Volterra (PI): La congiura dei Bardi

Non si è trattato di una vera e propria “scoperta”, infatti i manoscritti formano una miscellanea radunata nel Settecento già dall’erudito monsignor Mario Guarnacci pervenuta poi alla biblioteca comunale di Volterra dove vennero riscoperti nel 1904 dal poeta tedesco Rudolf Borchardt – tra i massimi scrittori tedeschi del Novecento, vissuto a Volterra  per un lungo periodo agli inizi del secolo  – il quale, in un saggio del 1937 dedicato alla città toscana, li indicò come miniera di preziose informazioni, parlando di “un tesoro mai sfruttato, inesauribile”.

Borchardt non si sbagliò, né il suo giudizio suona oggi troppo ottimistico. Uno studio applicato alle carte (si tratta di 400 fogli in tutto) è stato dunque avviato negli anni Novanta e si è concluso in questi giorni con la pubblicazione, per le edizioni Migliorini, di una raccolta critica comprendente il già citato “Lettere e altre carte del secolo XIV spettanti alla famiglia Belforti”, “Rudolf Borchardt scritti volterrani” e il cd audio “La confessione di Bocchino Belforti, ipotesi per una messa in scena”.

Da quelle carte emergono nomi he appartengono alla storia, come nella lettera in cui Cecchino Cacciaguerra di San Gigmignano racconta le vicende che hanno portato alla congiura dei Bardi in Firenze e alla violenta repressione che ne conseguì. Ed è prorio questo uno degli elementi che rendono particolarmente preziosa la miscellanea volterrana. Si tratta di documenti diretti, materiali di prima mano che aprono squarci nuovi, prospettive inedite sulla storia trecentesca, soprattutto nel territorio toscano.

Nel ritrovamento di Volterra si incrociano  i destini di tre famiglie determinanti per la storia toscana del quattordicesimo secolo:i Belforti, i Tarlati, i Cacciaguerra. Famiglie legate dal potere che detenevano in quel secolo, proprio come racconta il “Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana” compilato da Emanuele Repetti nel 1845 (socio ordinario dell’Accademia dei Georgofili): “Coi Bardi si unirono alcuni de’ Frescobaldi, de’ Rossi, de’ conti Guidi, i Pazzi di Val d’Arno, i Tarlati d’Arezzo, gli Ubertini, gli Ubaldini, i Guazzalotti di Prato, i Belforti di Volterra e più altri: i quali doveano levare la città a rumore per uccidere il capitano della guardia, e rifare in Firenze nuovo stato”.

Cecchino Cacciaguerra visse e vide di persona i fatti, conobbe i nomi e i cognomi di quell’antica vicenda che oggi rivive nella memoria con un profilo ancor più incisivo grazie al suo vivissimo racconto. Tra il 1343 e il 1346, i Bardi e i Peruzzi, due delle più importanti famiglie di banchieri fiorentini, furono letteralmente travolti dall’insolvenza del re Edoardo III d’Inghilterra, dopo i prestiti emessi in favore di quest’ultimo per le diverse fasi della Guerra dei Cent’anni. I banchieri fiorentini ordirono un ‘golpe’ per impossessarsi del governo cittadino, ma la congiura venne scoperta e molti dei congiurati vennero giustiziati o esiliati.

Il cronista Giovanni Villani scrisse in proposito “non si deve tacere il vero per chi ha a fare memoria di queste cose, per dare ad esempio a quelli che sono a venire di usare migliore guardia”. Sembrerebbe quasi che Cecchino Cacciaguerra abbia ripreso alla lettera il suo ammonimento.

Un’ultima curiosità. Alla storia dei Bardi in Firenze, e alle loro spregiudicate operazioni bancarie, è legata a doppio filo la vita di un grandissimo della letteratura italiana. Boccaccino di Chellino, padre del più noto Giovanni Boccaccio, nel 1327 si recò a Napoli proprio in qualità di socio della potente banca fiorentina, che ai tempi finanziava la corte angioina e ne amministrava gli affari. Nel 1340, a causa della crisi dei Bardi, Boccaccio fu costretto a tornare a Firenze, lasciando la vivace corte napoletana alla quale legò le sue prime, fondamentali, suggestioni letterarie.

pisanotizie

Volterra (PI): La congiura dei Bardiultima modifica: 2010-08-25T10:20:00+02:00da minobezzi1
Reposta per primo quest’articolo