori, il bianco ed il rosso del mantello, il verde dell’abito, le guance rosate. La Maddalena è una delle figure più belle dipinte dall’artista.

Fonte informazioni: apt arezzo –

Legenda Aurea della Vera Croce (da cui Piero della Francesca trae ispirazione per la sua opera più significativa) la cui stesura più nota è quella di Jacopo da Varazze o da Varagine. (fonte Wikipedia)

La leggenda ha inizio con Adamo che, prossimo a morire, mandò il figlio in Paradiso per ottenere l’olio della misericordia come viatico di morte serena. L’Arcangelo Michele invece, gli diede un ramoscello dell’albero dell’albero della vita per collocarlo nella bocca di Adamo al momento della sua sepoltura. Il ramo crebbe e l’albero venne ritrovato da re Salomone che, durante la costruzione del Tempio di Gerusalemme, ordinò cha l’albero venisse abbattuto ed utilizzato. Gli operai non riuscirono però a trovare una collocazione, perché era sempre o troppo lungo o troppo corto, e quando lo si tagliava a misura giusta in realtà diveniva troppo corto, tanto da non poter essere utilizzato. Gli operai decisero così di gettarlo su un fiume, perché servisse da passerella. La regina di Saba, trovandosi a passare per il ponte, riconobbe il legno e profetizzò il futuro utilizzo della tavola. Salomone, messo al corrente della profezia, decise di farlo sotterrare. Quando Cristo fu condannato, la vecchia trave venne ritrovata dagli israeliti ed utilizzata per la costruzione della Croce. A questo punto la leggenda inizia a confondersi con la storia. Nel 312, la notte prima della battaglia contro Massenzio,  Costantino I ha la mitica visione che porrà fine, anche, alle persecuzioni dei cristiani: una croce luminosa con la scritta “In hoc signo vinces”. L’imperatore decide allora di utilizzare la croce come insegna e il suo esercito vinse la battaglia di Ponte Milvio.

Costantino decise così di inviare la madre Elena a Gerusalemme per cercare la Croce della Crocefissione. Elena trovò una persona che conosceva il punto di sepoltura della Vera Croce. Per costringerlo a parlare, lo fece calare in un pozzo, senza pane ed acqua, per sette giorni. Convinse così il reticente a rivelare il luogo della sepoltura. Elena poté, in questo modo, rinvenire le tre diverse croci utilizzate il giorno della morte di Cristo. Per identificare quella sulla quale era morto Gesù, Sant’Elena sfiorò con il legno un defunto e questi resuscitò. Sant’Elena separò la croce in diverse parti di cui la principale venne lasciata a Gerusalemme.

All’inizio del VII secolo l’Impero bizantino visse una profonda crisi e subì attacchi da diversi fronti, in particolare dall’Impero persiano. I Persiani, dopo tre settimane di lungo assedio, riuscirono ad espugnare Gerusalemme e a trafugare tutti i tesori e le reliquie. L’imperatore bizantino Eraclio raccolte tutte le forze decise di partire personalmente alla guida del suo esercito per sconfiggere i persiani e recuperare la Vera Croce. La guerra con i persiani durò diversi anni e solo nel 628 Eraclio sconfisse, decapitò Cosroe II re dei persiani, ed ottenne la restituzione della Croce che venne riportata dallo stesso Eraclio  a Gerusalemme il 21 marzo 630 tra l’esultanza del popolo.

Questo fu un tema estremamente caro ai frati francescani che spesso nel basso medioevo fecero affrescare le chiese con episodi della leggenda. Fu un tema molto rappresentato anche fuori dalla penisola italiana. In Italia particolarmente importanti sono il ciclo di affreschi di Arezzo dipinti da Piero della Francesca ed i cicli nella chiesa di Santa Croce a Firenze dipinti da Agnolo Gaddi.

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Arezzo: Sulle orme di Piero della Francescaultima modifica: 2011-05-09T10:40:53+02:00da minobezzi1
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