Siena: La Costuma Ricca

Ecco un breve saggio di Antonio Ghiara sul mondo delle spezie 

 
Siena 1309: il Governo dei Nove stabilisce di pubblicare il Costituto, cioè il volgarizzamento dello Statuto Comunale, di cui quest’anno si celebrano i 700 anni. Siena è in quegli anni al culmine della sua potenza ed è una delle più ricche e potenti metropoli europee, è probabilmente anche più ricca di Firenze. I suoi ricchi cittadini si possono permettere lussi sfrenati ed inimmaginabili per gli invidiosi vicini. All’incirca in quegli stessi anni i costumi lascivi della ‘vana gente’ di Siena vengono stigmatizzati dall’Alighieri che nelle celebri terzine del XXIX canto dell’Inferno schiaffa tra le fiamme dei dannati la ‘brigata spendereccia’ di Siena. Tra loro brillava per eccessi goderecci un tale ser Niccolò che fu il primo, sembra, ad introdurre l’uso (e l’abuso) del chiodo di garofano a Siena.

……
E io dissi al poeta: “Or fu già mai
gente sì vana come la sanese?
Certo non la francesca sì d’assai!”.
Onde l’altro lebbroso, che m’intese,
rispuose al detto mio: “Tra’ mene Stricca
che seppe far le temperate spese,
e Niccolò che la costuma ricca
del garofano prima discoverse
ne l’orto dove tal seme s’appicca;
e tra’ ne la brigata in che disperse
Caccia d’Ascian la vigna e la gran fonda,
e l’Abbagliato suo senno proferse.
……

Dunque questo ser Niccolò era così dissennato da far cuocere gli arrosti da godersi con i suoi compagni sulla brace di soli chiodi di garofano, e per questo fu additato dal sommo poeta come esempio di scialaquatore di ricchezze. Se quanto appena detto sulla ‘brigata’ fosse vero o fosse invece frutto di malignità degli invidiosi concittadini senesi in qualche modo giunti fino alle orecchie di Dante, non c’è modo di saperlo con certezza. Quello che è sicuro è che a Siena in quegli anni circolavano ricche merci di ogni tipo e di ogni origine, comprese le ricercatissime e costosissime spezie orientali, fra cui i chiodi di garofano e la noce moscata.

Ci sono interi volumi sul commercio delle spezie e sulla importanza che hanno avuto nella storia, e sulle guerre che nazioni come l’Olanda, l’Inghilterra e il Portogallo fecero e si fecero tra loro per la conquista dell’arcipelago di Banda, in Indonesia, terra d’origine delle preziose spezie e non è qui il caso di dilungarsi su questi argomenti. Qui si vuole invece cercare di dare qualche informazione sulle loro proprietà, vere o presunte, che indussero uomini del passato a farsi a pezzi l’un l’altro per avere il controllo commerciale di questi preziosi doni della natura.

L’olio di garofano è stato utilizzato per molto tempo principalmente come antisettico e anestetico del cavo orale. Un uso mantenuto nella medicina popolare moderna, infatti una cara amica mi ha recentemente detto che sua nonna teneva sempre in casa una boccetta di olio di garofano per il mal di denti o per strofinare le gengive infiammate dei nipotini. Ma l’olio di garofano aveva anche altri usi. Pier Andrea Mattioli, medico senese del 500, ci dice che un po’di chiodi di garofano cotti in una tazza latte, possibilmente di vacca, danno brio alle ‘forze di Venere’. Castore Durante, un altro luminare della medicina di fine 500 ci dice a proposito dei chiodi di garofano che “mangiati nei cibi giovano ai difetti dello stomacho, del fegato, del cuore et del capo” e ci conferma anche lui che bevuti col latte di vacca “corroborano al coito” e addirittura asserisce che “dispongono a generare maschi”… Insomma, sembra proprio che il chiodo di garofano fosse ritenuto una sorta di ‘viagra’ con cui forse i ricconi del passato amavano insporire magari le loro … ‘cene simpatiche’. E si comincia anche a capire un po’ perchè Olandesi, Inglesi e Portoghesi si siano scambiate delle ‘simpatiche cannonate’ per accaparrarsi il monopolio del commercio di queste spezie.

Le noci moscate erano note in Cina come farmaco da moltissimi secoli, per curare reumatismi, mal di stomaco, dissenteria e coliche. Nell’Europa del ‘600 la noce moscata era considerata anch’essa un afrodisiaco, ma anche un sonnifero. Alla noce moscata si attribuivano poi proprietà diuretiche, digestive, confortative per il fegato e lo stomaco, e addirittura la capacità di acuire la vista. L’olio di noci moscate era anche uno dei 75 componenti della Teriaca, farmaco totipotente e infallibile antidoto per avvelenamenti e pestilenze usato per centinaia di anni, fino alla fine del XVIII secolo.

Chiodi di garofano e noci moscate, insieme al pepe (altra ricercatissima spezia di cui parlerò in un’altra occasione), entrarono per secoli nella composizione di molti medicinali che gli speziali e i farmacisti preparavano nelle loro botteghe su indicazione dei medici. Al di là del fascino esotico che da sempre è stato loro associato, è indubbio che queste spezie sono dotate anche di alcune proprietà medicinali non comuni.
Sebbene i chiodi di garofano (bocci essiccati di Eugenia caryophyllata) e le noci moscate (noccioli del frutto di Myristica fragrans) non siano neppure lontanamente parenti dal punto di vista botanico, i loro componenti principali sono molto simili: l’olio essenziale di garofano contiene Eugenolo, quello di noce moscata contiene Isoeugenolo. Si tratta, come si vede in figura, di due molecole praticamente identiche salvo che per un doppio legame messo in posizione leggermente diversa. Nonostante questa piccola differenza, queste due sostanze oltre ad essere responsabili dell’odore aromatico emanato dalle spezie, sono in grado di svolgere una attività antisettica e antiparassitaria piuttosto efficace. La capacità di produrre sostanze di questo tipo non si è evoluta ovviamente nelle piante di origine per uso e consumo dell’essere umano, ma come meccanismo di difesa dall’assalto di funghi, batteri e parassiti che nei climi caldi e umidi in cui esse crescono, ne attaccherebbero facilmente foglie e fusti. Queste sostanze sono anche dei repellenti per gli insetti.

Queste molecole sono chiamate dai chimici ‘fenoli naturali’, composti la cui base strutturale è appunto, il fenolo, una sostanza chimica con potente azione antibatterica.

 
Fenolo

Per queste proprietà antisettiche e di repellenti per gli insetti le spezie furono anche usate nelle stive dei velieri mercantili per la conservazione delle derrate alimentari.
Un medico inglese del ‘600 raccomandava di portare un sacchetto con due o tre noci moscate al collo per proteggersi dalla peste bubbonica… soltanto una superstizione? Forse, chissà. Comunque non è da escludere che invece qualche effetto preventivo reale ci fosse, visto che l’isoeugenolo contenuto nella noce moscata poteva tener lontane le pulci portatrici del bacillo della peste… ma in ogni caso questo rimedio era riservato solo ai benestanti. Infatti con quello stesso sacchetto di noci moscate ci si sarebbe potuta comprare una casa di medie dimensioni nel centro della Londra dei tempi di Shakespeare!

L’uomo ha sempre cercato il modo di ‘evadere’ dalla realtà stordendosi con le droghe. La noce moscata, usata in dosi massicce, è un allucinogeno le cui proprietà ‘stupefacenti’ e psichedeliche sono note fin dall’antichità. La noce moscata oltre all’isoeugenolo contiene infatti la miristicina, che una volta ingerita viene trasformata ‘in vivo’ in composti in la cui struttura chimica non è troppo distante dalla 3,4-metilendiossi-N-metilamfetamina, più nota al pubblico col nome di Ecstasy.

Nel XIX secolo però a poco a poco l’uso di queste spezie in medicina cadde nell’oblio. Anche l’uso della noce moscata come droga venne abbandonato e fu presto soppiantato da quello dell’oppio, molto più potente e molto più diffuso. L’avvento della refrigerazione inoltre rese del tutto inutile l’uso delle spezie per la conservazione degli alimenti, ed il loro valore cadde così a picco. Il miraggio del controllo del loro commercio, che aveva provocato guerre e anche magnifiche imprese di esplorazione nell’Estremo Oriente, era svanito per sempre.
Oggi i fortini olandesi di Tidore e Ternate nell’arcipelago di Banda, dove stavano all’erta vedette per avvistare i vascelli inglesi giunti all’attacco delle Isole delle Spezie, sono ormai ridotti a delle rovine. Ora quelle spezie si trovano per pochi euro al supermercato, e si usano solo per dare ‘sprint’ a qualche pietanza con i loro aromi caldi.

Noi, ‘vana gente’ di Siena, ne apprezziamo ancora l’aroma quando gustiamo il panforte o i cavallucci, ma Dante ormai non ci manderebbe più a fare compagnia a ser Niccolò tra le fiamme dell’Inferno… forse!

sienafree

 

Siena: La Costuma Riccaultima modifica: 2009-09-08T12:08:21+02:00da minobezzi1
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