Young Ladies, Old Chaps, and Some Thai Friends La convinzione meravigliata che la somma di singole evocazioni formi un racconto. La fiducia che tale racconto dimostri l’infinita interpretabilità dell’arte. E l’arte recupera la semplicità dell’haiku…
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Mutazione preminente negli ultimi anni, che ha posto il curatore a un livello quasi equivalente a quello dell’artista – riconoscendogli un grado d’incidenza simile nel risultato espositivo – per opposizione potrebbe far apparire inattuale, se non addirittura sconveniente, l’intervento di Pier Luigi Tazzi per Young Ladies, Old Chaps, and Some Thai Friends. Perché nel procedere oltre l’abitudine a cui ormai si è assuefatto il pubblico – quella di trovare, nel maggior numero delle mostre, linee di senso troppo vincolanti – la piccola collettiva pistoiese ha osato il recupero di una verità apparentemente rimossa: ovvero che è la curatela ad avere assoluta necessità degli artisti, e non il contrario. I nomi sono sette; Bethan Huws, Noguchi Rika, Merv Berkman, Boris Mikhailov, Tsai Mong Liang, Pattara Chanruechachai e Jirayu Rengjaras. Differenti per esperienza, formazione e modalità espressive, i protagonisti hanno però un punto in comune: un certo legame con la marginalità. Il che può indicare, per esempio, provenire da paesi svantaggiati oppure essersi formati in sistemi culturali diversi da quello occidentale. E se Berkman si concentra su ritratti di sapore introspettivo, Chanruechachai invece sperimenta un processo di stampa su fogli di giornale.
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Pistoia: Pierluigi Tazzi
Pistoia: Pierluigi Tazziultima modifica: 2009-11-28T10:02:20+01:00da
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