…….e ancora Arezzo: Vincenzo Cerami

Vincenzo Cerami e la gestione della cultura ad ArezzoQualche giorno fa è tornato ad Arezzo Vincenzo Cerami, ex Ministro ombra (per la cultura) del PD veltroniano.  

Il grande sceneggiatore (La vita è bella, Un borghese piccolo piccolo…), scrittore e giornalista romano, ha raccontato la sua esperienza di un anno con estrema lucidità. Ne sono venute fuori alcune indicazioni tanto “asciutte” quanto efficaci, che ci pare il caso di riprendere per farne nostro tesoro (nel senso di aretini).
Due i principali messaggi lanciati dall’ospite del PD locale:

1) Basta con la politica dei grandi eventi e con gli assessorati alla cultura così come sono oggi, ridotti a semplici “eventifici”. Siamo in un momento nel quale il livello culturale della popolazione è in forte decrescita e occorre lavorare dal basso per elevarlo.
2) La produzione culturale di un territorio va considerata al pari di un’infrastruttura, qualcosa che può portare ricchezza anche economica ad una determinata zona geografica.

Queste semplici (ma centrali) considerazioni offrono l’opportunità per elaborare alcune riflessioni non banali in relazione alle politiche culturali delle nostre amministrazioni.
Ormai da molti anni Arezzo dedica buona parte delle risorse destinate al sostegno della vita culturale dei suoi cittadini promuovendo, patrocinando e sostenendo economicamente eventi più o meno fini a se stessi. Già la giunta Lucherini si era caratterizzata, pur con le dovute eccezioni, per l’interpretazione della cultura come divertimentificio fine a se stesso (l’emblema principale di quella politica fu senz’altro il Festivalbar in piazza Grande…), l’attuale amministrazione comunale ha corretto il tiro solo parzialmente. Per quanto si tenti annualmente di coinvolgere le giovani realtà locali nel Play Art Festival, per esempio, di fatto quella manifestazione rimane qualcosa di poco utile alla crescita (non soltanto culturale) della nostra comunità. Una specie di Circo Americano che si ferma in città per tre o quattro giorni e se ne va. Divertimentificio che sostituisce (per fortuna) alle varie meteore festivalbariere eventi di maggior spessore (Lou Reed, Jhon Baez, forse Ivano Fossati quest’anno…), ma la sostanza cambia di poco. Occorre, quindi, mirare meglio gli investimenti e andare oltre la semplice (ma anche impossibile) sostituzione di un Arezzo Wave che se ne va. Seguendo la saggia indicazione di Cerami, bisognerebbe ricorrere a idee nuove e più legate al territorio. In Italia ogni territorio ha una storia piena di valori da esaltare, da portare all’attenzione del mondo, ed Arezzo non fa eccezione. Promuovere attività di base, sostenere la vita di luoghi di incontro culturale, stimolare la nascita di scuole che abbiano a che fare con le arti storicamente nostrane è quasi un obbligo; valorizzare i prodotti culturali esistenti e con essi i talenti nostrani, una conseguenza logica. Ben venga Arezzo Factory (davvero una bella idea) luogo di incontro giovanile dove si possono sommare fresche inesperienze per socializzare e produrre attività culturali.
Ma anche gli eventi saranno tanto più efficaci quanto più legati alle qualità del territorio. Ottima, quindi, l’operazione Piero della Francesca o quella relativa ai Della Robbia, perché anche in questo campo occorre saper puntare su valori reali e possibilmente non disperdere energie promuovendo una bella mostra, sì, ma dai contenuti limitati come è quella sulla Minerva di Arezzo. Ben venga il sostegno delle amministrazioni locali all’edizione di libri legati alla storia e alla valorizzazione del territorio (davvero meritoria l’opera di Camillo Brezzi e Emanuela Caroti, nel settore), ma non porta alcuna crescita culturale, e men che meno economica, organizzare complessi Festival della Musica che vengono compresi da pochissimi cittadini (perché manca la preparazione necessaria, il retroterra culturale indispensabile). Il giorno in cui i giovani aretini accorreranno in buon numero ai concerti di musica classica, quello sarà il momento nel quale potremo dire con orgoglio di avere nuove generazioni che “ascoltano Mozart e quindi non possono essere dei bulli”, come dice Cerami. Per produrre un simile fenomeno occorre partire dal basso, però.Vincenzo Cerami e la gestione della cultura ad Arezzo
Abbiamo alle viste il cinquecentenario della nascita di Giorgio Vasari (2011), aretino e vero fulcro della cultura rinascimentale italiana. Se saremo bravi potremo approfittarne preparando i nostri studenti e attraendo in città appassionati di architettura, letteratura, saggistica, teatro, pittura e scultura rinascimentale (tutti ambiti con i quali Vasari ha convissuto e interagito). Una grande occasione per Arezzo, quindi, e siamo curiosi di sapere cosa metteranno in campo i nostri amministratori in proposito; è auspicabile una serie di possibili iniziative capaci di coprire un intero anno e oltre.

Venendo al secondo input di Cerami, in realtà non disgiunto dal primo, diremo che il modo per far rendere economicamente gli eventi culturali non può essere altro che quello di promuoverne di caratteristici, irripetibili altrove. L’Italia è piena di Mostre grandiose sugli impressionisti o sul futurismo, su Van Gogh o Raffaello, e Arezzo non può certo competere con produzioni di quel livello internazionale. Noi possiamo invece caratterizzarci seguendo le nostre attitudini e la nostra storia. La musica di Guido Monaco, ad esempio; in città abbiamo otto straordinari organi in altrettante chiese storiche del centro e quando va bene li utilizziamo raramente. Una simile ricchezza non è di nessuna altra località in Europa, anche se in pochi lo sanno; ben venga, quindi, una scuola di musica organistica d’eccellenza, capace di attrarre studenti dal continente e di dar lustro alla nostra cultura musicale.
La Fiera dell’antiquariato, se migliorata, potrebbe fungere da trampolino di lancio per un’altra scuola, stavolta di restauro d’antiquariato e artistico, che potrebbe trovare la sua naturale collocazione in piazza Grande, per esempio in quel Palazzo della Fraternita oggi inutilizzato.
Promuovere la lavorazione orafa di livello artistico potrebbe aiutare la crescita delle nostre aziende del settore, particolarmente deboli perché per lo più legate a lavorazioni in serie di semplice catename.
Percorrere la strada che porta da queste esperienze (ed altre possibili) agli eventi che potrebbero affiancarle, sarebbe facile e senza dubbio avrebbe un gran ritorno, in tutti i sensi.
Pensi, il lettore, ad un concorso internazionale di musica organistica che impegni gli otto organi (e i ristoranti, gli alberghi i negozi…) per quindici giorni e con appasionati provenienti da tutto il mondo; pensi, sempre il lettore, a cosa potrebbe essere una rassegna di antiquariato di alto livello organizzata una volta all’anno (insieme ad un convegno internazionale sul restauro d’arte e d’antiquariato al quale invitare i principali esperti mondiali). Pensi, sempre lo stesso lettore, ad un concorso per gli artigiani gioiellieri e il designer del settore, o al possibile rilancio in grande stile del Concorso Polifonico, insieme alla riapertura di un vero teatro acusticamente all’avanguardia e… Allora sì il Festival Internazionale “I Grandi Appuntamenti della Musica” avrebbe un senso compiuto.
Sogni?

Gianni Brunacci per Arezzonotizie

 

…….e ancora Arezzo: Vincenzo Ceramiultima modifica: 2009-03-25T11:25:52+01:00da minobezzi1
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