Pistoia: Aurelio De Laurentis

Di solito non segue la troupe sul set. Ma per Pistoia ha fatto un’eccezione. Aurelio De Laurentiis, produttore cinematografico e presidente del Napoli Calcio, è in piazza Duomo a Pistoia per assistere alle riprese di “Amici miei…come tutto ebbe inizio”.

foto da www.amonapoli.it

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Il film, prequel della famosa “saga” di Amici Miei, è ambientato nella Firenze del ‘400, ma nel capoluogo pistoiese sono state girate diverse scene, tra le quali quella della partita del calcio storico e la scena del patibolo. Per l’occasione piazza Duomo è stata ”medievalizzata”. Per la verità c’è voluta ben poca scenografia per calare nel ruolo la bellissima piazza pistoiese: giusto un paio di finte porte di legno di accesso alla città, qualche gonfalone alle finestre del Palazzo dei Vescovi e un po’ di sabbia sparsa tra il Battistero e la Cattedrale. Il resto l’hanno fatto le circa 500 comparse in costume, oltre agli attori del film diretto da Neri Parenti: Christian De Sica, Massimo Ghini, Michele Placido, Giorgio Panariello e Massimo Ceccherini.

De Laurentiis è lì, all’ombra del campanile, mentre poco più in là Neri Parenti sta girando la scena della partita del calcio storico: Massimo Ceccherini si sta facendo massacrare (per finta, naturalmente) dai calcianti (quelli sì invece, autentici calcianti fiorentini) per girare quella che sarà una delle scene clou del film, in uscita nei cinema nel 2011.

Come mai ha scelto Pistoia come location del suo nuovo film?

Devo dire che il nostro scenografo, Francesco Frigeri, ha fatto un ottimo lavoro. E’ lui che ha trovato questo meraviglioso angolo di Toscana. Una location perfetta perché piazza Duomo è intatta. Non abbiamo dovuto fare molti sforzi per trasformarla in una piazza medievale. Avremmo dovuto ambientare la partita di calcio storico in piazza Santa Croce a Firenze, sua sede naturale. Ma c’erano troppi problemi: sia di viabilità che di ordine pubblico.

Era mai venuto a Pistoia prima d’ora?

No è la prima volta. Negli anni ’70 ho frequentato molto spesso Montecatini, amo la Toscana, ma non ero mai venuto a Pistoia. Bellissima impressione. Abbiamo avuto un’accoglienza fantastica. Spero davvero di poter rendere omaggio alla città in qualche modo.

Magari ambientandoci il prossimo film.

foto da sscnapoli.it

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Perché no. In effetti stiamo pensando di ambientare uno dei quattro racconti di “Manuale d’amore 3” di Giovanni Veronesi in Toscana. Pistoia potrebbe fare al caso nostro.

 

Cosa significa fare il produttore in Italia, oggi?

E’ un lavoro impossibile. Il mio sogno sarebbe avere una struttura di produzione come quella degli studi di Hollywood degli anni ’50, ovvero una struttura capace di autofinanziarsi. In Italia invece è impossibile. Nel mercato televisivo free non c’è concorrenza. Per fortuna che in quello della tv a pagamento c’è Murdoch: lui ha portato maggiore competizione. Il problema principale però è che l’Italia è in mano a persone che non sanno interpretare i tempi che corrono. Non capiscono… Siamo l’unico Paese a non avere una legge contro la pirateria. Le sembra possibile? Così come stanno le cose siamo alla mercé di tutti.

Gli ultimi film che ha prodotto, quelli della serie “Natale a…”, vengono etichettati come “cine-panettoni”. E’ una critica che le dispiace o le scivola addosso?

E’ una definizione che contesto assolutamente quella di cine-panettone perché sono film di estrema qualità e cura. Ma lo sa’ cosa vuol dire raccontare i tic degli italiani? Lo faccio ormai dall’82 a questa parte. E gli italiani apprezzano, infatti i film hanno un grandissimo successo. I critici invece…

 

foto da www.justnapoli.it

foto da www.justnapoli.it

I critici invece ne parlano male.

Forse perché non glieli facciamo mai vedere in anteprima (sorride, ndr). Ma del resto sono anche pochi i critici che parlano bene della commedia in generale. “Amici miei…come tutto ebbe inizio” è diverso e funzionerà molto bene. Sono sicuro avrà un grande successo. Anche in America. La squadra che abbiamo messo in campo è fantastica.

Tornando ai film che definiscono cine-panettoni: ebbene all’estero sono talmente apprezzati che mi chiedono i diritti per fare dei remake da tutto il Mondo. Qualcosa significherà no? Dagli Stati Uniti spesso mi chiamano chiedendomi come sono riuscito a produrre un film di così grande successo in così poco tempo. Perché questo è un altro aspetto importante: il tempo di produzione. Questi sono instant-movie, film capaci di inquadrare i vizi degli italiani all’istante, e uscire nelle sale altrettanto velocemente.

E poi mi scusi, ci si dimentica che nella mia carriera ho prodotto anche film di grande impegno civile negli anni ’70-’80, uno su tutti “Un borghese piccolo piccolo”.

Quanti copioni legge al giorno?

In ufficio ne arriveranno almeno un migliaio all’anno. E nessuna storia è decente. L’idea è tutto: non sa quante storie devo leggere per trovare quella giusta. Pensi a questo film ad esempio: l’idea è nata 14 anni fa quando gli autori Tullio Pinelli, Piero De Bernardi e Leonardo Benvenuti, che sono gli autori originali di tutti e tre i capitoli di “Amici miei”, sono venuti da me per convincermi che le “zingarate” dovevano essere nate nel ‘400, quando la vita era dura e bisognava prenderla a ridere. Eppure ci sono voluti tutti questi anni per realizzarla. Mica è facile.

E chissà quanti soldi costa questo film.

Meglio non dirlo. Altrimenti mi mandano al manicomio.

Che rapporto ha con i registi dei suoi film?

Lascio grande libertà. Però qualche volta esprimo la mia opinione. La trama de “Il Mio miglior nemico” di Carlo Verdone, ad esempio. Parlammo spesso con Carlo della storia del film. Spesso accadeva che non fossi d’accordo, o che su certi punti la pensassimo in modo diverso. Alla fine, dopo il mio ennesimo appunto critico, mi disse: “ Aure’, ma dillo che sto’film non lo voi’ fa’!” Gli risposi: “Carle’! Hai chiesto il mio parere? E io te l’ho dato”.

Parliamo del Napoli. E’ soddisfatto della stagione?

Sono soddisfatto perché a un certo punto della stagione non ci speravo più in un posto in Europa, invece alla fine ce l’abbiamo fatta. Dopo Reja serviva una scossa a tutto l’ambiente, e ho scelto Donadoni perché mi sembrava l’allenatore giusto. Ma non è stato così: ho chiamato Mazzarri e con lui tutto è andato per il meglio.

Più difficile fare il produttore o il presidente di calcio?

Le racconto una cosa: nel 2004 ero a Hollywood per girare “Natale a Miami”. Torno in Italia per le vacanze e mentre sono a Capri leggo sul giornale che il Napoli è fallito. Voleva comprarlo Gaucci. Quando l’ho spuntata io, in tanti mi hanno detto: “Ma chi glielo fa fare?! Fare il presidente è dura!”. Adesso posso dirlo: fare il produttore cinematografico è molto più difficile!

Intervista di Luca Giuntini per  PistoiaLife 

Pistoia: Aurelio De Laurentisultima modifica: 2010-06-09T10:58:00+02:00da minobezzi1
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