Massimo Bernardi per dissapore
Tutto scritto, il cartello che indica il prezzo del cono e della coppetta multigusto in effetti c’è, ma per il bene di Firenze non ci resta che sperare nella prossima carta: “andate in prigione direttamente e senza passare dal Via.”
Oppure, possiamo consigliare agli affezionati lettori un gelatour© fiorentino, tra l’altro a prova di turista visto che si svolge interamente in centro. Integrazioni all’itinerario curato dal blogger fiorentino Fabien, o consigli su posti dai quali tenersi lontani sono come al solito graditi.
Rischi l’imprecisione tanto è impetuosa la rotazione dei gusti. Solo frutta di stagione, latte intero, pozzetti a carapina (appunto) con coperchi, e per ingrediente il meglio del meglio. Gli ultimi talk of the town sono: Primolatte al miele di girasole, Neroassoluto, un sorprendente gusto al parmigiano, mentre l’evergreen resta la Crema al Vin Santo con biscotti di Prato. Simone Bonini può essere orgoglioso, oggi a Firenze Carapina è la gelateria numero uno. Costo: 23 € al kg.
Le differenze tra il gelato come si fa da Vivoli e come invece andrebbe fatto, attenendosi alle sacre regole del gelato artigianale, non sono trascurabili. E Dio solo sa quanto mi costa scrivere questa cosa. Resta il mito, la crema più delittuosamente contagiosa di tutta Firenze, e Aranciotti al cioccolato, gusto aristocratico fin dal nome. Niente coni. Gelato a 21 € al kg.
Piccoli imperi del gelato crescono: Rivareno è a Milano, Torino, Roma e Firenze. Ambienti moderni, curati, wi-fi gratuito. Le creme son magnifiche (di mandorle, nocciola, zafferano con sesamo caramellato), menzione d’onore per l’Otello, un cioccolato allo zabaione con la torta Barozzi. Si pagano 20 € per un kg di gelato.
Entrando il profumo tramortisce, specie se Antonio Lisciandro, orgogliosamente siciliano, smanetta sul retro con le granite (dove poggerà graziosamente il fior di panna). Scrivere perché e percome pistacchio e mandorla siano pezzi di meraviglia è tempo sprecato, da Carabè andateci. Gelato a 20 € il kg.
Dal banco in rovere alle panchine in ghisa tutto qui sembra progettato per cancellare quell’espressione di trucidità ingrugnata che assumiamo dopo le lunghe camminate fiorentine. Incluse ovviamente le parigine del nome, cialde friabili dentro cui con meccanismo ingegnoso finisce un gelato cremoso, borghese, a volte fastidiosamente dolce.