Carrara: Italia nostra contro il Nuovo Pignone

[ 7 settembre 2011 ]

La società Nuovo Pignone/General Electric sta costruendo a Carrara, in Viale Zaccagna, un grande stabilimento, in cui vengono assemblati moduli giganteschi, del peso di 3.500 tonnellate cadauno, destinato al collaudo di enormi turbine prodotte dalla stessa General Electric. Nel collaudo, oltremodo impegnativo, verranno bruciate enormi quantità di gas metano, che, al contrario di quello che i nostri amministratori credono o vogliono farci credere, sono una sorgente tutt’altro che trascurabile e innocua di inquinamento atmosferico.

Poiché l’impianto brucerà fino a 50.000 metri cubi all’ora di gas metano, si può  calcolare che in un anno saranno bruciati circa 400 milioni di metri cubi di gas e quindi sversati in atmosfera circa 8,8 miliardi di metri cubi di fumi di combustione:  890.000 Kg di ossido d’azoto, 200.000 Kg di monossido di carbonio, 1190.000 tonnellate di biossido di carbonio (il più tipico componente del gas serra), 60.000 Kg di ossido di zolfo, 40.000 kg di polveri  sottili Pm 10 e Pm 2,5. Senza contare quegli idrocarburi cancerogeni, come benzene e formaldeide, che si sviluppano nella combustione del metano, ed i tossici metalli pesanti.

A questo proposito dobbiamo segnalare quella che è una grave carenza: in Italia, per gli impianti che bruciano gas metano, non sono previsti sistemi di abbattimento per tutti gli inquinanti prodotti, considerando irrilevante il danno, peraltro assai grave, che arrecano alla salute le polveri sottili e il loro contributo, tutt’altro che trascurabile, all’inquinamento atmosferico complessivo. Inquinanti che quindi non vengono abbattuti.

E non è tutto: questi impianti, per le elevate temperature di lavorazione, hanno bisogno di essere raffreddati con enormi quantità di acqua; ma l’acqua, a Marina di Carrara, non può che essere prelevata dalle falde freatiche della ex zona industriale non ancora bonificata. Quindi i veleni che contiene – per fare un esempio: ricordate Rogor e Farmoplant ? – verranno vaporizzati e immessi in atmosfera.

C’è da dire che l’ubicazione di un simile impianto vicino a centri densamente abitati come l’Avenza e di Marina di Carrara è frutto di una scelta avventata e irresponsabile, sicuramente non rispettosa del più elementare diritto dell’uomo, quello alla salute.

Inoltre, questo impianto, quando entrerà in funzione, aggraverà ulteriormente le pessime condizioni dell’aria già pesantemente contaminata dalle alte concentrazioni di polveri sottili prodotte dalla frantumazione del marmo macinato per ricavarne carbonato di calcio, dalle operazioni di carico e scarico di migliaia di tonnellate di minerali pulverulenti sfusi che avvengono nella zona portuale e, infine, dai gas di scarico dei camion che quotidianamente, qui, circolano a migliaia.

C’è anche da dire che la provincia  di Massa Carrara, in Toscana, è tra le prime  per quanto riguarda le malattie oncologiche. Sarebbe ora che questa drammatica realtà venisse presa in seria considerazione e si adottassero e mettessero in atto normative più rigorose e più attente alla salute  dell’ambiente e dei cittadini, tenendo anche nel conto che meritano le caratteristiche orografiche e meteorologiche del territorio, in cui la barriera delle Alpi Apuane, causa di ristagno atmosferico, impedisce il rapido smaltimento delle sostanze tossiche che, immesse in atmosfera, ricadono sul territorio inquinandolo.

Aggiungiamo ancora.

Con il “Protocollo per lo sviluppo, l’industrializzazione e il consolidamento occupazionale del polo Industriale Nuovo Pignone di Massa”, firmato a Firenze il 05/4/2011 da Regione Toscana, Provincia di Massa e Carrara, Comune di Carrara e Nuovo Pignone S.p.A, le istituzioni del territorio si sono impegnate ad agevolare il nuovo insediamento industriale del Nuovo Pignone a Carrara con varianti urbanistiche e rafforzamento infrastrutturale.

Amministratori  e politici di Carrara, per giustificare la costruzione di questo impianto, localizzato in un’area con destinazione urbanistica diversa – area retro portuale -, hanno invocato ed enfatizzato il considerevole aumento occupazionale che avrebbe portato: 500-600 nuovi occupati, a loro dire. Purtroppo, la realtà sembra essere diversa: il già citato “Protocollo”, pubblicato nel Bollettino Ufficiale della regione Toscana del 13 aprile scorso, recita in maniera  piuttosto deludente per chi si attendeva ben altro: “Nuovo Pignone S,p.a, nell’attuazione del progetto di sviluppo del piano industriale nell’area di Massa e Carrara, si impegna a fare quanto possibile per utilizzare ovvero promuovere presso i propri fornitori il ricorso, nella misura massima possibile, a manodopera locale che soddisfi tutti i necessari requisiti di idoneità professionale, competitività e produttività”.

Ancora: lo  stabilimento della Nuova Pignone si trova all’interno del SIN (Sito di Interesse Nazionale) non ancora bonificato, tanto che l’accordo tra Ministero, Regione ed Enti Locali per la messa in sicurezza e la bonifica è stato firmato solo il 14 marzo 2011, ma il “Protocollo” del 5 aprile lo dà già per bonificato.

E la costruzione del manufatto è iniziato prima che venissero adottate le necessarie varianti urbanistiche. Mortificando la trasparenza e i diritti dei cittadini.

greenreport

Carrara: Italia nostra contro il Nuovo Pignoneultima modifica: 2011-09-07T18:57:23+02:00da minobezzi1
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