Viareggio (LU): Felice Cavallotti


 

Nel primo pomeriggio del 6 marzo 1898, a Roma nel giardino della villa della contessa Giulia Cellere, quattro chilometri fuori Porta Maggiore, si affrontarono alla sciabola il deputato veneziano Ferruccio Macola, direttore della “Gazzetta di Venezia”, di orientamento monarchico-crispino e il suo collega milanese Felice Cavallotti, il più rinomato esponente del radicalismo italiano. La contesa, voluta da Macola (valentissimo spadaccino e più giovane di quasi vent’anni) rappresentava lo sbocco di una lunga serie di scambi polemici tra i due.

Il Cavallotti, che aveva alle spalle ben trentatre duelli!, si gettò subito all’attacco anche perché così gli imponeva la sua netta inferiorità fisica, ma – come riferì uno dei suoi padrini – “al terzo assalto – […] fu ferito di punta alla bocca. Ebbe appena il tempo di dire Cosa ghè?, che un fiotto di sangue gli sgorgò dalle labbra: era stata recisa la carotide. Morì dopo pochi minuti” (vedi raffigurazione). Cessava così di vivere il poeta, lo scrittore, il giornalista ma soprattutto l’uomo politico che, ex garibaldino e repubblicano, come campione della moralità pubblica si era meritato l’appellativo di “bardo della democrazia” caratterizzandosi per essere tra i più tenaci avversari del trasformismo di Agostino De Petris prima e dell’autoritarismo di Francesco Crispi poi. Quel fatto sanguinoso concorse ad avvelenare ulteriormente un clima politico già fortemente surriscaldato che, di lì a poche settimane, nel maggio successivo, sarebbe sfociato nella vasta sollevazione popolare di Milano repressa dalle cannonate del gen. Fiorenzo Bava Beccaris a prezzo di centinaia di vittime ed innumerevoli arresti.

L’inattesa tragica scomparsa di un personaggio di così grande popolarità suscitò una profondissima impressione in tutto il paese: il Parlamento decretò un lutto di otto giorni. I suoi sostenitori vollero dare un particolare risalto al trasporto della salma da Roma a Milano, dove si svolsero, alla presenza di una folla immensa, i funerali. L’8 marzo venne organizzato uno speciale convoglio ferroviario (“il carro merci n° 43186 – precisava La Nazione – addobbato a lutto”) che, nella tarda serata, si fermò per qualche minuto a Viareggio.

Alla stazione accorsero le principali autorità cittadine e i rappresentati di varie associazioni combattentistiche, professionali e di volontariato nonché la banda musicale municipale. Fu dapprima intonata una marcia funebre e poi, depositata sul vagone che trasportava il feretro una ghirlanda, venne eseguito, a richiesta di alcuni deputati presenti sul treno, l’inno di Garibaldi. In città la commozione per l’accaduto fu grande soprattutto negli ambienti radicali e progressisti. A far apprezzare il personaggio contribuiva anche il fatto che, nel 1894, proprio Felice Cavallotti era stato designato quale presidente del Comitato onorario per l’erezione del monumento a Percy Bysshe Shelley nell’omonima piazza; il Cavallotti era inoltre, da tempo, un assiduo corrispondente di Cesare Riccioni che in seguito sarebbe stato due volte sindaco di Viareggio (dal 1900 al 1902 e poi dal 1910 al 1912). Pochi giorni dopo, il 17 marzo, in estremo omaggio al caduto la stessa amministrazione comunale dispose di intitolare a suo nome la strada cittadina sino allora denominata come via Grande.

Marco Lenci
Dalle strade alla storia

per viareggiOk

Viareggio (LU): Felice Cavallottiultima modifica: 2012-03-08T10:13:26+01:00da minobezzi1
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