Arcola (SP): Povero tarabuso!

SCHEDA TARABUSO
Botaurus stellaris
(Linnaeus, 1758)

Nome dialettale
(Val di Magra): Capon de padù

SISTEMATICA: Classe: Aves; Ordine: Ciconiiformes; Famiglia: Ardeidae RICONOSCIMENTO E IDENTIFICAZIONE: E’ riconoscibile per il piumaggio mimetico, bruno con barre e screziature, le lunghe zampe verdi, ma soprattutto per le potenti tipiche vocalizzazioni che il maschio emette in primavera e che si possono udire anche a notevoli distanze. Quando si nasconde tra la vegetazione acquatica assume una particolare posizione, con il collo allungato ed il becco rivolto verso l’alto. Il volo è lento e dal basso sono evidenti le ali larghe e rotonde, barrate di bruno e nero. Può essere confuso gli immaturi della Nitticora, decisamente più piccoli e “macchiati” (Peterson et al., 1988).

DISTRIBUZIONE: Specie eurasiatica. Circa i tre quarti della popolazione europea si trovano in Russia ed in Ucraina, mentre nell’Europa nord-occidentale i contingenti più cospicui sono presenti in Francia e nei Paesi Bassi. Nel vecchio continente le popolazioni settentrionali ed orientali sono migratorie, mentre quelle occidentali sono più sedentarie ed i loro eventuali spostamenti sono associati a condizioni climatiche particolarmente difficili. In Italia è parzialmente sedentario e nidificante lungo la fascia costiera dell’alto Adriatico (Emilia-Romagna, Veneto, Friuli- Venezia Giulia), della Puglia e della Toscana, mentre è raro e localizzato all’interno della Pianura Padana, dove è stato osservato in Piemonte ed in Emilia-Romagna. In Piemonte e Toscana sono stati segnalati negli ultimi anni nuovi siti di nidificazione ed un incremento delle coppie presenti (Puglisi et al., 1997). Non vi sono dati certi riguardanti la presenza del Tarabuso in Sardegna nel corso del periodo riproduttivo. In passato pare fossero decisamente più numerose le coppie che utilizzavano i territori italiani per la nidificazione, ma il decremento nel nostro Paese trova conferma nell’andamento generale registrato in Europa. Nel periodo invernale giungono segnalazioni dal continente, dalla Sardegna e dalla Sicilia, dove però la presenza della specie è piuttosto irregolare. Invece costante è lo svernamento nella Pianura Padana, soprattutto in Piemonte, Lombardia e nella fascia costiera alto-adriatica. (Brichetti, 1992).
Presenza in provincia della Spezia:
Carazi (1887) lo segnalava come “comune nel passo primaverile, scarso d’autunno”; Biagioni (1994) lo segnala come presente durante il periodo migratorio e quello riproduttivo come probabile nidificante ma di difficile osservazione.

ALIMENTAZIONE: è molto variabile in rapporto al luogo ed alla stagione. Si nutre prevalentemente di pesci appartenenti ad una grande varietà di specie diverse (Ciprinidi, Esox lucius, Lepomis gibbosus); di anfibi (Rana esculenta) di insetti, adulti e larve, di ragni, crostacei e molluschi. Può catturare anche serpenti, lucertole, nidiacei di uccelli (Rallus aquaticus, Tachybaptus ruficollis) ed addirittura piccoli mammiferi (Neomys fodiens). In minime quantità consuma anche resti vegetali (Typha). Caccia da solo, prevalentemente al crepuscolo o nella notte, in corpi d’acqua ricchi di vegetazione tra cui nascondersi. Per catturare le prede cammina lentamente nelle acque poco profonde sostando per lunghi periodi in attesa di avvistare la propria vittima (Cramp e Simmons, 1977; Voisin, 1991; Brichetti , 1992; del Hoyo et al., 1992).
HABITAT: E’ una specie strettamente legata ad ambienti umidi, di abitudini schive. nel periodo riproduttivo frequenta zone paludose tranquille e con acque dolci: stagni, rive di laghi e grandi fiumi, casse di colmata e di espansione. Necessita di una fitta vegetazione emergente che lasci spazi aperti in cui pescare, di fondali poco profondi e di fluttuazioni minime del livello dell’acqua. Raramente lo si incontra in delta od estuari, le cui acque sono troppo salmastre, mentre dimostra una spiccata predilezione per fragmiteti estesi. Nidifica in zone umide costiere, più raramente nelle aree dell’interno. Nella stagione fredda, durante la migrazione, frequenta zone umide poco estese: stagni, lanche, cave abbandonate, risaie; lo svernamento invece avviene in territori paludosi con fitta vegetazione emergente: fragmiteti, tifeti, scirpeti. Talvolta lo si avvista anche in aree suburbane (Cramp e Simmons, 1977; Voisin, 1991; Brichetti, 1992; del Hoyo et al., 1992; Boano, 1997).
RIPRODUZIONE: la stagione riproduttiva in Eurasia interessa i mesi tra marzo e giugno, ma occasionalmente può iniziare anche più precocemente anticipando fino a gennaio. In Italia il maschio può iniziare ad occupare il territorio in cui verrà edificato il nido già nel mese di febbraio e la deposizione delle uova in genere ha luogo dalla metà di marzo alla fine di aprile. Si ha una sola covata all’anno, di 4-5 uova (raramente 3-7), che vengono incubate solo dalla femmina a partire dalla deposizione del primo. Il maschio può essere poligamo, arrivando ad accoppiarsi con cinque femmine nella stessa stagione. E’ una specie di indole solitaria, i cui maschi difendono strenuamente il territorio. Il nido viene costruito dalla sola femmina, non lontano dall’acqua, su un letto di canne e vegetazione acquatica ed è rappresentato da un cumulo di canne, falaschi ed altro materiale vegetale. La concavità centrale può essere rivestita con piccoli rami e foglie di piante palustri. I pulli verranno accuditi solo dalla madre. (Harrison, 1988; Voisin, 1991; Brichetti, 1992; del Hoyo et al., 1992).
CANTO: il verso è simile ad un muggito ed è udibile fino a cinque km di distanza. ascolta il canto STATUS: Principali cause del declino di questa specie sono imputabili alla degradazione ed alla scomparsa di zone umide adatte alla nidificazione, e soprattutto di quelle caratterizzate da estesi canneti, fenomeno verificatosi soprattutto fino agli anni ’60-’70. Altre minacce sono da ricercarsi nel disturbo arrecato dall’uomo, al quale questa specie molto diffidente è particolarmente sensibile, agli urti contro i cavi elettrici ed alle uccisioni illegali. A questo si aggiunge il prelievo sconsiderato di pulli ed uova dai nidi, favorito dalla mancanza di tutela e protezione delle aree di nidificazione. Anche l’inquinamento è responsabile del declino del B. stellaris: la peggiorata qualità delle acque ha causato la diminuzione delle prede disponibili e quindi un decremento del successo riproduttivo, nonché l’abbandono dei territori in precedenza utilizzati per la ricchezza di cibo e vegetazione in mezzo alla quale ripararsi e costruire il nido (Batten et al., 1990; Brichetti , 1992; del Hoyo et al., 1992; Tyler, 1994).
COMPORTAMENTO: Durante la stagione riproduttiva è solitario e difende marcatamente il territorio, mentre durante la migrazione diviene gregario, formando gruppi di quaranta individui o più. specie a sessi simili, il maschio ha dimensioni maggiori (Brichetti, 1992).
BIBLIOGRAFIA:
Rete Ecologica Nazionale
Wikipedia

Arcola (SP): Povero tarabuso!ultima modifica: 2010-11-02T12:26:59+01:00da minobezzi1
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