Il fratello povero non ha mai avuto il richiamo del più blasonato ilcinese, eppure di cose da raccontare ne ha, a volte con voce ruvida e non aggraziata ma spesso con più efficacia in termini di tipicità, territorialità e rilassatezza stilistica. E’ stato chiarissimo il fil rouge, percepibile, passando da un banco d’assaggio all’altro malgrado interpretazioni e stili assai diversi. Eppure qualcuno al Consorzio, forse destatosi improvvisamente da un sonno iniziato negli anni Novanta, a questa voce solista voleva aggiungerne altre in coro, melliflue e easy, per aumentarne l’appeal internazionale, come se ancora ci fosse la convinzione che al di là dell’oceano o nell’Estremo Oriente i gonzi abbondino a dismisura.
Davide è partito da qui: dal no che la maggioranza dei produttori ha gridato con forza alla proposta di cambio del Disciplinare, li ha riuniti andando oltre le beghe interne al Consorzio, sobbarcandosi lo sforzo di tenere tutti sotto lo stesso tetto, quello del Sangiovese. L’iniziativa di un singolo, aiutato da amici altrettanto appassionati, che decide che è giunto il momento di riunire una splendida banda di solisti per fare fronte comune e rilanciare una DOC che se l’è vista brutta. A questo è bastato aggiungere i seminari di approfondimento del nostro Fabio Cagnetti e dell’impagabile Armando Castagno per ottenere uno degli eventi più interessanti organizzati a Roma negli ultimi tempi. So’ state belle giornate, dense di passione vinosa, l’unico rammarico è che troppi bevitori romani hanno preferito garantirsi la ciucca low-cost piuttosto che scoprire che Montalcino non è solo Brunello. Si dice pochi ma buoni? Direi che è giunto il momento di averne tanti, e pieni di passione per il vino che sappia raccontare qualcosa, oltre la fittissima e irradiante fruttosità.
[Immagine: Nanopausa.com]