Cècina (LI): Guardare ai BRIC


BASSA VAL DI CECINA: guardiamo ai Bric

Il numero di aziende che si sono rese disponibili a un’intervista su eventuali rapporti economici con il così detto Bric (Brasile, Russia, India, Cina), non è tale da averne un quadro complessivo. Siamo riusciti tuttavia a intravedere certi meccanismi e prospettive di alcune delle imprese che costellano il territorio.

Oltre a contattare alcune singole aziende abbiamo chiesto a Confindustria e al Polo tecnologico della Magona di Cecina di lanciare la richiesta alle imprese affiliate. Mentre dal Polo non abbiamo ricevuto nessuna risposta, all’appello dell’associazione degli industriali hanno aderito due imprese.

Non sappiamo se il silenzio degli altri corrisponda a un’implicita risposta negativa – e cioè che non hanno rapporti con quei paesi – o se invece sia dovuto ad altre ragioni. Da un punto di vista giornalistico, siamo portati a escludere la prima ipotesi, dato che è ovvio che per la nostra inchiesta anche un “no” ha un valore.

Detto questo vediamo cosa ci dicono le tre imprese associate a Confindustria con le quali abbiamo parlato. Una è di Rosignano, l’altra di Cecina. La prima è la Sime che dal 1989 fa progettazione di impianti industriali Oil & Gas; l’altra è la Forniture nautiche italiane, nata nel 1983, con sede nella zona artigianale di San Pietro in Palazzi. Anche Con Pro Toscana del comparto delle Morelline che dal 1982 opera nel campo della strumentazione per l’automazione di impianti industriali, ha dato delle risposte. I rapporti che ciascuna di esse ha con il Bric sono di vario tipo, vista anche la diversa provenienza di settori e il tipo di attività.

Le Forniture nautiche italiane vendono all’ingrosso accessori per la nautica, dai bulloni, ai diluenti, dalle ancore, agli arredi. «Importiamo – afferma la titolare Ninella Montanari – accessori elettrici e ferrosi da Cina e Taiwan. È una scelta di qualità e prezzo. Certi prodotti, in Europa, neanche si producono. Sono 20-25 anni che importiamo da loro ed è quindi un rapporto consolidato».

Altro discorso per la Sime, che con 183 dipendenti in Italia e 80 in Romania, da qualche anno, anche se marginalmente, ha rapporti con l’India. «Abbiamo – afferma uno dei soci Matteo Bertolini – dieci ingegneri indiani nella zona di Bangalore che lavorano per noi, ma alle dipendenze di un’altra società. Si occupano della parte terminale dei nostri progetti, la parte più semplice. È una scelta strategica dovuta al minor costo del lavoro, che rispetto a un ingegnere italiano è di 1 a 3. Una scelta fatta esclusivamente al fine di consentire di crescere in Italia. Insomma, non è un investimento, ma una sorta di appalto dei lavori meno complessi, ma che richiedono comunque ore di lavoro, ore che però costano assai meno che da noi, consentendo un ricavo per svilupparsi in Italia, e magari investire».

Su quest’ultimo aspetto l’azienda rosignanese ha anche delle mire extranazionali, ma non nel Bric, bensì nel Medio oriente.«Abbiamo avviato – afferma Bertolini – un’indagine di reclutamento di personale che lavori per noi in Medio Oriente, perché lì pensiamo di poter trovare anche dei nuovi clienti». Clienti che per adesso, per la maggior parete è rappresentata da «General electric e da una società del gruppo Eni».

Più limitati e soprattutto indiretti, il rapporto con i paesi Bric, della Con Pro Toscana, azienda che svolge attività di progettazione, installazione, manutenzione, taratura, fornitura e assistenza di impianti industriali. «I nostri clienti  – afferma l‘amministratore delegato Fabrizio Monnanni – sono tutti italiani. So che però le commissioni delle nostre progettazioni fatte da alcuni nostri clienti, in particolare quelle del Pignone, provengono anche da Russia, Brasile, Cina, India; lo vedo dalle documentazioni allegate. Ma rapporti diretti non ne abbiamo e comunque – afferma – si tratta di commesse sporadiche».

 

Chiara Castaldi per ognisette

Cècina (LI): Guardare ai BRICultima modifica: 2012-03-14T15:19:36+01:00da minobezzi1
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