Alberese (GR): Il buttero della Maremma Toscana

ll buttero è stato fino a non molto tempo fa una figura insostituibile in Maremma, cioè in quella striscia di terra piana che dal fiume Cecina arriva fino a Roma e Latina conosciuta come la Maremma Tosco-Laziale. Area fatta di vasti spazi, di terreni impervi e di paludi. Qui era il regno della vacca e del cavallo maremmano, animali bradi, allevati in branchi numerosi nelle grandi aziende. Il buttero era il mandriano, l’uomo preposto alla cura delle bestie che raggiungeva a dorso dei robusti maremmani, un personaggio dall’alone eroico che rappresentava e rappresenta il simbolo di questa terra antica, era ed è il custode dei millenari segreti del suo mestiere.

Oggi, spazzato via dall’industrializzazione, dalla civiltà delle macchine, dal consumismo, la figura del Buttero è mantenuta in vita da alcune associazioni che ne mantengono viva la memoria e le tradizioni. Il buttero infatti non ha senso se non esistono grandi estensioni e branchi di bestiame brado. Tuttavia appartiene all’immaginario collettivo della Maremma, la rappresenta così come la rappresentano le vacche dalle grandi corna a lira che ancora pascolano nella piana di Alberese.

Per questo oggi la monta maremmana, le evoluzioni di molti butteri dilettanti fanno spettacolo. Solo in pochissime aziende che si contano sulle dita di una mano, questo antico mestiere non è solo folklore ma continua ad essere lavoro vero e proprio anche se ridotto e molto meno duro di un tempo. È impossibile immaginare di controllare oltre 500 capi di vacche e tori maremmani bradi e 120 cavalli senza l’ausilio dei butteri e questo era il lavoro del buttero. L’azienda era costituita da un agglomerato di edifici che fungevano da abitazioni per il personale, stalle, depositi ecc, l’azienda era suddivisa in azienda del campo e azienda del bestiame, al loro interno regnava una ferrea disciplina e su tutti dominava la figura del fattore.

A capo dell’azienda del bestiame c’era il Massaro questa era una persona dotata di particolari doti di occhio e doveva possedere una profonda conoscenza del bestiame bovino ed equino, essere abile nel maneggio del cavallo e della l’acciaia e in tutte le operazioni col bestiame (domatura, castrazione, marchiatura ecc..), di solito questo era un mestiere che si trasmetteva per discendenza. Alle sue dipendenze il massaro aveva i Butteri o cavalcanti (come si chiamano nel Lazio) in numero di 3, 6, 7 a seconda delle dimensioni dell’allevamento, questi dovevano essere abili nel montare a cavallo, nell’uso della lacciaia, nel lavoro nei rimessini e nella doma.

luigiprosperi

Alberese (GR): Il buttero della Maremma Toscanaultima modifica: 2011-01-08T12:49:00+01:00da minobezzi1
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