Livorno: I 25 anni della Kayser

 

 
 

La famiglia Zolesi, proprietaria della struttura che sorge nei locali della ex Barcas, è nata nel 1986 a Livorno. Costituita da un edificio moderno dai grandi spazi pieni di luce per 5000 metri quadrati di laboratori e sale conferenze è immersa in un cuore verde di 22000 metri quadri di foresta mediterranea.

Nell’ambito di un workshop sui fattori di successo delle Pmi hi-tech sono stati affrontati vari temi dagli invitati.

La storia dell’impresa è stata raccontata da Valfredo Zolesi, presidente di Kayser. È una storia che comincia con gli studi su treni, macchine e navi, settori ampliati accettando la sfida di rivolgersi a un microsettore, quello spaziale. La prima missione è datata 30 Dicembre 1992 ed è fatta per i russi. Da allora Kayser si è occupata di 50 missioni con tutte le possibili piattaforme. Tra le ultime missioni citiamo quella partita il 30 Aprile 2011, della navetta shuttle Endeavour partita da Cape Canaveral. Tra l’equipaggio, l’astronauta Roberto Vittori che ha portato nello spazio 12 esperimenti costituiti in Italia, di cui 7 made in Kayser.

«Spesso i nostri esperimenti nascono dall’improvvisazione, dal venire a conoscenza di un problema», ha detto Zolesi. Questo è il caso del progetto IFOAM (flight thermal transport containers), che riesce a mantenere, per ben 5 giorni a temperatura stabile, gli esperimenti portati dagli astronauti nello spazio, che andrebbero altrimenti perduti. Citiamo anche LMC, il life marker chip che cerca segni di vita su Marte. «Possiamo già arrivare su Marte – ha continuato Zolesi -.  Quello che non sappiamo è come tornare indietro sani».

Questo è l’incipit di un altro ramo degli studi di Kayser. Un astronauta in assenza di gravità perde il 30 per cento della massa ossea e il 40 per cento della massa muscolare. Risolvere questo problema significa risolvere anche il problema dell’osteoporosi che affligge il 50 per cento della popolazione mondiale,  soprattutto femminile.

kaiserconferenza.jpgGli esperimenti spaziali sono molto più vicini alla Terra di quanto potessimo pensare. «La ricchezza dell’azienda sono le persone – ha proseguito Zolesi -. PMI e grandi imprese corrono insieme. La piccole azienda non è più solo laboratorio specializzato ma sottocontraente della grande impresa. La grande guadagna dalla piccola la tecnologia specializzata, mentre la piccola impara dalla grande il lavoro. Le PMI occupano lo spazio definito come glocal, globale e locale dato il saldo radicamento al territorio, non sempre seguito però da una rete di infrastrutture adeguata. Fattori di successo delle PMI sono attenzione al dettaglio, specializzazione, diversificazione delle competenze. Servono idee forti, progetti importanti che richiedano sfida per raggiungere obiettivi; servono formazione, innovazione, ricerca e sviluppo».

La presidente di Confindustria Toscana, Antonella Mansi ha identificato con innovazione e dinamismo le parole chiave per guidare lo sviluppo di politiche industriali: «La Toscana ha perso 4.8 M € e 7 punti di PIL pro capite e nonostante ciò ha registrato punte fino al 10% per il settore dell’elettronica. Le aziende innovative hanno trovato le migliori risposte in un contesto di crisi».

Sulla necessità di lavorare in sinergia tra Pmi e grandi imprese, ha puntato l’accento l’intervento di Armando Buccheri, senior vice president Selex Galileo, che ha anche sottolineato come spesso sia la Pmi stessa a non volersi assumere questo ruolo, cosa che provoca motivi di frizione.

«Bisogna avvicinare l’impresa al mondo della ricerca». Questo il “grido” di Walter Piperno dell’Asi (Agenzia spaziale italiana) che ha ribadito nel suo intervento le difficoltà del mondo della ricerca ed una certa lontananza delle imprese agli investimenti in innovazione. Inoltre Piperno ha affermato come ci sia bisogno di offrire alle Pmi chiarezza di strategie e continuità da parte pubblica.

Sul rapporto tra ricerca e sistema delle imprese è intervenuto anche Walter Pecorella dell’Università Tor Vergata che ha approfondito proprio il rapporto tra Pmi e università. Al mondo accademico interessa  avere dalla Pmi risorse per il proprio lavoro, dando in cambio innovazione. Il problema è nell’integrare la ricerca nelle imprese, raccordando l’offerta della tecnologia alla domanda di innovazione. Kayser ne è un esempio poiché parla il linguaggio della ricerca: ricordiamo la ricerca in ambito spaziale trasferita alla ricerca in ambito medico.

Innovazione è la parola chiave anche per Intesa san Paolo, come ha ricordato Andrea Belli, rappresentante della Banca, che ha investito dal 2009, 600 miliardi a livello nazionale in progetti innovativi. La Toscana è al 3° posto per investimenti. Tra i 12 e i 13 M di € sono stati investiti in progetti che hanno portato crescita.

Il senatore Marco Filippi ha lodato intensamente la realtà di Kayser, autentico motivo di orgoglio per il territorio. Sono molte però le difficoltà che Kayser trova nel suo lavoro come tutte le aziende italiane. Filippi si è riferito in particolare al problema delle infrastrutture e al problema del finanziamento della ricerca in Italia. Indispensabile è pensare alla defiscalizzazione totale degli investimenti in ricerca. Filippi ha inoltre lodato la creatività di Kayser che ha ampliato i propri orizzonti evolvendo il suo operato dalla progettazione alla realizzazione di soluzioni.

All’evento ha partecipato anche il consigliere regionale Marco Ruggeri.

Silvia Trovato per ognisette

Livorno: I 25 anni della Kayserultima modifica: 2011-06-30T10:49:45+02:00da minobezzi1
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