…….e ancora Arezzo: Giulio Rapetti Mogol

“Le parole della musica” di Mogol raccontate a Il Giardino ProfondoParlerà di cultura popolare, canzone pop, creatività e del Cet, la scuola di musica che ha inaugurato nel 1992, nascosta nel cuore dell’Umbria, in un casale magnificamente ristrutturato, dove vanno e vengono docenti e cento allievi che si alternano ogni anno per apprendere l’arte della composizione, dell’arrangiamento, della scrittura, della tecnica e del suono. Giulio Rapetti Mogol (dal 30 novembre 2006 è stato autorizzato con decreto del Ministro dell’Interno ad aggiungere al proprio il cognome Mogol), lunedì 22 giugno, alle ore 21,15 (Piazza San Francesco. In caso di pioggia: Galleria Comunale d’Arte moderna e contemporanea, piazza San Francesco- ingresso gratuito),  sarà ospite della terza edizione de Il Giardino Profondo,  la grande festa della musica, della poesia, della storia e della filosofia, ideata per l’Ente Filarmonico Italiano dal direttore artistico Giulia Ambrosio. Insieme al giornalista Andrea Niccolini, Mogol che per anni è stato “il pensiero in canzone di Battisti” racconterà al pubblico del suo rapporto con la musica e le parole, “io ascolto la musica e vedo cosa lei mi dice” parlerà della cultura pop “un ambito che in Italia negli anni passati è stato visto come inferiore. Principalmente perché i luoghi deputati alla cultura erano altri, non di certo i palchi da cui si esibivano i cantautori, e molto istituzionalizzati – ha dichiarato Mogol in una recente intervista – La cultura nel ventesimo secolo è stata per molto tempo in mano all’accademia, infatti c’era una barriera che impediva alla cultura popolare di essere apprezzata. Negli altri paesi del mondo era diverso, ad esempio in Inghilterra non hanno mai fatto differenza fra generi musicali, qui da noi sì”.  Differenze che secondo Mogol non vengono meno neanche nell’ambiente discografico “oggi, bisogna dirlo, non c’è vera meritocrazia nella discografia”. E chissà, forse proprio per offrire le giuste possibilità, nel 1992 Giulio Rapetti ha deciso di aprire il Cet, “forse una delle scuole tra le più importanti non in Europa, ma nel mondo – ha affermato Mogol – Posso dire che un’altra scuola come la nostra non esista perché è una scuola che punta sulla professionalità. Attualmente però il problema grosso è la promozione, perché se uno fa la cosa più bella del mondo e poi non ha la possibilità di farla ascoltare a cosa può servire? Questo è il grande problema!” Un problema non da poco se ad affermarlo è colui che ha scritto successi straordinari come Una lacrima sul viso per Bobby Solo che nel 1964 ha venduto un milione e mezzo di copie, oppure Stessa spiaggia stesso mare per Mina, Che colpa abbiamo noi per i Rokes, e le moltissime canzoni firmate insieme all’amico Lucio Battisti. Ad Arezzo Mogol riceverà il Premio internazionale Il Filarmonico: “Un premio  narcisista e politicamente scorretto  – ricorda Giulia Ambrosio – sin dalla prima edizione del Festival I Grandi Appuntamenti della Musica è stato assegnato, ad insindacabile giudizio della direzione artistica, ad un musicista invitato ad esibirsi nel corso dello stesso Festival con un programma esclusivo. A significare quanto sia stata selettiva l’assegnazione del Premio, spesso e per più edizioni esso non è stato assegnato. Tra i Filarmonici ci onoriamo di avere consegnato il Premio nelle mani di Pierre Boulez, John Eliot Gardiner, Zubin Mehta, Israel Philharmonic Orchestra, Capilla Flamenca, Gustav Leonhardt, Riccardo Muti. Una sola volta il Premio è stato male assegnato. Un sola volta – conclude Giulia Ambrosio – quest’anno, non andrà ad un grande della musica accademica ma a un poeta come Mogol”. Il premio, ideato e disegnato da Giovanni Raspini dell’Argenteria omonima, eccellenza aretina nota a livello internazionale, raffigura un rinoceronte. “Un animale pesante, ma forte e veloce – afferma Giovanni Raspini – Guarda il mondo da dietro una corazza. E’ rispettato, celebrato, temuto, ma, alla fine è solo un erbivoro. Non sbrana come un leone o cambia direzione ogni momento come una gazzella. Cammina dritto e si porta addosso i segni, le cicatrici, le ferite di mille combattimenti. Ha i suoi trofei, una panoplia di armi, lance e bandiere. Sono i segni della sua arte, della sua poesia, della sua musica. Sono chitarre e violini, note e ricordi, pensieri e parole. Tra i ferri arrugginiti e gli ottoni opachi si intravede la sua insegna: Sono Giulio Rapetti Mogol… Uomo di parola”.
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…….e ancora Arezzo: Giulio Rapetti Mogolultima modifica: 2009-06-22T15:53:56+02:00da minobezzi1
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