Tutte e due queste riforme sono in effetti state depennate dall’agenda. Nel primo caso il ministro Tremonti si è messo di traverso: troppo costoso, soprattutto in tempi di crollo delle entrate tributarie, lasciare parte del gettito Iva alle Authority per finanziare le opere portuali. Nel secondo caso, riduzione del numero delle Autorità portuali, il governo si arrende alle richieste del territorio: nessun Comune e Regione vuole rinunciare al suo ente, per quanto piccolo. Troppo impopolare, meglio lasciar perdere.
Cosa resta, allora, nella riforma? «Più poteri al presidente dell’Autorità portuale – elenca Grillo – accelerazione delle procedure di approvazione del piano regolatore portuale, semplificazione del processo di nomina dei presidenti: decidono Regione e governo insieme, senza chiedere intese e pareri a Provincia, Comuni, Camera di Commercio». Ma il punto forte della riforma sarebbe la possibilità di ricorrere alla Cassa depositi e prestiti per finanziare le opere portuali: «Gli enti di governo del porto – spiega Grillo – potranno accendere mutui con la Cdp che saranno “coperti” dai fondi erogati anno dopo anno dallo Stato». Fondi che, è bene precisare, saranno erogati solo a fronte di reali investimenti, deterrente allo spreco pubblico.
Basterà per risollevare le sorti dei porti italiani? Luigi Merlo, il presidente del porto di Genova, è molto schietto: «Non ci attendiamo una vera riforma, ma alcune risposte rapidi e concrete per la sopravvivenza. Questo Paese non pensa più al suo futuro».
Tra le varie richieste, «norme chiare e definite sulle concessioni, non possiamo passare l’80% del nostro tempo nell’esercitarci a interpretare il codice della navigazione». Servono poi procedure più snelle per l’approvazione dei piani regolatori e dragaggi più semplici. «Se non si può fare altrimenti – sbotta Merlo – il governo vari una campagna nazionale per i dragaggi che risolva una volta per tutte il problema. E, visto che in Italia i materiali dragati dai fondi pare non possano essere trattati che come rifiuti, nominiamo un commissario straordinario che se ne occupi. Propongo Guido Bertolaso». Proposta concreta o provocazione, Merlo convince la sala.
Così come, poco prima, era stato salutato dagli applausi l’intervento del presidente Gallo che ha chiesto, tra le altre cose, una «legge speciale» per la realizzazione della parte sud del Corridoio 24, la ferrovia europea che unisce Genova e il Mediterraneo a Rotterdam. Al nord i lavori sono stati fatti, in Italia ancora no. Proprio il giorno prima, all’assemblea Confindustria, Berlusconi aveva citato il Terzo valico Genova-Milano – che del corridoio 24 è la parte sud – come opera indispensabile per il porto e il Paese, da fare immediatamente. Martedì, a Genova, si riuniscono i rappresentanti dei ministeri dei Trasporti dei Paesi interessati al Corridoio 24, insieme al commissario Ue ai Trasporti Antonio Tajani per rilanciare la realizzazione dell’infrastruttura. Si vedrà, allora, la risposta del governo.
SAMUELE CAFASSO per ilsecoloxix