Pisa: Archeologia in città

In seguito al recupero dell’area degli ex laboratori Gentili tra le vie Sant’Antonio, Alberto Mario e Mazzini (quartiere dell’antica Chinzica), sono stati rinvenuti importanti reperti archeologici della Pisa medievale. Le indagini sono finanziate dalla Borgo Sereno srl di Lucca, la società che ha avviato il progetto di recupero delle strutture, mentre gli scavi sono condotti dalla Giano snc di Pisa, sotto la direzione scientifica della dottoressa Silvia Ducci della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana.

Situato nel centro di Pisa, il complesso immobiliare “Viasantantonio” – ovvero la riconversione a uso residenziale dell’area occupata un tempo dagli ex laboratori farmaceutici – si svilupperà su una superficie di 7500 metri quadrati. Ma gli scavi proprio in quell’area hanno riportato alla luce nel mese di maggio una parte dell’antico quartiere fino ad allora rimasta ignota. Probabilmente una zona di produzione del vetro e di lavorazione del metallo riconducibile al periodo di grandezza della Pisa Repubblicana, assidua nei traffici con tutto il Mediterraneo, prima che la definitiva conquista fiorentina ne decretasse il tramonto.

Ne abbiamo parlato con la dottoressa Silvia Ducci della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana.

La scoperta effettuata nell’area degli ex laboratori Gentili rappresenta un tassello ulteriore nella ridefinizione della fisionomia della città  in epoca antica? 

Decisamente sì. Le indagini condotte hanno permesso di acquisire nuove ed inedite conoscenze sul settore occidentale del quartiere di Kinzica, mettendo in luce la vocazione artigiana di quest’ultimo. L’area interessata dalle scoperte, che prima si riteneva scarsamente occupata nell’arco cronologico ai quali i reperti rinvenuti fanno riferimento, si è invece rivelata interessata dalla presenza di intense attività produttive legate alla lavorazione del vetro e di leghe metalliche; la quantità e la qualità dei materiali portati alla luce inducono a pensare che si trattasse di una produzione di spicco nell’ambito dell’economia della Repubblica Pisana prima della presa della città da parte dei Fiorentini. 
 
Di che tipo di reperti si tratta? A quale epoca sono riconducibili? Essi rappresentano un “caso” archeologico oppure si tratta di testimonianze che confermano quanto già acquisito su quella parte di città? 

Oltre ad una quantità  davvero ingente di ceramiche, alcune delle quali di notevole prestigio, i reperti di maggior interesse sono quelli legati alle attività  produttive di cui sopra; in particolare si tratta di materiali che consentono di ricostruire il procedimento di produzione di manufatti in leghe metalliche, dalla materia prima agli strumenti ed agli scarti di lavorazione sino ai prodotti finiti, costituiti da fibbie ed anellini di varie dimensioni e fogge, impiegati probabilmente per i capi di vestiario. Un dato di notevole importanza è rappresentato dagli stampi in argilla utilizzati per modellare queste fibbie;  gli stampi venivano cotti in un forno che è stato ritrovato durante lo scavo. Numerosi sono poi i crogioli impiegati per la fusione del vetro ed altri elementi legati al processo di produzione di manufatti vitrei. I reperti interessano un arco cronologico che va dalla fine del XII secolo fino agli inizi del XV, quando la violenta presa della città da parte di Firenze portò alla completa cancellazione delle attività; essi rappresentano un dato inedito e di notevole importanza non solo ai fini della ricostruzione della fisionomia antica di Pisa, ma anche, più in generale, per la ricostruzione delle tecniche di lavorazione del vetro e delle leghe metalliche nel periodo in questione. Non è un caso, infatti, che abbiano destato grande interesse nella comunità scientifica a livello nazionale.

Si è parlato di tre diverse unità  archeologiche. Potrebbe descriverne le diverse caratteristiche per i nostri lettori? 

A questo riguardo ci deve essere stato un fraintendimento: non si tratta di tre diverse unità archeologiche, ma forse tale espressione fa riferimento alle tre diverse unità  architettoniche nelle quali sono stati suddivisi gli immobili oggetto di restauro da parte dei progettisti e dei tecnici incaricati dell’opera di riqualificazione degli ex  Laboratori Gentili.  Suddivisione che non è rilevante ai fini delle indagini archeologiche qui condotte ed ancora in corso di ultimazione. Allo stato attuale degli scavi, il settore che ha restituito le maggiori sorprese è quello lungo il fronte meridionale di via Alberto Mario, dove al piano terra di un edificio di prestigio costruito sullo scorcio del XII secolo è stata successivamente impiantata una bottega di lavorazione di leghe metalliche, che la colmata operata dai Fiorentini agli inizi del XV secolo ha praticamente sigillato, permettendone la conservazione fino ai giorni nostri. Di essa, tra l’altro, faceva parte il forno utilizzato per cuocere gli stampi in argilla utilizzati per foggiare le fibbie; grazie anche alla collaborazione dei restauratori, presenti in cantiere per il restauro degli affreschi venuti alla luce in questo edificio, il forno è stato integralmente asportato per conservare  una testimonianza che si auspica  possa  trovare, in un futuro non troppo remoto, collocazione in una sede museale.

E’ ormai un fatto consueto che in seguito a uno scavo, anche superficiale e spesso per ragioni civili, in città  vengano alla luce strutture e reperti pertinenti l’antichità. Le navi romane a San Rossore hanno certo rappresentato in passato un caso emblematico, tuttavia ci sono ancora “sfide” archeologiche che covano sotto il manto cittadino? 

Le scoperte fatte con gli scavi nell’area degli ex Laboratori Gentili nell’ultimo livello del parcheggio di Piazza Vittorio Emanuele, dove, ad una quota di -11m, sono stati trovati i resti di un insediamento preistorico su palafitte, dimostrano ancora una volta che una  città ricca di storia come Pisa può essere fonte di continue sorprese,  perciò non è assolutamente da escludere che si effettuino nuove e “rivoluzionarie” scoperte nel corso di interventi di scavo legati ad opere pubbliche e private. Gli strumenti legislativi a nostra disposizione, purtroppo, permettono di vigilare su un numero ristretto di questi interventi.  Dobbiamo affidarci alla sensibilità di quanti in essi lavorano o dei comuni cittadini per fare in modo che non si perdano irrimediabilmente dati importanti per ricostruire il passato della nostra città.
 
Quale sarà il destino dei reperti rinvenuti nell’area degli ex laboratori Gentili?
 

Difficile dirlo. Al momento stiamo cercando di risolvere il problema più urgente, ovvero il reperimento di uno spazio nel quale ricoverarli quando le indagini saranno terminate, perché gli ambienti attualmente a disposizione della Soprintendenza sono saturi di materiale proveniente da altri scavi. L’ideale sarebbe riuscire a trovare un magazzino da attrezzare convenientemente, perché i reperti necessitano di un lungo lavoro di pulizia, restauro, catalogazione e studio prima di poter essere resi fruibili a tutti. Un minima parte di questo lavoro è già stata avviata con la collaborazione dell’Università di Pisa, ma la strada da percorrere per arrivare ad una futura musealizzazione è ancora lunga e richiederebbe risorse delle quali il nostro Ufficio non dispone (né, purtroppo, vi è speranza che possa disporne in un prossimo futuro).
 
Quanto è remota la possibilità  che venga affrontato un piano per la realizzazione di un museo archeologico pisano, anche in seguito ai ritrovamenti nell’area degli ex laboratori Gentili? 

Pare difficile che i ritrovamenti effettuati nell’area degli ex Laboratori Gentili possano costituire la spinta determinante alla costituzione di un museo archeologico pisano, la mancanza del quale è abbastanza scandalosa in una città dal passato così ricco e ben documentato. Forse si è persa un’importante occasione con la prossima apertura del Museo delle Navi Antiche di Pisa, che poteva costituire il primo nucleo di un museo archeologico cittadino di più ampio respiro. Certo è che il taglio degli investimenti pubblici nel settore culturale non lascia molte speranze al riguardo.

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Pisa: Archeologia in cittàultima modifica: 2010-09-07T17:26:52+02:00da minobezzi1
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