Castelnuovo Berardenga (SI): Eva Casagli

La scrittrice Eva Casagli, protagonista del primo appuntamento con ‘Leggere leggeri. Degustazione di libri e chianti’ oggi, sabato 5 dicembre alle ore 17.00 all’auditorium di Villa Chigi a Castelnuovo Berardenga, introdotta da Luigi Oliveto, giornalista e direttore di Sienalibri, ci ha rilasciato un’intervista in cui presenta la sua prima ‘fatica letteraria’, ‘Il profumo del mare’.

Un incontro per leggere libri sorseggiando un bicchiere di vino – il 5 dicembre quello della Fattoria di Querciavalle – e scoprire con ‘Il profumo del mare‘ un viaggio nel tempo e nello spazio da un’epoca all’altra, da una zona all’altra: dagli anni novanta al cruciale e mitico Sessantotto; dall’aspro territorio della Calabria, pieno di stridenti contrasti che confondono pensieri ed emozioni a quello vario, capace di incantare in ogni sua mutevole espressione, della Toscana, della città di Siena e della campagna senese. Pubblicato da Bastogi Editrice Italiana nella collana ‘Il canapo’, può essere definito un romanzo “storico generazionale”: tramite uno spaccato di vita quotidiano che interessa e ha interessato molti giovani italiani, una “microstoria” si intreccia con temi e problemi della nostra società, con credenze e valori, con una contrapposizione di due mondi diversi.

Queste le domande che abbiamo rivolto alla giovane scrittrice senese, che risiede a Rapolano e vive attualmente a Roma, iscritta alla “Società per lo Studio della Storia Contemporanea” e socia della “Fondazione Giuseppe Emanuele e Vera Modigliani”. Ha pubblicato articoli per riviste e volumi collettanei sulla storia toscana tra ‘800 e ’900. Ha partecipato a convegni scientifici, collabora con Fondazioni culturali, scrive recensioni. E’ “cultore della materia” di Storia del giornalismo. I suoi studi si concentrano principalmente sulla storia del Risorgimento in Toscana e sulla storia sociale e politica italiana e europea degli anni ’70. “Il profumo del mare” è il suo primo romanzo.



L’intervista di SienaFree.it alla scrittrice Eva Casagli

Il suo è un romanzo generazionale, da dove ha tratto ispirazione per scrivere le vicende narrate? attingendo da ricordi – personali o di altri?

Sì ha ragione, il mio è un romanzo generazionale, direi un romanzo storico-generazionale. Come dico sempre è un viaggio nel tempo e nello spazio tra mondi lontani, tra epoche diverse ma che si richiamano seguendo la ciclicità della storia. E’ un viaggio tra sogni e realtà, dagli anni novanta agli inizi del ’68, dal territorio bello ma aspro della Calabria a quello incantevole e dolce della Toscana, entrambi espressioni di una differente  realtà storico-sociale.
Nel compiere questo lungo viaggio mi sono ispirata al mio bel mondo, la Toscana e la campagna senese, ad una terra che ho avuto modo di conoscere nella sua complessità, la Calabria, a ricordi, interessi e sentimenti personali, ma anche ad una realtà a me estranea che però ho voluto raccontare perché da anni è la realtà di metà del Paese. Quella di coloro che per studio o lavoro devono lasciare la propria terra, allontanarsi dalle proprie origini per iniziare un’altra vita altrove. E’ la storia di molti studenti, lavoratori, anche intellettuali, artisti e personaggi di oggi, che negli anni ’90, così come in parte accade tuttora, non avevano altra scelta  se non quella di allontanarsi dal proprio mondo per cercare altre opportunità altrove. Si trattava e si tratta di una scelta di vita obbligata, consolidatasi nel tempo, tanto che viene data quasi per scontata da chi non la vive, accettata come un dato di fatto normale, mentre credo che  “non poter scegliere” non debba mai considerarsi una “cosa normale”. Così come penso che non conoscere questa realtà di metà parte del Paese, non interessarsene, non aiuti neanche a capire bene, in modo profondo, e ad amare il mondo in cui siamo nati e cresciuti, i cui aspetti positivi non devono mai essere dati per scontati, visti semplicemente come un “dato di fatto”, ma realmente apprezzati, mantenuti con intelligenza ed alimentati nel tempo.

Una storia radicata nel territorio toscano e nel ’68, entrambi molto amati e vicini (n.d.r. Eva ha conseguito il dottorato di ricerca con una tesi sul ’68)?

Sì, ho fatto una tesi di laurea sul Sessantotto, in particolare sul caso Calabresi e una tesi di dottorato sul ’68 nelle tre Università toscane. Quello che però ho voluto rappresentare nel romanzo non è tanto la realtà storica di quell’epoca complessa e per molti aspetti contraddittoria, ma lo slancio ideale e creativo iniziale dell’ondata di contestazione studentesca. Non a caso nel romanzo si parla del ’67, l’anno in cui la protesta scoppiò in Toscana, a Pisa e Firenze e in modo più marginale anche a Siena. Il ’67 che nel libro viene vissuto attraverso una retrospezione onirica, è funzionale alla rappresentazione del personaggio principale e della sua generazione, i giovani degli anni ’90 che guardavano al ’68 come ad un’epoca mitica, con un idealismo che è quasi sintomatico dell’età giovanile, quando la voglia di fare, di dire, le passioni e gli ideali sono ancora autentici ed intatti. Della contestazione, a differenza di un libro di storia dove spesso sono protagonisti i fatti e le date, ho tentato di rappresentare la dimensione più intimistica, i pensieri dei giovani, le loro vicende personali, la loro interiorità, quello che è il motore della protesta e di tutti gli eventi più in generale.

La scelta di una prosa ‘poetica’ è dovuta all’argomento trattato?

Ogni volta che viene fatta questa osservazione sul linguaggio del libro quasi mi stupisco e per due ragioni: la prima è che mi sembra una definizione “altisonante” –  magari fossi realmente capace di esprimere una “prosa poetica”, mi viene sempre da pensare! – e la seconda è che, ammesso sia realmente una “prosa poetica”, non si è trattato di una scelta volontaria. Ho scritto in modo spontaneo ripercorrendo con la mente, ma non solo, i miei posti di sempre, il mondo a cui sono legata ed altri luoghi un tempo a me estranei, certi pensieri e convinzioni. Sarà per questo che il paesaggio è come un altro personaggio del libro, vive e si esprime nelle sue pagine. Nella parte centrale del romanzo invece, in modo altrettanto spontaneo, il linguaggio cambia, diventa più ritmico, più veloce ed in alcuni aspetti vicino al gergo dei tempi che ho potuto conoscere e in un certo senso fare mio, grazie all’enorme quantità di documenti del tempo letti ed analizzati durante i miei studi

Il protagonista del suo romanzo – Salvatore – è un personaggio di fantasia?

Non proprio o non del tutto. Credo che facilmente quando si scrive ci si ispira a qualcuno che si conosce, che si ha vicino e a cui siamo legati. Salvatore comunque può essere un giovane qualunque, uno dei tanti che ha compiuto quel cammino, quel percorso, ha avuto certe esperienze e lottato per certe cose, in nome di convenzioni, bisogni ed ideali propri.

Per concludere, ringraziandola per il tempo che ci ha voluto dedicare, vorremo sapere quali sono i suoi progetti letterari futuri?

Sì, ci sono progetti letterari futuri. Ho in mente un libro che avevo anche iniziato a scrivere, poi però mi sono bloccata perché ho avuto altro da fare per la mia attività di ricerca e per un altro progetto che sto provando a realizzare. Scrivere per me è un piacere, non una professione, sebbene la consideri una cosa seria da affrontare con consapevolezza e con una certa preparazione. Forse in parte è anche questo che un po’ mi blocca, il primo libro lo si fa quasi con incoscienza, senza sapere neanche come andrà a finire, quando però ci si rende conto delle cose e si cresce in tale ambito, paradossalmente cresce anche la paura di non essere mai abbastanza pronti. In ogni caso la scrittura, come dicevo, è per me e deve restare un piacere, per questo non è costretta da scadenze o limiti di tempo, quindi un giorno, quando me la sentirò, riprenderò in mano il libro iniziato e farò un altro viaggio.

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Castelnuovo Berardenga (SI): Eva Casagliultima modifica: 2009-12-05T17:06:00+01:00da minobezzi1
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