Bagni di Lucca (LU): 100 anni di ferrovia

Nazareno Giusti per loschermo

Sabato sarà un giorno di festa per la Valle del Serchio: si celebreranno i cento anni dell’arrivo della ferrovia. Il 25 luglio 1911, infatti, riecheggiò, per la prima volta, tra questi monti, il fischio del vapore. Quel giorno ve lo abbiamo già raccontato alcuni mesi fa. Ora vogliamo approfondire meglio la vicenda che portò alla costruzione della linea anche grazie all’uscita di un nuovo studio del professor Umberto Sereni, docente di Storia Contemporanea all’Università di Udine, che è stato sostenuto dagli amministratori della Comunità Montana della Garfagnana e della Media Valle ed edito nella collana Banca dell’Identità e della Memoria di Maria Pacini Fazzi.

Insomma, professore, si era parlato di una nuova edizione della sua opera La strada ferrata per la Garfagnana ma alla fine il risultato è stato un nuovo libro: Il sogno realizzato. Storia sociale e politica della ferrovia per la Garfagnana…
Si, questo è proprio un nuovo libro (basti pensare che il primo aveva 25 pagine questo 160), frutto di anni di lavoro e di ricerche per ricostruire quella che fu una vicenda sociale e politica molto complessa e lunga: tanto da durare un secolo. Una battaglia che vide uniti amministratori e cittadini valligiani in nome del Progresso identificato nel treno e la ferrovia che con il suo arrivo avrebbe portato con sé il futuro facendo scomparire la povertà. A tal proposito è significativa una frase del Corriere di Bagni di Lucca: “La civiltà arriva fin dove giunge il vapore” .

Proprio a Bagni di Lucca il  26 febbraio 1873 si tenne la prima manifestazione per richiedere la costruzione della ferrovia… Fu  promossa da un mazziniano Giacomo Simoni, un uomo illuminato che riteneva che la lotta per il treno e il progresso avrebbe portato a una maturazione civile producendo cittadini attivi e non passivi. Il corteo del 26 febbraio, si concluse con la consegna- da parte dei manifestanti-  nelle mani del sindaco di una petizione indirizzata al Presidente del Consiglio. Il tono del documento era molto riverente. Forse fin troppo, ma i tempi e il luogo  non consentivano maggiore audacia. Quella di Bagni di Lucca inaugurò una serie di manifestazioni popolari destinate a protrarsi per quasi mezzo secolo.

Una battaglia che, come viene messo in evidenza nel suo volume, venne fatta, anche, attraverso i giornali…
Sì. Sembra un miracolo questo fiorire- in una Valle ad altissimo tasso di analfabetismo- di tipografie  e di “fogli”, che si proponevano come un iniziativa eminentemente pedagogica: diffondevano i valori della civiltà progrediente e incoraggiavano i valligiani ad assumerli come orizzonte del loro agire. Ogni paese ebbe la sua voce,  i più grandi come  Barga e Borgo a Mozzano ne ebbero contemporaneamente due;  Castelnuovo arrivò a contarne   anche  tre. Dai nomi che adottarono , riprendendoli da monti e corsi d’acqua,  (“L’Eco del Serchio”, “Il Rondinaio”, “La Garfagnana”, “La Corsonna” , “La Lima”, “Il Serchio”, “Il Bargiglio”),  si comprende come  i loro promotori intendessero  rimarcare l’appartenenza al loro  territorio e considerassero  il giornale come una testimonianza della sua vitalità  fecondata dai tempi moderni.

Per anni le proteste andarono avanti senza risultati. Quali furono i fatti e le motivazioni che spinsero al definitivo stanziamento dei fondi?
Non arrivarono  finanziamenti perché c’era- da parte del Governo- una carenza di interessi. Quando però le proteste e i malumori iniziarono ad essere generali, il  Governo ebbe paura di una carenza di consensi e allora si mosse. Furono le proteste che resero possibile la costruzione della ferrovia non certo gli interessi statali.  Ogni pezzo di nuova ferrovia fu guadagnato con la protesta di cui furono protagonisti attivi in primis gli amministratori che arrivarono, addirittura, a dimettersi in massa. Un bel atto di coraggio e coerenza.

A proposito di gesti importanti di protesta: durante la giornata di sabato si terrà un evento nell’evento: l’intitolazione di una targa ad un personaggio molto particolare….
Si tratta di Regolo Gaddi, garibaldino di mentalità e di azione fuggito giovanissimo da casa per andare a combattere a Bezzecca. Nell’estate del 1905  faceva parte della Giunta Municipale che aveva sottoscritto  la dichiarazione di dimissioni dagli incarichi municipali  per protesta contro i ritardi della costruzione della linea. Il 29 giugno alla testa di un corteo occupò la Sottoprefettura di Castelnuovo.Per l’ambiente locale (noto e apprezzato  dalle autorità per l’indole tranquilla e devota alle istituzioni) quella occupazione  rappresentò il massimo dell’audacia combattiva  e chi vi partecipò la visse,  e soprattutto  poi la ricordò e la raccontò  per il resto dei suoi giorni,  come un’edizione garfagnina  dell’assalto alla Bastiglia.

Grazie anche a “azioni” come quella di Gaddi si potè arrivare a quel 25 luglio 1911, il giorno che lei ha definito come una “pasqua di resurrezione civile”… Fu un giorno straordinario, di vita e di speranza. La festa vera e propria incominciò alla stazione di Fornoli da dove  il treno partì pieno zeppo di autorità. Ad ogni stazione fu uno sventolio di tricolori con tantissima gente che credeva di sentire, nel fischio lanciato dalla vaporiera, una gioiosa e benefica sveglia, capace di far terminare il lungo e accidioso sonno di quelle terre. “L’avvenire ci si presenta ora radioso di luce benefica, apportatore di benessere generale, di progresso morale ed economico, e ci darà una vita piena di attività e di vigore” , affermava la Società Operaia di Castelnuovo, mentre l’Amministrazione Comunale di Gallicano, pur toccando gli stessi tasti, sì lanciava quasi a sfiorare le vette della poesia: “Salve a Te o mostro metallico che ci doni la vita; salve o progresso fatale che ci sproni avanti alle conquiste del vero, alle santissime conquiste della civiltà”. Addirittura, quando arrivò a Castelnuovo, le rappresentanti della fabbrica di tessuti “Sala”  abbracciarono letteralmente la locomotiva. Un gesto che spiega più di mille parole cosa significasse per le nostre genti quel giorno.

Ci vorranno però ancora diversi decenni per vedere completata la linea sino ad Aula…. 
Bisognerà aspettare il marzo del 1959: 80 anni dopo il primo inserimento nelle leggi dello Stato. Bisogna considerare però che nei decenni dopo l’11 ci furono ben due guerre mondiali e un terremoto devastante che interruppero sul nascere nuovi lavori e finanziamenti. Il fascismo, inoltre, trascurò dal flusso  delle provvidenze statali  che si indirizzavano verso altre aree di più forte interesse socio-politico,a cominciare dalla vicina  provincia apuana che beneficiava della protezione di Renato Ricci. Nel secondo dopoguerra, il neo parlamentare Loris Biagioni, sindaco di Castelnuovo, in nome dei 2000 disoccupati della Garfagnana sollecitò il governo a inserire nel programma dei lavori pubblici per l’anno 1947 i fondi per il completamento e la definitiva messa in sicurezza  della “Lucca-Aulla”. La sua iniziativa trovò accoglienza positiva e pochi anni dopo iniziarono i lavori per il traforo della galleria del Lupaccino per cui furono necessarie 600.000 giornate lavorative che per centinaia di famiglie alle prese con la fame e la miseria  rappresentarono la sopravvivenza e  l’alternativa alla ripresa dei flussi migratori. Ma per centinaia di lavoratori significò, anche, l’invalidità permanente rappresentata dalla silicosi contratta durante gli in galleria.

L’inaugurazione ufficiale della tratta si tenne il 21 marzo 1959 alla presenza Presidente della Repubblica  Giovanni  Gronchi. Rifletteva, in quell’occasione, il senatore Cesare  Angelini, parlamentare di Lucca,  sul numero speciale pubblicato da La Garfagnana: “Che dire della ferrovia ? E’ venuta  troppo tardi! Fu iniziata quando la ferrovia rappresentava l’unico mezzo efficiente di trasporto e quindi di progresso; viene completata quando il traffico da ani ha scelto altri mezzi, preferibili per i percorsi non eccessivi, sia per il trasporto delle persone che per quello delle cose”.
L’Italia quando la tratta Lucca- Aulla fu terminata era irrimediabilmente cambiata: era iniziata la costruzione dell’autostrada del Sole, iniziavano a girare le prime 500 e 600. Però questo non vuol dire che il treno non fu utile anzi, guai non ci fosse stato. Partì in ritardo la costruzione certo, ma l’importante è che ci sia stata. Senza di essa, ad esempio, non si sarebbe sviluppata l’industria metallurgica, non ci sarebbero stati posti di lavoro e quindi la Valle si sarebbe spopolata.

Il prossimo anno ricorrerà il centenario della morte di Giovanni Pascoli che partecipò attivamente alle lotte per la “strada ferrata”….
Certo prese una netta posizione a favore della ferrovia nel 1905 come dimostra il discorso “Antonio Mordini in patria”, riportato interamente in appendice al mio libro. Inoltre, il poeta  doveva essere l’oratore ufficiale delle cerimonie inaugurali ma all’ultimo rifiutò a causa, probabilmente,  degli agitati rapporti del poeta con le vicende politico-amministrative barghigiane. Fu un rifiuto carico di amarezza, perché il poeta sentiva come “sua” quella festa di popolo e sapeva che il suo compito era quello di “cantare” quella Pasqua di resurrezione civile. Va inoltre ricordato che il treno fu protagonista sia della sua venuta in Valle che della sua partenza. Pascoli arrivò, infatti, il 15 ottobre 1895 in treno fino a Lucca (dove la linea si fermava) e da lì fu portato a Barga da un vetturale. Nel gennaio 1912, pochi mesi dopo l’inaugurazione, ormai molto malato, se ne andò su un treno speciale con un vagone trasformato in sala ospedaliera che lo portò Bologna. Il mezzo fu fatto fermare al casello del Salice, dove, la gente del posto aveva lavorato tutta la notte per aprire una strada tra i campi per permettere all’auto su cui Pascoli venne portato di arrivare tranquillamente al treno. Un gesto commovente a testimonianza che, come dirà padre Luigi Pietrobono in occasione della traslazione della salma alcuni mesi dopo, quelle genti “gli volevano bene davvero”.

Bagni di Lucca (LU): 100 anni di ferroviaultima modifica: 2011-11-03T09:49:00+01:00da minobezzi1
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