…….e ancora Firenze: Cristina Piazzini

Marco Lapi per toscanaoggi

Anche stavolta, i giorni tra la fine d’agosto e i primi di settembre sono per Cristina tra i meno «tranquilli»: l’amato mare e il Meeting di Rimini sono ormai alle spalle e c’è la festa della Rificolona cui pensare. La grande festa popolare fiorentina che proprio lei, qualche anno fa, è riuscita assieme ad alcuni amici a far risorgere dal declino in cui da anni era progressivamente scivolata.

Cristina è Maria Cristina Piazzini, insegnante delle elementari da sempre appassionata di musica e tradizioni popolari. Nata e cresciuta al Pignone, popolare quartiere sulla riva sinistra dell’Arno, si è ben presto distinta per le sue capacità canore e musicali, cui sono successivamente aggiunte quelle di cantautrice. Un talento di cui ha beneficiato, fin dall’inizio degli anni Settanta, la comunità giovanile della sua parrocchia, che proprio in quegli anni andò a costituire il primo nucleo cittadino di Gioventù Studentesca, ovvero Comunione e Liberazione nelle scuole medie superiori. Un dono condiviso con Massimo Marchi, che non a caso sarebbe diventato suo marito (per la serie… Dio li fa poi li accoppia!). E assieme a Massimo e ad altri amici, successivamente, una crescente creatività che portò prima alla messa in scena di alcuni spettacoli musicali, poi alla specializzazione in canzoni ed eventi per bambini e alla produzione di diverse musicassette e cd con la compagnia teatrale Arc-en-ciel. Alcuni delle sue «fatiche», inoltre, sono state pubblicate anche su testi per la scuola elementare per le edizioni Mondadori – Le Monnier. Un grande punto di riferimento per la sua vocazione di cantautrice è stato, fino alla scomparsa avvenuta tre anni fa, l’amico Claudio Chieffo, indimenticabile autore di alcune dei più noti canti adottati anche per la liturgia.

L’impegno per la Rificolona risale a qualche anno fa. Nel 2002 la tradizionale festa fiorentina del 7 settembre sembrava irrimediabilmente affievolita, per non dire compromessa. Cristina, accompagnando il suo figlio più piccolo, Alessandro (il terzo dopo Maria e Giulia), nella piazza della Santissima Annunziata – che ospitava non più la festa di una volta ma solo quella del quartiere del Centro storico – ci rimase davvero male. «Tornavo alla festa dopo tanti anni e trovo la Basilica chiusa, poca gente, poche rificolone e una triste e demotivata orchestrina jazz che suonava fra la disattenzione di tutti. Così coinvolsi il mio amico Graziano Grazzini, allora consigliere comunale, con la bizzarra idea di riportare la festa al suo significato e allo splendore di un tempo». Grazzini, ricorda ancora Cristina, si mostrò subito entusiasta: «Coinvolgemmo Giannozzo Pucci, un importante nome legato a molte iniziative cittadine, tra cui il calcio storico fiorentino, e poi padre Alberto Ceragioli, allora parroco della Basilica. Andando ad incontrarlo, ci fermammo davanti all’immagine sacra della Madonna. Nel tempo di una preghiera vissuta assieme ebbi come la certezza che i nostri cuori battevano come uno solo dentro il cuore della Madonna e che il nostro piccolo tentativo aveva cara solo una cosa, favorire il ritorno del cuore dei fiorentini davanti a quella stessa immagine. “Occorre che il Mistero torni fra la gente”, scriveva in quel periodo don Giussani, e noi questo lo sentivamo così vero per noi, tanto da desiderarlo per la nostra città. Così andammo a incontrare il vicario generale monsignor Claudio Maniago, che poco dopo sarebbe divenuto vescovo ausiliare: anche lui si entusiasmò subito dell’idea e se ne fece portavoce presso il cardinale Antonelli. Quello che ci stupiva era l’entusiasmo che incontravamo intorno a questo tentativo, fino a ottenere dal Comune di Firenze, grazie anche all’impegno dell’allora assessore Eugenio Giani, l’organizzazione di una festa nuovamente cittadina in piazza Santissima Annunziata».

Nacque così la «Compagnia della Rificolona»: Giannozzo Pucci ne sarebbe diventato il Presidente, Cristina il vicepresidente e responsabile della organizzazione della festa. Già dal primo anno il successo fu sorprendente. «La sera del 7 settembre 2003, in piazza Duomo per il corteo e poi in piazza Santissima Annunziata, pur colpite poco prima da un violento acquazzone, c’era tanta gente: ciò che stava accadendo andava oltre quello che avevamo immaginato. La Basilica, dopo tanti anni, era nuovamente aperta e illuminata, e per tutta la sera ci fu un gran via vai di gente davanti all’immagine della Madonna. Guardavamo, fra lo stupito e il commosso, cosa stava succedendo: non eravamo niente, eppure eravamo stati strumento di una cosa grande».

Ma nel 2006, proprio alla vigilia del 7 settembre, Graziano Grazzini morì improvvisamente d’infarto nel suo ufficio in Consiglio Provinciale, dov’era stato eletto un anno prima. Quella dolorosissima edizione della Rificolona fu un’immediata occasione per ricordarlo, ancor prima del funerale che sarebbe stato celebrato all’indomani, presso la parrocchia di San Michele a San Salvi, di fronte a una folla incredibile di amici che oltre alla chiesa riempiva il chiostro e la piazza antistante. Dall’anno successivo, un premio a lui intitolato avrebbe celebrato la più bella rificolona artigianale presente in piazza. Ma tanti amici si fecero promotori di un’altra iniziativa per ricordarlo, un concerto annuale al Teatro Verdi, nel periodo di Natale, il cui ricavato sarebbe andato a sostenere le iniziative delle «Tende» di Avsi, l’Associazione volontari per il servizio internazionale. Anche su questo fronte Cristina – come Presidente della Associazione di volontoriato «La Goccia», fra gli organizzatori – è stata sempre in primo piano, in particolare nell’ultima edizione, conducendo brillantemente la serata dal palco.

«Gioire insieme della consapevolezza che siamo una grande storia guidata ad un bel destino, fosse stato solo per il via vai di gente che andava a dire un’Ave Maria di fronte alla Madonna, già sarebbe stata una grande cosa», aveva scritto Graziano a Cristina all’indomani della memorabile prima edizione della festa rinata. Poi è stato un crescendo, fino al grande concerto di Riccardo Marasco tre anni fa e alla compresenza dell’arcivescovo Giuseppe Betori e del sindaco Matteo Renzi lo scorso anno, entrambi alla loro prima Rificolona nella rispettive cariche. Significative le loro parole di saluto: monsignor Betori, parlando ai tanti bambini presenti, paragonò la luce delle rificolone a quella di Gesù ricordando di aver compiuto, alla testa del corteo proveniente da piazza San Giovanni, il percorso inverso rispetto a quello del suo ingresso in Diocesi, per mettersi nuovamente sotto la protezione della Madonna. Anche il sindaco si richiamò a Maria «di speranza fontana vivace», sottolineando la necessità di riscoprire e rivivere quei valori che sotto la Sua protezione fecero grande Firenze e consentirono di dare vita a opere di accoglienza come appunto lo «Spedale» degli Innocenti, costruito proprio nella stessa piazza per accogliere i bambini abbandonati.

Ogni anno, dalla ripresa della tradizione, il corteo parte dal cuore cristiano di Firenze, piazza San Giovanni, per raggiungere la Santissima Annunziata, dove in passato confluivano, alla vigilia della Natività di Maria (vedi a lato) i contadini delle campagne attorno alla città. «Da quando è morto Graziano – dice ancora Cristina –, percorrendo con il corteo via de’Servi mi viene da guardare il cielo e strizzare un occhio. Ancora oggi è con noi è con noi e ci è ancora più amico, con il suo indimenticabile sorriso e la sua passione sempre coincolgente. E come cosa più importante per me, c’è il fatto che l’amore per ciò che ho visto e incontrato ha generato un gusto per la bellezza e una passione per Firenze. Ciò che mi stupisce di più di questa avventura è quanto di grande e di buono è derivato per me seguendo gli eventi così come si sono presentati, avendo a cuore unicamente quel punto ideale che ha suscitato tutto. Sono nati tanti rapporti, alcuni hanno avuto lo spessore di vere amicizie, ma alla fine ciò che tutti gli anni mi colpisce maggiormente sono proprio gli incontri con la gente in piazza o nel chiostro della Basilica».

Una festa nata dal pellegrinaggio dei contadini
La festa della Rificolona è certamente una delle più belle della tradizioone fiorentina. Fin dal XVII secolo, alla vigilia della Natività della Madonna, tanti contadini scendevano dalle campagne in città per partecipare alle funzioni religiose presso la Basilica della Santissima Annunziata, il principale santuario mariano della Diocesi, fondato dai Servi di Maria. Stanchi per il viaggio, si sistemavano sotto i loggiati della piazza dove davano vita a un’improvvisata «fierucola», vendendo i loro prodotti e attendendo così, con i loro lumini accesi, il giorno della festa. Fu così che, per prendere in giro le giovani contadine, dall’aspetto rustico e dal vistoso abbigliamento, i fiorentini coniarono il termine «fierucolona», che poi si trasformò in «rificolona».

Successivamente la tradizione del 7 settembre non si spense, ma si trasformò. A ricordare i lumini e la «fierucola» arrivarono in piazza le «rificolone», nome con cui non si indicavano più le giovani contadine ma coloratissime lanterne di carta velina, dalle forme più strane e illuminate all’interno da una piccola candela. Sorreggendole con un bastoncino, il popolo fiorentino – e in particolare i bambini – riempiva le strade del centro, ma il fulcro del ritrovo era poi davanti all’immagine della Madonna custodita all’interno della Basilica, segno della grande devozione della città alla Vergine.

In tempi più recenti, alla fine degli anni Settanta, la festa subì però un profondo cambiamento. Con la nascita dei Consigli di quartiere, per scelta dell’amministrazione comunale dell’epoca, fu frantumata in tante piccole feste rionali, a discapito del reale significato della tradizione, fino a dimenticarne la stessa origine. Pian piano le nuove generazioni smarrirono il senso del portare a spasso, la sera del 7 settembre, i loro bambini con le rificolone accese (fatte bersaglio, puntualmente, delle… cerbottane dei ragazzi più grandi), e così lentamente era nata una disaffezione, da otto anni ormai superata grazie a Giannozzo, Cristina, padre Alberto e ai loro amici.

Quest’anno, il programma della festa prevede, alle 20,50, la partenza del primo corteo delle Rificolone da Piazza Santa Croce con la «Sound Street Band» attraverso le principali strade e piazze del centro. Alle 21,15 partirà invece il secondo corteo, come sempre da piazza San Giovanni, che, con in testa la Filarmonica «Giuseppe Verdi» di Impruneta, raggiungerà attraverso via de’ Servi la piazza Santissima Annunziata, dove alle 21,45 ci sarà la benedizione della piazza e delle rificolone e i saluti delle autorità. Seguirà l’esecuzione di una laude mariana portoghese ad opera dei chitarristi Maria Bandini e Federico Viviani  e della solista Federica Galli. Avrà inizio poi la festa con canti e balli, presentata da Mario Monti e animata dalla «Firenze in festa band», durante la quale sarà consegnato il IV premio «Graziano Grazzini» alla rificolona artigianale più significativa presente in piazza. Anche quest’anno sono stati invitati l’arcivescovo di Firenze mons. Giuseppe Betori e il sindaco Matteo Renzi. Durante la festa resterà aperto il Santuario della Santissima Annunziata.

…….e ancora Firenze: Cristina Piazziniultima modifica: 2010-09-02T15:44:00+02:00da minobezzi1
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