Barbara Monaco per antenna3
Il tempo di Elisa, il mito e la bellezza, prosegue la riscoperta della gipsoteca carrarese, grazie al restauro di altri 22 gessi custoditi, spesso con poco riguardo nel fondo dell’Accademia di Belle Arti cittadina.
Questa seconda tranche, di gessi, a circa un anno dall’inaugurazione di “D’après Canova”, sembra finalmente restituire alla città proprio quell’epoca, quel “tempo di Elisa Bonaparte”, in cui l’impero credette nelle potenzenzialità della cittadina appoggiata alle pendici delle Apuane e, investendo tempo e denaro nel suo ateneo, diede vita ad uno dei periodi più frizzanti per l’arte locale e non.
Fu in quel tempo infatti che si avvicendarono nei laboratori, incentivati dalla nobildonna illuminata gli artisti europei più famosi dell’epoca a partire da Jean Baptiste Desmarais che divenne titolare della cattedra di pittura e Lorenzo Bartolini, che viene chiamato a ricoprire il ruolo di professore di scultura e di direttore artistico per l’appena nata banca elisiana.
Proprio da Carrara quindi partirono i ritratti di Napoleone e della sua corte per raggiungere gli angoli più remoti dell’impero. E il mito neoclassico, in primis canoviano, non può non sedurre, così che a Carrara viene eseguito quel notevole numero di gessi che lo studio degli artisti di allora ci riconsegna oggi. Ma anche quando al Francia succede il casato asburgico, il mito continua, nasce il sodalizio tra il berlinese Thorwaldsen e i carraresi Tenerani e Bienaimé destinato anch’esso ad arricchire quella storia apuana che lentamente torna oggi alla luce.
L’interlocutore contemporaneo di questa nuova esposizione è Gianni Dessì che, a differenza di Omar Galliani che l’anno scorso cercò un dialogo profondo con lo stile neoclassico, si pone vis à vis con l’arte del tempo non rinnegando nulla della propria contemporaneità e così spiega il suo rapporto con quella che definisce la continuità dell’arte.