Alessandro Morichetti per dissaopore
Solo poi sarebbero venuti Angelo Gaja e i suoi Barbaresco, il Marchese Mario Incisa della Rocchetta e il Sassicaia, gli Antinori e il Tignanello. Burton Anderson era lì, annotava, raccontava un paese bello, buonissimo e disordinato, scomposto. Negli anni ‘70 fu addirittura Michael Broadbent – Master of Wine e storico battitore d’asta di Christie’s, probabilmente l’assaggiatore più esperto della storia recente – a recitare il De profundis di un vino italiano incapace, secondo lui, di sfornare etichette di livello mondiale. Ci volle la determinazione di Angelo Gaja per fargli cambiare idea a suon di assaggi, cru dopo cru.
È sul filo di questo breve excursus in riva al mare che Anderson se ne esce con una frase che mi lascia perplesso: «Lo scandalo del metanolo è la cosa “migliore” mai successa al vino italiano». Era il 1986 quando vino da tavola adulterato con metanolo provocò la morte di 23 persone. Solo una tragedia figlia di ingordigia e irresponsabilità invitò davvero l’Italia del vino a riflettere. Se vuoi darti un tono e avere peso, non puoi concentrarti solo su vini cheap, di poco prezzo. La qualità ha un costo, chiede dignità e rispetto senza sconti. Tutto il resto è storia recente e non sono pochi a sentire la mancanza di voci libere come quella di Burton Anderson.
[*Grazie a Gianpaolo Paglia, produttore e organizzatore della manifestazione Maremma Wine Day]