Firenze: Gianfranco Zappettini

Gianfranco Zappettini
Firenze, Santo Ficara

Una pittura di riflessione, che s’interroga nell’istante stesso del suo farsi. Un pittore analitico aperto agli influssi del cambiamento. Questa la trama o, meglio, l’ordito di un nuovo confronto…

 

Con la formula Pittura Analitica s’intendeva, alla fine degli anni ’60, non già un atteggiamento d’analisi rivolto verso l’esterno, quanto una riflessione sulle possibilità ulteriori del dipingere, in contrasto con chi della pittura stessa preconizzava insistentemente la morte.
Gianfranco Zappettini (Genova, 1939; vive a Chiavari, Genova) fu esponente di spicco nel gruppo degli analitici e di esso condivise appieno la sistematicità; lo riprova il fatto che ad oggi l’artista non ha mutato direzione. Questo però non dia adito a equivoci, poiché coerenza non significa arroccamento, e se la sostanza della domanda è rimasta inalterata, ne sono comunque stati riformulati i termini.
Né si deve considerare l’interrogativo inattuale; se a ogni variazione dell’assetto sociale corrispondono nuovi dubbi sullo stato della pittura – cioè circa il suo senso e la sua possibilità all’interno di un sistema di consumi e automazioni progressive – significa che la questione non è stata ancora sanata.
In realtà fu lo stesso Zappettini, durante il primo periodo, a cercare di riqualificare il mezzo attraverso l’azzeramento dell’intervento artistico.
Velature successive di bianco, date con un rullo da imbianchino, s’accumulavano sul nero fino a raggiungere una soglia critica. A procedervi oltre si sarebbe avuta una superficie diafana e asettica, indistinguibile dal lavoro di un qualsiasi manovale. Fermandosi al suddetto punto, s’otteneva invece una gradazione liminare, capace di suscitare un interesse visivo e riflessivo.
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Firenze: Gianfranco Zappettiniultima modifica: 2009-06-30T09:00:14+02:00da minobezzi1
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