Staggia Senese (SI): Donatella Bagnoli

Marco Lapi per toscanaoggi

Si fa presto a dire nido, parola che evoca tenerezza e affetto, parlando di un castello massiccio e imponente come la Rocca di Staggia Senese. Eppure quel complesso monumentale, felicemente recuperato grazie all’impegno dell’omonima fondazione, è anche questo, per merito di una «castellana» che ne ha saputo individuare e promuovere gli aspetti forse meno evidenti, eppure presenti nella sua stessa ragion d’essere, fino a farne un originalissimo spazio ludico e didattico, capace di stupire i bambini che lo visitano e di accogliere, far divertire e crescere quelli che qui hanno la fortuna di frequentare i soggiorni estivi.

La castellana in questione, capace di coniugare sensibilità artistica ed esperienza educativa, si chiama Donatella Bagnoli. Presidente dell’Associazione Ottovolante, specializzata in progetti educativi mirati, ha assunto dallo scorso anno la direzione artistica della Rocca e l’ha presto trasformata in un luogo poliedrico, «non solo contenitore prestigioso, ma fonte di contenuti innovativi». Donatella è un fiume in piena di idee, che prendono vita negli spazi recuperati dell’antico castello dei Franzesi, lungo il diverticolo della Francigena che passa da Poggibonsi, sua città natale. E proprio il tema della strada e della dimora, non contrapposte l’una all’altra ma complementari, è evidente fin da quando ci accoglie all’ingresso, con i fili di lana colorati, incrociati tra loro a simboleggiare le relazioni. Il tutto perfettamente in linea con la storia e la vocazione di questo fortilizio, che nel 1360 vide la firma di un accordo di pace tra Firenze e Siena e sulle cui mura era posta una fonte a disposizione dei pellegrini. Luogo di pace, quindi, anziché di guerra, ma luogo sicuro e, per questo, «nido».

«La Rocca – spiega Donatella, accompagnandoci in visita all’interno del castello – diventa così riferimento per la contemporaneità: l’idea è quella di partire dalla storia e dalla memoria del luogo per costruire itinerari contemporanei. Uno spazio aperto ai visitatori e al territorio con eventi, allestimenti e percorsi che ne rinnovano ad ogni occasione la percezione del luogo».

Effettivamente, gli allestimenti nelle diverse sale, pur rispettando le loro caratteristiche originarie, riescono a affiancarvi significati simbolici legati alla vita stessa e capaci di trasformarsi in laboratori didattici. Stupenda, ad esempio, la «cometa» che scende nel buio della Rondella della Stella, illuminando le sagome dei corpi dei bimbi intrecciate sul pavimento, a significare che «nel buio ognuno è stella per l’altro» e che dunque, in fondo, nemmeno il buio fa più paura. Così come la Torre Quadrata, il «mastio» del castello, che ad ogni piano svela una sorpresa diversa, dalla fontana di luce al «muro di cielo» e al «mare» dell’ultimo piano dove i bambini si possono «tuffare» anche assieme ai genitori o «far nuotare» i loro piccoli pesci di carta. In spazi così «liberi», dice Donatella, avviene l’impensabile, i bimbi più timidi si «sciolgono» e quelli più individualisti o «prepotenti» alla fine accettano di donare e «donarsi».

Ma la Rocca è anche luogo espositivo tout court oltre che didattico, e l’attuale rassegna «Spazi di vita» – inaugurata a maggio e aperta fino a fine luglio – nella sua semplicità riesce a trasmettere forti emozioni e suggestioni intorno al tema dell’abitare e vivere lo spazio, attraverso la presentazione di esperienze di eccellenza per costruire realtà significative per il territorio in termini di pace attiva, sviluppo ecocompatibile, architettura partecipata, ed educazione condivisa. Accompagnandoci nel percorso, Donatella sembra parlarci anzitutto con il cuore, che certamente non ha lesinato nel coordinare gli allestimenti. Le esperienze didattiche si intrecciano a messaggi di sostenibilità ambientale e sociale, come nel «Bosco del vento» o nelle «Coriandoline», entrambe nella Torre Quadrata, ma c’è anche il forte richiamo al recupero della dignità della vita nella commovente esposizione sul Giardino degli Incontri progettato da Giovanni Michelucci per il carcere fiorentino di Sollicciano, nella Rondella Brunelleschi, o in «Un nido per l’Aquila», allestita nella Sala Convegni e dedicata alla realizzazione di un asilo innovativo ed ecocompatibile nel capoluogo abruzzese martoriato dal terremoto. E si potrebbe continuare.

Mentre si sta preparando agli eventi delle Veglie Francigene, che avranno nella Rocca di Staggia una delle ambientazioni più suggestive, Donatella è già con la mente a settembre e agli itinerari in programma. Ma avremo certo modo di riparlarne. Intanto, chi volesse andare a vedere i persona quanto la Rocca riesce ad accogliere e proporre, magari facendosi prima un’idea più completa attraverso il sito www.laroccadistaggia.it, stia certo che troverà ad attenderlo e a guidarlo la nostra eccezionale dama, che non mancherà ancora una volta di sottolineare come un castello possa essere, soprattutto oggi, luogo di pace.

Anche in passato fu luogo di pace
La Rocca di Staggia chiude verso nord la cinta muriaria di Staggia Senese, frazione di Poggibonsi situata lungo la via che conduce verso Castellina Scalo e Monteriggioni, quindi prosegue per Siena. Ridotta in cattivo stato fino a non molti anni fa, è stata ottimamente restaurata grazie all’omonima Fondazione presieduta da Claudia Bencini. Un intervento che ha donato nuovamente al paese e a tutto il comprensorio questo vero e proprio gioiello architettonico, che ben si sta inserendo nel contesto culturale legato alla Via Francigena e al territorio di Monteriggioni in particolare, nonostante la vocazione maggiormente industriale del Comune cui appartiene. Proprio alla Rocca e alla sua signora Ava de’ Lambardi si deve tra l’altro la fondazione della stupenda Abbadia Isola, situata pochi chilometri in direzione sud-ovest. E proprio qui, nel 1360, Firenze e Siena riuscirono a stringersi la mano.

La Rocca di Staggia – si legge nel sito internet www.laroccadistaggia.it – «come un libro scritto racconta, attraverso le sue pietre, cinque secoli di storia. Le forme più rudi e squadrate della struttura longobarda, si contaminano con lo stile elegante e raffinato dei resti del palazzo dei Franzesi, si addolciscono nella morbidezza delle rondelle, donjon, straordinario esempio architettonico del ’300, influenzato dalle Crociate, realizzato dalle maestranze impiegate nella costruzione delle cattedrali francesi. La cinta muraria della Rocca, si congiunge con la “terra murata” di Staggia, realizzata dai Fiorentini nel ’400, creando un camminamento aereo, ancora oggi in parte percorribile, che permetteva, un tempo, di attraversare il castello, e il borgo, senza mettere piede a terra». Un luogo, quindi, già allora di «contaminazione culturale», così come intende essere oggi: «La visita della Rocca si articola come percorso interattivo, pesonalizzato, per gruppi, famiglie, singoli visitatori, scuole. Si è accompagnati alla scoperta del luogo attraverso sguardi molteplici: storia, architettura, simbolismo medievale, antropologia, si arricchiscono vicendevolmente in un percorso a tappe che si ispira al significato stesso della Francigena: contaminazione di saperi, scambio e incontro con il nuovo e diverso, alla ricerca di una visione altra sulla realtà e su se stessi».

 

 
Staggia Senese (SI): Donatella Bagnoliultima modifica: 2011-06-30T15:36:27+02:00da minobezzi1
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