Prato: 2.570.000 mq. di stoffe fasulle

I tessuti stoccati nel magazzino del Macrolotto

I tessuti stoccati nel magazzino del Macrolotto

Per dare un’idea, se li stendevamo per terra era possibile coprire a doppio strato l’intero territorio delle province di Prato e di Pistoia. Sono 2.570.000 i metri quadrati di tessuto sequestrati dai militari della Compagnia della Guardia di Finanza di Prato nel corso di un’importante operazione nell’ambito della sicurezza prodotti, volta alla tutela dei consumatori e del Made in Italy. Al termine di una capillare attività investigativa, i finanzieri hanno scoperto nella zona industriale del Macrolotto un deposito di circa 1.000 mq., sede di una società gestita da una donna cinese, al cui interno era stoccato l’ingente quantitativo di tessuti privi dei requisiti indispensabili per la loro commercializzazione in ambito europeo. Il valore sul mercato della merce è in corso di quantificazione, ma sicuramente è ingentissimo.
L’azienda, che aveva formalmente iniziato l’attività pochi mesi addietro ma lavorava a pieno regime, importava i tessuti direttamente ed esclusivamente dalla Cina per poi rivenderli ad altre ditte ubicate nell’area industriale del capoluogo toscano. Nel corso del controllo, la titolare ha esibito soltanto certificazioni rilasciate da società cinesi prive di rappresentanza in ambito comunitario, ritenute inattendibili in quanto generiche e non riconducibili ai prodotti presenti. In sostanza, l’azienda importava tessuti di qualunque genere, potenzialmente anche pericolosi, che non erano accompagnati da alcuna certificazione o etichettatura in grado di attestarne la tipologia e la composizione né tantomeno l’origine.
In assenza di tali dati che il produttore è obbligato a fornire per legge, le aziende acquirenti avrebbero dovuto sostenere ingenti costi per fare esaminare tutti i tessuti o, in alternativa, avrebbero proceduto all’etichettatura in maniera arbitraria o quantomeno approssimativa, compromettendone qualità e sicurezza. Gli effetti di quest’ultima ipotesi sono facilmente intuibili in termini di qualità, di fallaci indicazioni, di frodi in commercio e concorrenza sleale nei confronti delle altre aziende impegnate a porre sul mercato un prodotto rispondente ai requisiti normativi.
La società, una Srl unipersonale, aveva scelto una denominazione italiana senza specificare nei rapporti commerciali la sua natura e l’effettiva titolarità cinese, aspetti che possono indurre l’acquirente a ritenere che la produzione sia “Made in Italy”. L’attuale normativa, recentemente modificata, prevede infatti che non possano essere venduti articoli non originari dell’Italia che facciano uso di marchi di aziende italiane, senza l’indicazione precisa, in caratteri evidenti, del Paese o del luogo di fabbricazione o di produzione, o altra indicazione sufficiente ad evitare qualsiasi errore sulla loro effettiva origine estera. L’assenza dei requisiti previsti dalle norme specifiche per la produzione ed il commercio dei prodotti tessili, oltre a rappresentare un danno economico per le imprese regolari, costituisce un serio pericolo per l’economia del distretto, per il corretto funzionamento del mercato concorrenziale e per il consumatore finale, in termini di sicurezza prodotti.

notiziediprato

Prato: 2.570.000 mq. di stoffe fasulleultima modifica: 2009-10-23T16:42:00+02:00da minobezzi1
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